Vizi formali e procedurali che possono aver limitato le possibilità di difesa.

Su questi presupposti si basa la decisione del Tribunale del Riesame che ha annullato l'ordinanza del Gip per l'interdizione dai pubblici uffici di Maria Giovanna Porcu, l'ex commissaria della Asl 5 coinvolta nell'inchiesta Ippocrate sulle presunte assunzioni pilotate alla Asl.

Un provvedimento che i difensori, gli avvocati Guido Manca Bitti e Carlo Figus, hanno impugnato sollevando motivi di legittimità. E il collegio del Riesame, presieduto da Tiziana Marogna, ha dato piena ragione alla difesa sostenendo che si tratta di "un appello fondato".

I giudici ricordano che l'interrogatorio previsto prima dell'applicazione dell'interdizione dai pubblici uffici è una norma di garanzia e deve essere preceduto dal deposito di tutti gli atti di indagine per consentire all'indagato di pianificare la strategia difensiva. Altrimenti il provvedimento è nullo.

Nel caso di Maria Giovanna Porcu, prima dell'interrogatorio non sono stati depositati tutti gli atti perciò secondo i giudici ci sarebbe stata una lesione del diritto a difesa dell'indagata e "l’ordinanza è nulla per la mancata ostensione degli atti di indagine". Non solo: non sono stati forniti nemmeno gli atti successivi sia alla richiesta di misura che all'interrogatorio.

Nei giorni scorsi la Gip Annie Cecile Pinello ha respinto la richiesta di revoca dei domiciliari per Antonio Succu, sindaco di Macomer (ora sospeso).

Tra i motivi per cui la Gip ritiene necessaria la misura c'è anche il silenzio di Succu (difeso da Manca Bitti e Luciano Rubattu) all'interrogatorio di garanzia che, secondo la giudice, indicherebbe la volontà di non tagliare i legami con le altre persone coinvolte nell'inchiesta.
© Riproduzione riservata