Chantal Ruggeri, ragioniera 25 anni, conosce molto bene la crisi che sta travolgendo da decenni la pastorizia anche a Sinnai. Spesso va nell’ovile del padre Pietro, 61 anni, aiutando anche nella mungitura. «Conosco bene i sacrifici che fa il pastore, la crisi del settore, nell’ovile di mio padre sono di casa. Il mio futuro? Vorrei costruirlo seguendo proprio l’attività di mio padre, magari legando il gregge ad una attività centrale come l’agriturismo. Credo molto in questa scelta. Babbo pure, tanto che è pronto ad appoggiarmi. Io ci credo. Un futuro che vorrei costruire con mia sorella più grande e con mio fratello più piccolo che studia all’Agrario».

Oggi Chantal il suo futuro lo sogna così: «Ma questo è più di un sogno», dice, «la campagna e le pecore fanno già parte di questa mia sfida: vado a mungere senza mettermi alcun problema. D’altronde in Sardegna ci sono già tantissime donne che seguono sul campo piccole e medie aziende. E lo fanno anche con successo. Ecco, allevare il bestiame, farlo nella pratica, bene si integra con l’agriturismo. Una sfida da vincere, contando inizialmente sull’appoggio di mio padre che fa il pastore da sempre».

La venticinquenne  non si preoccupa neppure della crisi che sta travolgendo il settore agro pastorale. Una crisi che parte da lontano. I tempi in cui i patrimonio zootecnico sfiorava i 50mila capi sono lontani anni luce.

Pietro Ruggeri
Pietro Ruggeri
Pietro Ruggeri

Oggi la consistenza zootecnica a Sinnai è di appena 6mila capi di bestiame, comprese le greggi con i pascoli a Tasonis e Solanas. «Siamo rimasti davvero in pochi», dice Pietro Ruggeri, «gli  Spina, i Frigau, Mosè Farci, Emiliano Saddi, i Sanna e pochi altri. Ho paura che saremo sempre di meno: fare l’allevatore oggi non dà sicurezza. I costi di produzione crescono a dismisura, quello del latte quest’anno è sceso da 1,50 a 1,30 euro a litro. Mia figlia vuole seguire la mia strada con l’agriturismo? Io ci sto. Perché noi non abbiamo paura dei sacrifici e anche perché bisogna credere nei figli e nei giovani».

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