Da Momotti all’Accabadora, tra le leggende della Sardegna esistono molti racconti popolari “neri”, con protagonisti spiriti maligni e personaggi malvagi e inquietanti.

Tra questi c’è anche Sa Stria. Si tratta di un vero e proprio uccello del malaugurio, la cui origine affonda le radici addirittura nell’epoca romana. 

Nell’immaginario popolare del mondo latino esisteva infatti lo Strix, uccello malvagio che aveva fama di nutrirsi di sangue umano. E non a caso dalla parola strix deriverebbe il termine “strega”

Nel folklore sardo Sa Stria è generalmente “raccontato” con le fattezze di rapace notturno (una civetta, un gufo o un barbagianni).

Oltre a portare sfortuna a chiunque abbia la fortuna di avvistarla, Sa Stria, dicono le antiche storie, sarebbe anche una minaccia per i bambini: l’uccello malvagio darebbe infatti costantemente la caccia a pargoli e neonati, con lo scopo di ghermirli e portarli via, per poi cibarsene. 

L’origine della leggenda trarrebbe “spiegazione” dalla necessità di spiegare le morti in culla o le improvvise scomparse di bimbi. 

La tradizione offre anche possibili rimedi e antidoti per scacciare la malasorte portata da Sa Stria: ad esempio, per tenere lontani i suoi artigli malefici sarebbe sufficiente bruciare alcune piume di rapace

(Unioneonline/l.f.)

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