Come previsto il governo Meloni ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge che blocca per 18 mesi la realizzazione di nuovi impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili ("Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio e dei beni paesaggistici e ambientali").

Per l'esecutivo la norma eccede le competenze proprie della Regione secondo lo Statuto e si pone in contrasto con la normativa statale ed europea, con la violazione degli articoli 3, 41 e 117 della Costituzione. Il Cdm chiede anche alla Consulta che si applichi immediatamente e in via cautelare la sospensione dell'articolo 3, il cuore della norma.

L'impugnazione della moratoria, che non lo è tecnicamente - come spesso ricordato dalla presidente Todde - perché andrebbe contro il decreto del Mase, era stata messa in conto dalla giunta: l'obiettivo è sempre stato quello di bloccare gli impianti in attesa di definire la mappa delle aree idonee che nelle intenzioni della maggioranza di campo largo sarà pronta entro breve, di certo prima che l'iter dell'impugnazione alla Consulta si concluda, e dunque farebbe decadere la norma impugnata.

«In queste settimane alcuni hanno giudicato la nostra una legge debole, che non bloccava nulla, inutile, un regalo agli speculatori, che il governo non prendeva neanche in considerazione. Avevamo ragione noi. Al contrario, infatti, la legge si è dimostrata efficace e di impatto, obbligando il Governo ad impugnarla chiedendone la sospensione immediata visti i tanti reclami ricevuti», ha commentato Todde.

Per la presidente il governo avrebbe dovuto, intanto, convocare la governatrice «come prevede lo Statuto sardo quando si trattano temi rilevanti per la Regione» e si stupisce che a chiedere l'impugnazione «siano state forze politiche - una soprattutto - che in Sardegna si schierano a parole contro la speculazione energetica, mentre a Roma lavorano a testa bassa contro gli interessi regionali», aggiunge riferendosi a Fratelli d’Italia: «In attesa che la Corte Costituzionale si esprima - aggiunge Todde -, il lavoro della giunta non si ferma. La mappa delle aree idonee dovrà essere consegnata entro 180 giorni a partire dal 3 luglio e noi stiamo già lavorando alla sua stesura. Stiamo creando un comitato interno e un ufficio del Piano che si occuperanno di redigere la legge con indicazioni specifiche per le aree idonee. E lo faremo coinvolgendo i territori, le comunità, i sindaci». Quindi un messaggio al governo: «La Sardegna - che piaccia o no - non accetterà di subire passivamente decisioni calate dall'alto».

(Unioneonline/D)

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