C'è un nuovo capitolo nell'inchiesta sui biglietti e gli abbonamenti dello "Juventus Stadium".

In commissione Antimafia c'è stato un duro colloquio tra il legale della società bianconera Luigi Chiappero e il presidente della commissione Rosy Bindi.

"Noi ammettiamo quanto ci viene contestato sulla gestione della vendita dei posti assegnati - ha detto l'avvocato - ma quello che non ci consente di andare dal procuratore federale (Giuseppe Pecoraro) per patteggiare è che nel deferimento c'è un'affermazione non vera".

Ossia il fatto che sia stata utilizzata la figura di Rocco Dominello, 'ndranghetista della cosca Bellocco-Pesce.

"Escludo che ci siano stati rapporti amicali tra Dominello e il presidente della Juve. Non c'è nulla che lo provi, se non una dichiarazione dello stesso Dominello, che tra l'altro è stato intercettato per due anni e mezzo e non c'è una sola telefonata riferibile ad Agnelli", ha continuato Chiappero.

La linea dell'avvocato, insomma, è chiara: ammette gli errori ma respinge qualsiasi ipotesi di rapporto della società bianconera con la malavita organizzata. Agnelli non conosceva Dominello, e se proprio lo conosceva, non sapeva chi fosse.

Ed è in quel momento che Rosi Bindi gli ha mostrato delle altre intercettazioni.

"Forse alcune carte non le ha l'avvocato, continua a dire che non ci sono stati rapporti ma da alcune carte emerge il contrario", ha detto la parlamentare.

Ci sarebbero infatti delle testimonianze rese da Dominello e due intercettazioni che aggraverebbero la posizione di Andrea Agnelli.

In una in particolare, il presidente della Juve a colloquio con il security manager Alessandro D'Angelo, direbbe: "Questo ha ucciso gente". Il "questo" in questione sarebbe Loris Grancini, capo ultrà bianconero.

Cosa che, secondo il procuratore federale Pecoraro, dimostrerebbe che Agnelli era a conoscenza della caratura criminale dei personaggi della curva juventina.

Il presidente della Juve sarà sentito entro aprile in commissione Antimafia.
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