Votazioni sbrigative, informazioni carenti, problemi di comunicazione. Sono alcune delle lamentele che arrivano dai rappresentanti dei circoli sardi in Italia nei confronti della Fasi, la federazione che raggruppa le associazioni.

Domenica è in programma a Milano il direttivo nazionale, che prevede all’ordine del giorno, tra gli altri, l’esame del bilancio consuntivo 2018, il preventivo 2019, i programmi delle attività della Fasi, la designazione dei componenti della Consulta dell’emigrazione. E la preoccupazione si fa sentire.

Soprattutto perché si teme che, "come accaduto in altre occasioni", spiega un presidente che non vuole esporsi semplicemente perché parla anche a nome di altri, "si voti per alzata di mano in modo veloce e senza la dovuta discussione".

Lo scontento nasce innanzitutto da un decreto dell’assessorato al Lavoro della Regione Sardegna, da cui dipendono le attività dei circoli, che risulta poco chiaro in alcuni suoi aspetti.

Per esempio per quanto riguarda "l’origine sarda" che deve essere indicata nel modulo di adesione firmato dal nuovo socio. È un requisito indispensabile? In questo caso, chiariscono alcuni presidenti, si tratterebbe di una limitazione della libertà individuale e segnerebbe un probabile contrasto con i principi della Costituzione italiana.

Altro tema è quello relativo al rinnovo delle cariche, disposto ogni tre anni. Nel decreto assessoriale si fa riferimento al fatto che "la carica di presidente non potrà essere ricoperta per più di tre mandati, salvo deroga per motivate ragioni". Questo limite, si chiedono le associazioni, riguarda il numero dei mandati consecutivi o quello massimo dei mandati che un presidente può ricoprire?

Non è cosa di poco conto, perché spesso il ricambio non è semplice, e in molte realtà è difficile trovare un sostituto.

Queste, unite ad altre, sono le osservazioni che i rappresentanti dei circoli - che hanno contattato Unionesarda.it per spiegare, in modo costruttivo, le loro ragioni mandandoci in visione i documenti relativi alle istanze riportate - vorrebbero venissero presentate alla riunione nazionale di domenica con l’intento di chiedere la revisione del decreto emanato dall’assessorato al Lavoro.

In generale il documento contiene le disposizioni che devono essere rispettate per ottenere i contributi regionali. Disposizioni che vanno dalla modulistica alle voci di spesa, dal funzionamento ai finanziamenti straordinari e che sono entrate in vigore il primo gennaio 2019.

Ma nonostante di esse si parli dal febbraio 2018 (anzi, anche prima, addirittura nei tre anni precedenti), sembra che i consultori italiani – che rappresentano i circoli – non abbiano informato le associazioni che, quindi, ne sono venute a conoscenza solo a cose fatte. "E invece - è l'obiezione - serviva come minimo un consiglio straordinario indetto dalla Fasi per discutere della bozza".

"Intanto nella riunione di un anno fa in Consulta erano presenti persone - ricorda qualche rappresentante dei circoli - che non dovevano esserci ma, anche ammettendo che potessero rimanervi, dal verbale risulta che hanno addirittura proposto dei provvedimenti. Primo fra tutti il fatto che l'esame stesso di quel decreto non si potesse fare per motivi di tempo. E in secondo luogo resta la modalità: un assessore che è in scadenza di mandato dovrebbe occuparsi dell'ordinaria amministrazione, non di provvedimenti che impattano in modo tanto forte nella vita delle associazioni", ribadiscono i presidenti "scontenti".

"Il nuovo assessore - è il loro augurio - potrebbe buttare via queste disposizioni e ricominciare da capo, operando in modo consono e nel rispetto del nostro ruolo".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)

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