Evasione di Raduano, 14 a giudizio immediato: anche l’agente che gli fornì il telefonino
Tra gli indagati un allevatore di Orune, il primo che il boss pugliese contattò dalla cantina in cui si era rifugiatoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Giudizio immediato per i 14 indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla clamorosa evasione di Marco Raduano, il boss pugliese fuggito dal carcere di Badu’e Carros il 24 febbraio del 2023 che dopo la cattura ha parlato con gli inquirenti, diventando collaboratore di giustizia. Indicando nomi, luoghi e circostanze che lo hanno favorito nella fuga e nella latitanza.
Il processo inizierà il 9 luglio davanti ai giudici del Tribunale di Nuoro. A sostenere l’accusa i pm della Dda Danilo Tronci ed Emanuele Secci. Le imputazioni sono, a vario titolo, di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’agevolazione mafiosa e detenzione di armi. All’interrogatorio di garanzia dopo gli arresti si erano tutti avvalsi della facoltà di non rispondere.
Sotto accusa c’è anche Salvatore Deledda, l’agente di polizia penitenziaria di Siniscola che avrebbe fornito il telefonino con cui Raduano, una volta evaso, ha contattato la rete di complici. A giudizio anche l’allevatore di Orune Antonio Mangia. Sarebbe stato lui il primo ad essere contattato dalla cantina di via Sassu a Nuoro dove Raduano si era dovuto rifugiare perché l’auto che doveva effettuare il “prelievo” era stata controllata dalla polizia.
Gli altri imputati sono Massimiliano Demontis, 47, di Sant’Antonio di Gallura, e gli allevatori di Padru Elio e Mauro Gusino di 59 e 32 anni, il nipote Antonio di 39, Pietro AntonioTolu, 51, e il bittese Martino Contu, 54. A difederli gli avvocati Giancarmelo Serra, Francesco Marongiu, Erika Dessì, Roberto Corrias, Giuseppe Talanas, Potito Flagella, Agostinangelo Marras, Sergio Milia, Ivano Iai, Giampaolo Murrighile, Stefano Stochino e Gianluca Aste.