Nuova udienza a Roma del processo di revisione della condanna all’ergastolo inflitta al pastore Beniamino Zuncheddu e nuovo sit in organizzato da parenti e partito Radicale davanti alla Corte D’appello.

Oggi l’udienza è fondamentale: devono essere sentiti i tre testimoni principali, cioè il poliziotto Mario Uda (che si occupò delle indagini sul triplice delitto), Luigi Pinna (l’unico sopravvissuto dell’eccidio) e Daniela  Fadda, moglie del superstite.

Si parla della strage di Sinnai, tre persone uccise alle pendici del monte Serpeddì l’8 gennaio 1991 a Cuile is Coccus: il proprietario Gesuino Fadda, il figlio Giuseppe e il pastore Ignazio Pusceddu.

Azione motivata, secondo la sentenza definitiva, da liti con gli allevatori di Masone Scusa tra sconfinamenti di bestiame, pestaggi e vacche uccise. Il procedimento attuale è nato dalle intercettazioni di un colloquio che proprio la coppia aveva avuto in auto davanti al tribunale di Cagliari dopo la convocazione di Pinna nell’ufficio dell’allora pg Francesca Nanni: al centro del colloquio alcuni dubbi sul riconoscimento, da parte del ferito, di Zuncheddu quale responsabile degli omicidi.

Pinna appena soccorso disse di non aver potuto identificare il killer perché il suo volto era coperto da una calza da donna; poi dopo 40 giorni cambiò versione sostenendo di averlo visto e che si trattava proprio di Zuncheddu. Lo aveva riconosciuto grazie a una foto che gli era stata mostrata dal pm in fase di indagine, particolare finito al centro del nuovo approfondimento perché secondo l’avvocato Mauro Trogu (difensore di Zuncheddu) e la pg Nanni in realtà l’immagine gli era stata fatta vedere proprio da Uda prima del colloquio col pm. Iniziativa che, secondo Nanni, rendeva “falsa” la prova regina che aveva portato alla condanna all’ergastolo del pastore quale autore della strage. 

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