Come stanno affrontando l'emergenza coronavirus negli altri Paesi?

Le modalità variano, da nazione a nazione, a seconda del livello di emergenza raggiunto.

In Cina è stato imposto l'isolamento totale di intere province e città con milioni di abitanti, come quella dell'Hubei, dove sorge la città di Wuhan, primissimo focolaio dell'epidemia.

In Corea del Sud, il Paese con il più alto numero di casi (oltre 830 al momento) al di fuori della Cina, le autorità hanno innalzato il livello di allarme sanitario al massimo grado, quello "rosso", che consente il blocco degli arrivi dai Paesi a rischio, la sospensione dei trasporti e l'isolamento di intere città.

Seul al momento non ha bloccato i voli con la Cina, ma impone ai viaggiatori provenienti da quel Paese di tenersi in costante contatto con le autorità sanitarie nei 14 giorni successivi all'ingresso.

Ingressi dalla Cina bloccati anche in Giappone, ma solamente per i voli provenienti dall'Hubei. Alla popolazione le autorità hanno consigliato di rimanere a casa in presenza di sintomi influenzali particolarmente gravi e sospetti.

Negli Stati Uniti proseguono i controlli negli aeroporti ed è vietato l'ingresso a tutte le persone che

negli ultimi 14 giorni siano state nella Cina continentale. Per i cittadini Usa che tornano dalle aree a rischio è invece prevista una quarantena di 14 giorni a casa, sotto stretto controllo delle autorità sanitarie.

Quarantene per i viaggiatori a rischio sono state istituite anche in molti altri Paesi, come la Gran Bretagna.

Le principali nazioni europee, come Francia, Spagna e Germania, pur avendo previsto protocolli in caso di infezione, non hanno bloccato il traffico aere da e verso la Cina, come fatto, invece, sin dall'inizio dell'allarme, dall'Italia.

(Unioneonline/l.f.)
© Riproduzione riservata