È stata una settimana surreale per Milano. E la città, nel secondo weekend da quando è esploso l'allarme coronavirus in Italia, si sta riprendendo a fatica.

Mascherine in giro non se ne vedono più, ma i turisti sono ancora pochi, e i bar deserti. Sono i commercianti quelli che hanno pagato il prezzo più caro, con l'ordinanza che ha imposto per qualche giorno di abbassare le serrande dalle 18 alle 6 del mattino, una vera mazzata per la città famosa per l'happy hour. Caffetterie e ristoranti (per non parlare di cinema e musei, completamente chiusi) sono pronti a chiudere il bilancio degli ultimi giorni con un consistente e drammatico segno meno, senza troppe speranze di recuperare nel fine settimana.

"La gente ha ancora paura - dice Vincenzo, titolare di un bar in una zona frequentatissima a Milano, corso Buenos Aires -. Stiamo soffrendo tantissimo. Noi buttiamo tutta la merce ogni giorno. Spero che lo Stato abbia un occhio di riguardo per noi commercianti e che da lunedì riprenda tutto come prima perché ne abbiamo davvero bisogno".

Quando è scattata l'ordinanza sulla chiusura dei bar alle 18, revocata solo due giorni fa: "L'ho presa malissimo, per noi è stato un grande danno e sarà complicato riprendersi. Ma la fiducia c'è".

John, titolare di un chioschetto in corso Vittorio Emanuele (foto L'Unione Sarda - D'Errico)
John, titolare di un chioschetto in corso Vittorio Emanuele (foto L'Unione Sarda - D'Errico)
John, titolare di un chioschetto in corso Vittorio Emanuele (foto L'Unione Sarda - D'Errico)

John, tratti orientali e pesante accento milanese, gestisce un chiosco proprio a due passi dal Duomo e ha riaperto oggi: "Abbiamo deciso di chiudere lunedì, perché tanto era tutto fermo ed era inutile aprire. Oggi la strada sembra purtroppo ancora deserta. Bisognerà aspettare ancora un po'".

Più sorridente ma non meno preoccupato Alessandro, che vende souvenir di fronte alla cattedrale milanese: "I turisti sono pochissimi, diminuiscono sempre di più. A inizio settimana paradossalmente ce n'erano ancora tanti, magari quelli che erano già a Milano prima che scoppiasse il caso".

Adesso invece, le disdette si stanno moltiplicando: Arabia Saudita, Olanda, Australia, Serbia, Israele, Croazia e Irlanda hanno sconsigliato o vietato ai propri cittadini di recarsi in Italia. E gli Stati Uniti hanno innalzato l'allerta da uno a due (su una scala di tre) per i viaggiatori per e dall'Italia.

Il parco di Porta Venezia a Milano (foto L'Unione Sarda - D'Errico)
Il parco di Porta Venezia a Milano (foto L'Unione Sarda - D'Errico)
Il parco di Porta Venezia a Milano (foto L'Unione Sarda - D'Errico)

Nessuna pietà per il presidente della Regione Attilio Fontana, che si è messo la mascherina in diretta quando ha scoperto che una sua strettissima collaboratrice è risultata positiva al Covid-19.

"Una scenetta che ha solo peggiorato la situazione", commenta Alessandro.

Ben più caustico il signor Donato, cameriere di un ristorante in piazza San Babila: "Fontana e la mascherina sui social? Una presa per il c**o. Tra poco vado in pensione, sono 40 anni che faccio questo mestiere e posso dire che in tutta la mia vita non ho mai visto nulla del genere. Milano si sta risvegliando? Nel senso che le persone si sono alzate stamattina dal letto, ecco in che senso".

Qualche segnale però c'è, e lo racconta Vanessa, commessa in una parafarmacia: "Finalmente le mie colleghe hanno lasciato le mascherine a casa. E ho visto i clienti sorridere. Spero che la situazione torni presto sotto controllo e che si possa imparare una lezione: che lavarsi le mani più spesso, starnutire nell'incavo del gomito e preoccuparsi di più degli anziani sono pratiche di civiltà. A prescindere".

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