La macchina del governo Conte nato dopo le elezioni del 4 marzo 2018 continua a viaggiare, nonostante lo scetticismo delle opposizioni. Ma il percorso, sinora, è stato tutt’altro che semplice, netto e lineare.

In questi otto mesi, improvvise accelerazioni sono infatti andate di pari passo con brusche frenate, decise sterzate (soprattutto a destra) e anche clamorosi dietrofront.

Tanto che il viaggio dell’esecutivo giallo-verde è costantemente accompagnato dal dubbio, covato non solo dalla minoranza, ma anche dall’Europa, dai mercati e persino da larga parte degli elettori, che prima o poi l’automobile a doppio volante Lega-Movimento 5 Stelle possa a un certo punto della corsa fermarsi definitivamente, senza più possibilità di rinnovare il tagliando (leggasi: contratto).

Giuseppe Conte con Mattarella, dopo aver ricevuto l'incarico (Ansa)
Giuseppe Conte con Mattarella, dopo aver ricevuto l'incarico (Ansa)
Giuseppe Conte con Mattarella, dopo aver ricevuto l'incarico (Ansa)

I DECRETI "BANDIERA" - E sì che dopo il giuramento di giugno 2018, l’andatura è parsa da subito spedita.

Prima preoccupazione, per le due anime dell’esecutivo, è stata portare a casa un "provvedimento bandiera" ciascuna, per dare al proprio elettorato di riferimento un segnale che i "faremo" della campagna elettorale potessero essere facilmente trasformati in "visto? l'abbiamo fatto".

Ecco allora il Decreto Dignità (lotta alla precarietà, contrasto alle delocalizzazioni e lotta al gioco d’azzardo) targato M5S e il Decreto Sicurezza (abolizione della protezione umanitaria, stretta sulle richieste di asilo, fondi per i rimpatri) griffato Lega.

Di Maio sul balcone dopo l'ok al decreto Dignità (Ansa)
Di Maio sul balcone dopo l'ok al decreto Dignità (Ansa)
Di Maio sul balcone dopo l'ok al decreto Dignità (Ansa)

Quanto basta per dare al vicepremier Luigi Di Maio la possibilità di affacciarsi al balcone per annunciare "Abbiamo abolito la povertà" e al vicepremier Matteo Salvini di sentenziare via social "Basta invasione".

In mezzo, altri provvedimenti "spot", dalla proposta di legge per la legittima difesa al taglio dei vitalizi passando per il colpo di spugna sull’Air Force Renzi.

IL PONTE MORANDI - Ad agosto il primo imprevisto: il tragico crollo del ponte Morandi di Genova, altra occasione per accelerare e dimostrare - con la ricostruzione e con la proclamata riforma del sistema delle concessioni - che "il governo c’è e non è affatto come i precedenti".

Toninelli intervistato sotto il ponte Morandi (Ansa)
Toninelli intervistato sotto il ponte Morandi (Ansa)
Toninelli intervistato sotto il ponte Morandi (Ansa)

IL CASO DICIOTTI - A fine estate, poi, il motore del bolide viene spinto al massimo.

Succede in politica estera, in tema di immigrazione. E guida Salvini: stop agli sbarchi di migranti, porti chiusi alle navi che soccorrono i migranti nel Mediterraneo. Quelle delle ong, ma anche a quelle della Marina Militare. Come la Diciotti, che a settembre 2018 viene tenuta ferma, bloccata davanti alle coste siciliane con 177 persone a bordo.

Risultato: un aspro braccio di ferro con l’Europa - e con la Francia in particolare, accusata di fomentare l’immigrazione che poi l'Italia si trova a gestire/subire - e un'inchiesta che porta la Procura di Catania a indagare il ministro dell’Interno per sequestro di persona.

Un migrante sulla nave Diciotti (Ansa)
Un migrante sulla nave Diciotti (Ansa)
Un migrante sulla nave Diciotti (Ansa)

I DIETROFRONT- Mollare un po’? Niente affatto: si continua correre.

Ma pigiando troppo sull’acceleratore, si sa, sorpassare il limite è un attimo. E se il motore viene messo a dura prova, inevitabilmente arrivano i problemi. Le inchiodate. E le retromarce.

Una lunga serie, rispetto alle promesse elettorali.

Ad accusare il colpo, soprattutto il Movimento 5 Stelle. Costretto a giustificare alla propria base, spinosi dietrofront rispetto a quanto promesso in campagna elettorale.

Di Maio, Salvini, Conte (Ansa)
Di Maio, Salvini, Conte (Ansa)
Di Maio, Salvini, Conte (Ansa)

"No al gasdotto Tap". Invece, il gasdotto si farà, "perché non c’eravamo accorti delle penali".

