Una storia agghiacciante, raccontata nell'ordinanza di arresto firmata dal gip di Tempio, Caterina Interlandi. Una storia che ha scosso profondamente anche i magistrati e i Carabinieri.

È la seconda tranche dell'indagine sulla segregazione e sulle terribili punizioni inflitte a un ragazzino arzachenese di 11 anni. Secondo i pm della Procura di Tempio, la regista degli abusi, dei maltrattamenti, delle umiliazioni subiti dal bambino, è una zia, una donna di 35 anni, nata e residente a Olbia, casalinga.

È lei, stando alle indagini condotte dai Carabinieri, ad avere indicato ai genitori del piccolo (padre e madre del minore sono agli arresti domiciliari da mesi) le modalità delle punizioni e, più in generale, del trattamento disumano e degradante riservato per anni alla presunta vittima, e per questa ragione è stata arrestata e trasferita nel carcere di Bancali.

Si parla di punizioni corporali, segregazione in una stanza buia, privazione di cibo e acqua. Il bambino sarebbe stato spaventato con voci registrate sullo smartphone che gli "promettevano" punizioni di demoni dell'Inferno e altre deliranti castighi.

I Carabinieri, coordinati dal colonnello Davide Crapa e dal comandante della Stazione di Arzachena, Antonio Costantini, hanno basato il nuovo filone delle indagini sul contenuto della memoria dello smartphone dell'indagata, che contiene registrazioni di numerose conversazioni.

Hanno lavorato sul caso, oltre al procuratore Gregorio Capasso, i pm Luciano Tarditi e Laura Bassani. Il difensore della donna, il penalista Angelo Merlini, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
© Riproduzione riservata