1 dicembre 1970: il Parlamento approva la legge sul divorzio. Primo dicembre 2020, cinquant'anni dopo, gli italiani celebrano ancora l'anniversario della 898, una delle più importanti conquiste civili del Paese. Conquista che spianò la strada a molte altre rivendicazioni, tutte molto combattute e sfociate in altrettante leggi dello Stato, come la 194 (l'aborto, 1978), al centro anche questa di storiche battaglie vinte sotto l'egida dei Radicali e del leader Marco Pannella. Diritti conquistati grazie all'attivismo dei movimenti femminili, per le donne e per l'intera società, e a costo di sollevazioni popolari. Con un unico obiettivo: una legge che cancellasse l'indissolubilità del matrimonio, vincolo invece rivendicato dal mondo cattolico, almeno in quegli anni. Gli Anni '70, anni del femminismo (ma anche delle violenza politica e delle stragi), introducono i cambiamenti rivoluzionando un trentennio, 1987-2017, fino ad arrivare al divorzio breve (prima erano necessari cinque anni di separazione obbligatoria tra i coniugi per poterlo chiedere) che ha semplificato la procedura nel 2014 stabilendo un anno di separazione o sei mesi se consensuale. Da non dimenticare i tentativi che, da allora a oggi, ci sono stati per abrogare la legge, che mai ha goduto del giudizio unanime dei partiti, in primis quello di maggioranza, la Democrazia cristiana (guidata da Amintore Fanfani) da cui partirà il movimento antidivorzista che poi diede vita al referendum abrogativo della 898, nel 1974: vincono i no, questa era la volontà del popolo italiano. E anche questa è una data storica, che fa da apripista ad altre conquiste: nel 1975 viene riformato il codice civile sul diritto di famiglia che riconosce piena parità tra i coniugi.

È evidente l'impatto creato dai divorzi sulla società che, con lo scioglimento del matrimonio, apre le porte alla costituzione di nuove famiglie, allargate e ricomposte in un assetto diverso. A oggi, solo due Paesi al mondo, le Filippine e Città del Vaticano, non possiedono una procedura civile che disciplini l'istituto giuridico. Dunque, il primo dicembre 1970, il divorzio diventa legale in Italia, anche se le contestazioni risorgono di tanto in tanto, come in occasione della riforma del diritto di famiglia. L'Unione Sarda, in prima pagina, titola così: "Da oggi anche in Italia è possibile il divorzio".

La cronaca di quella lunga maratona notturna racconta il voto avvenuto alla Camera: all'una e un quarto di stamane (1 dicembre) i deputati avevano approvato tutti i dodici articoli della legge Fortuna-Baslini. Mancava ancora solo il voto sul provvedimento nel suo complesso ma a questo punto - si legge sul quotidiano - si escludono sorprese sull'esito data la maggioranza registrata a favore dei singoli articoli in tutte e dodici le votazioni preliminari. Un progetto, ricorda il cronista, che giunge in porto dopo cinque anni di travagliate vicende parlamentari e politiche. Le reazioni non si sono fatte attendere all'indomani del sì che fa diventare il divorzio legge di Stato, alle 5,40 del primo dicembre 1970, con 319 sì e 286 no. Una volta firmata dal presidente Saragat ecco che i destinatari della legge (all'epoca un milione di separati) si chiedono quando verranno pronunciate le prime sentenze di divorzio e i gruppi contro non perdono tempo e assumono le prime iniziative per contrastarne il cammino, mentre le forze politiche riflettono sul risultato del lungo dibattito. Ancora una volta L'Unione Sarda è testimone storico di quegli anni. Nell'articolo firmato da Arturo Clavuot si legge che le separazioni legali sancite dai tribunali raggiungono quota 148.763 ma a queste bisogna aggiungere tutte le separazioni di fatto che sarebbero state quattro volte in più. Pagine di storia, sulle quali si continua a disputare. Ecco perché l'appello lanciato dalla presidente nazionale del Centro italiano femminile Renata Natili ha ancora un senso profondo: "Si trattava di una delle più importanti conquiste civili del nostro Paese".

Eppure, nonostante le relazioni familiari siano oggi del tutto cambiate, la presidente del Cif dice, in una delle interviste riportate dai giornali: "Siamo ancora all'anno zero per quanto riguarda il sostegno alle coppie durante i momenti di difficoltà, per aiutarle a non separarsi, poiché la stabilità della coppia nel matrimonio è una risorsa insostituibile soprattutto per i minori". E' certamente questa l'aspirazione di tutti: continuare a vivere insieme, imparando a superare gli ostacoli. Ma non sempre questo è possibile. Una realtà che il legislatore non ha potuto ignorare, così come le altre, oggi normate, in difesa dei diritti civili. Si guarda avanti, rispettando convivenze di fatto e unioni civili, regolate in modo simile ai matrimoni, una delle ultime conquiste dei nostri tempi.
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