"Mai decreti Salvabanche". Invece, la Carige viene salvata.

"Obbligo vaccinale da ridiscutere": obbligo vaccinale confermato. E così l'accordo Ilva, gli F-35, i famigerati 80 euro del nemico Renzi.

E la macchina s'inceppa, decelera, mettendo il M5S in difficoltà e facendo gongolare Salvini che sale nei sondaggi.

LA LEGGE DI BILANCIO - La prova più dura per l'esecutivo arriva a Natale, con la Legge di Bilancio. Una vera e propria sfida al limite di velocità (il tetto deficit/Pil) imposto da Bruxelles, che la maggioranza giallo-verde vuole far salire al 2,9%, per portare a casa altri provvedimenti simbolo: il reddito di cittadinanza e, per quanto riguarda la pensioni, la fatidica Quota 100.

Conte con il presidente della Commissione Ue Juncker (Ansa)
Conte con il presidente della Commissione Ue Juncker (Ansa)
Conte con il presidente della Commissione Ue Juncker (Ansa)

Il braccio di ferro si conclude, dopo proclami e minacce, con un sostanziale compromesso al ribasso (per l’Italia). L'Ue concede solo uno minimo sforamento oltre quota 2%. Il governo accetta in extremis, il Parlamento vota al buio e si ottiene il minimo sindacale. Quel che basta per mettere in piedi Reddito e Quota 100, ma ridimensionati, tenendosi comunque addosso gli occhi (scettici) della Commissione Ue e delle agenzie di rating.

LA TAV DELLA DISCORDIA - Conte, Di Maio e Salvini, però, cantano vittoria. Di nuovo, accelerano. E, puntualmente, sono costretti a frenare.

Arriva infatti il momento di fare i conti con uno dei dossier che vedono M5S e Lega agli antipodi: quello della Tav. Salvini e co. sono favorevoli, i pentastellati assolutamente no.

Si prende tempo commissionando un’analisi costi benefici, ma l’ennesima promessa a 5 stelle messa in discussione mette ancora una volta in cattiva luce Di Maio e co.

Salvini in tv per parlare della Tav (Ansa)
Salvini in tv per parlare della Tav (Ansa)
Salvini in tv per parlare della Tav (Ansa)

L'IMMUNITÀ A SALVINI - E siamo al 2019. Con Salvini che ha ormai invertito l'inerzia che caratterizzava l'alleanza. È la sua Lega, ormai, che detta l'andatura. Tanto che quando arriva la richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti per il caso Diciotti il numero uno del Carroccio riesce a farsi salvare dai pentastellati, costretti all’ennesima abiura, in questo caso al dogma del "no all’immunità", liquidato, non senza polemiche, tramite votazione online.

Protesta dei senatori Pd dopo il voto contrario all'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini (Ansa)
Protesta dei senatori Pd dopo il voto contrario all'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini (Ansa)
Protesta dei senatori Pd dopo il voto contrario all'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini (Ansa)

LE REGIONALI - Così Salvini passa nuovamente all’incasso. Non solo: inizia a sperimentare altre strade, tornando addirittura alle origini. In occasione della regionali in Abruzzo e in Sardegna si riavvicina infatti a Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, proprio contro l'alleato a 5 Stelle.

E il centrodestra riunito centra la doppietta, mentre il Movimento perde drasticamente consensi.

Salvini, Meloni e Berlusconi con Christian Solinas, candidato governaro del centrodestra (Ansa)
Salvini, Meloni e Berlusconi con Christian Solinas, candidato governaro del centrodestra (Ansa)
Salvini, Meloni e Berlusconi con Christian Solinas, candidato governaro del centrodestra (Ansa)

IL FUTURO - "Per il governo nulla cambia", si affretta ad assicurare Conte, chiamato, come sempre, a fare da cuscinetto tra le due anime dell'esecutivo.

Poi convoca un nuova sosta ai box, per l'ennesimo rifornimento di benzina, in attesa di tornare ad affrontare gli ostacoli, sempre incombenti.

E che ostacoli: la resa dei conti finale sulla Tav, le prime indicazioni sui reali effetti della manovra (sarà davvero "boom economico"?), il voto in Basilicata e, soprattutto, le elezioni europee.

Il governo partorito, con dolore, è sicuro di poterli aggirare tutti.

La sensazione, però, è che, nonostante i due volanti e i due piloti, nell'unico serbatoio (quello dei consensi) della macchina giallo-verde il carburante non sia sufficiente per tutti.

Luigi Barnaba Frigoli

(Unioneonline)
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