Botulino: tre morti, quattro indagati, due alimenti nel mirino. Tutto quello che sappiamo
Il punto della situazione all’indomani della morte di Roberta Pitzalis, con altre due vittime in Calabria e un ragazzino sardo ricoverato in gravissime condizioni a RomaNel riquadro Roberta Pitzalis
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Tre morti, venti persone ricoverate, alcune ancora in gravi condizioni. Due alimenti nel mirino e altrettante inchieste condotte dalle Procure di Cagliari e Cosenza.
L’allarme botulino, scattato un paio di settimane fa a Monserrato, si è esteso alla Calabria e negli ultimi due giorni, con le prime vittime, ha assunto i contorni di una vera a propria psicosi.
Le vittime
Ieri è morta Roberta Pitzalis, 38 anni. Aveva partecipato e mangiato alla Fiesta Latina di Monserrato. Ingegnere, lavorava come impiegata in una società del settore finanziario, originaria di Guasila, da tempo viveva nel centro alle porte di Cagliari. La prima ad essere ricoverata, da fine luglio era in Rianimazione al Brotzu. Condizioni gravi ma stabili, poi improvvise complicazioni, il trasferimento al Businco e il decesso.
Due le vittime del focolaio di intossicazioni che ha avuto come epicentro Diamante, località turistica sulla costa tirrenica cosentina. Luigi Di Sarno, un turista 52enne di Cercola (Napoli), dopo avere ingerito il panino al truck food, ha avvertito i primi malori ed ha deciso di andare nella clinica privata di Belvedere Marittimo, dove lo avrebbero invitato a rivolgersi a una struttura più attrezzata. Quindi è tornato nella casa dove trascorreva le vacanza ma non migliorando ha pensato di tornare in Campania. Lungo il viaggio le sue condizioni sono peggiorate ed i familiari hanno allertato il 118. È intervenuta anche l'eliambulanza ma Di Sarno è morto prima di arrivare all'ospedale di Lagonegro (Potenza).
L’altra vittima è una 45enne di Praia a Mare, anche lei ha accusato dei malori dopo avere consumato il pasto ed anche lei si è recata nella stessa clinica.
I ricoverati
Sono venti in totale, alcuni in gravi condizioni, altri già dimessi. Dodici in Calabria, otto in Sardegna. Nell’Isola anche un bambino di 11 anni trasferito al Gemelli di Roma: è il più grave, è stato sottoposto a un intervento di tracheostomia. Sta meglio, invece, la quattordicenne che era stata portata al Policlinico. Ora respira autonomamente, ma resta in Rianimazione. Nello stesso reparto è ancora intubata una sessantaduenne.
Gli alimenti nel mirino
A Monserrato è finita nel mirino la salsa guacamole usata per condire i tacos. In particolare due lotti di “polpa di avocado Metro Chef”, richiamati dal ministero della Salute per possibile presenza di tossina botulinica. Un ingrediente per la preparazione del guacamole proveniente dal Perù, che potrebbe essere alla base della catena di intossicazioni.
In Calabria tutte le persone intossicate avevano invece mangiato un panino con broccoli e salsiccia. Nel mirino qui sono finiti proprio i broccoletti, tanto che la procura di Paola ha disposto il sequestro immediato in tutta Italia del prodotto, dei broccoli sott’olio che sarebbero all’origine dell’intossicazione.
Le inchieste
A Cagliari unico indagato è Cristian Gustavo Vincenti, argentino da tempo residente a Torino, titolare del chiosco in cui sarebbero stati serviti gli alimenti contaminati. Con la morte di Roberta Pitzalis si è aggravata la sua posizione, il reato contestato è stato modificato da lesioni a omicidio colposo. Oggi il pm titolare del fascicolo, Giangiacomo Pilia, incaricherà il medico legale Matteo Nioi di effettuare l’autopsia sul corpo della 38enne. Reclutato un super esperto dell’Iss per esaminare i campioni di tacos e salsa guacamole sequestrati dal Nas e dagli ispettori della Asl a Porto Frailis, ad Arbatax, dove la carovana della Fiesta latina era approdata dopo la tappa monserratina.
Il procuratore di Paola Domenico Fiordalisi ha iscritto invece tre persone nel registro degli indagati con le ipotesi di reato, a vario titolo, di omicidio colposo, lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive. Si tratta del commerciante ambulante che avrebbe venduto il prodotto contaminato dal suo truck e i legali rappresentanti di due ditte che avrebbero fornito gli alimenti utilizzati per la preparazione dei prodotti venduti. I rilievi, sottolinea la Procura, indicano anche che il truck «stazionava per l'intera giornata sotto il sole, condizione che potrebbe aver favorito la proliferazione delle tossine botuliniche in prodotti deperibili, soprattutto se non adeguatamente conservati». Focus anche sulla clinica privata di Belvedere Marittimo, in cui le vittime si erano recate dopo i primi sintomi ma, pare, non hanno ricevuto cure. Una mancata tempestiva diagnosi che ha aggravato il decorso clinico.
(Unioneonline)