Sedici anni di reclusione ai due giovani, un ragazzo e una ragazza che all'epoca dei fatti avevano 17 e 16 anni, accusati di aver partecipato all'omicidio di Manuel Careddu, il 18enne di Macomer massacrato sulle rive del lago Omodeo per qualche centinaio di euro di hashish di cui pretendeva il pagamento.

Lo ha deciso la giudice del Tribunale per i minori Michela Capone, dopo oltre quattro ore di camera di consiglio, al termine del processo celebrato con rito abbreviato e a porte chiuse. I due sono stati condannati per omicidio volontario premeditato e soppressione di cadavere: a loro non è contestata l'esecuzione materiale del delitto, ma avrebbero partecipato alla progettazione dello stesso.

La Procura aveva chiesto 18 anni per entrambi: le attenuanti generiche hanno portato allo sconto di due anni rispetto alla pena minima prevista per l'omicidio premeditato.

Riprende domani nel Tribunale di Oristano il processo con rito abbreviato ai danni dei tre maggiorenni, tutti tra i 19 e i 20 anni: Christian Fodde, fidanzato della minore oggi condannata, Riccardo Carta e Matteo Sanna.

MAMMA FABIOLA - "Sono molto delusa, sedici anni sono pochi, ma almeno quelli li faranno". Sono le parole di Fabiola Balardi, uscita dal tribunale con un viso terreo. Con lei presente in aula anche la sorella, e zia della vittima, che ha urlato tutta la sua disperazione per una pena che ritiene troppo lieve.

"È comunque importante che sia stata accertata la nostra ricostruzione dei fatti e quella dell'accusa: questa sentenza certifica quanto accaduto, a differenza delle tesi alternative proposte dalle difese. Siamo un po' delusi perché sul piano sanzionatorio ci aspettavamo almeno i 18 anni chiesti dalla procura, ora aspettiamo le motivazioni per decidere come muoverci", ha detto l'avvocato della famiglia di Manuel, Luciano Rubattu.

LA MINORE CONDANNATA FA RICORSO - La madre della ragazzina condannata è rimasta ore chiusa in uno stanzino, separata dai familiari della vittima. Non ha rilasciato dichiarazioni, l'avvocato Giancarlo Frongia invece ha subito annunciato il ricorso: "Abbiamo ottenuto meno del minimo, ma ora leggeremo le motivazioni e di sicuro, almeno per quanto mi riguarda, andremo in appello: riteniamo di poter dimostrare che per il mio assistito non ci fosse premeditazione". A nulla sono servite le scuse della minorenne alla famiglia di Manuel, la procuratrice d'altronde durante la requisitoria aveva sottolineato: "Se non ci fosse stata lei e quel suo debito di poche centinaia di euro per una partita di droghe leggere, il diciottenne sarebbe ancora vivo".

(Unioneonline/L)
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