Alzi la mano chi non teme di viaggiare nell'era del coronavirus. "Tutti giustamente si preoccupano. Quest'angoscia è la molla che ci ha spinto ad inventare il Covid traveller. Si sostituisce agli imprenditori e prende su di sé tutti i pericoli di contrarre il virus", spiega Alessandra Meazzo, 34 anni, amministratrice delegata della Kominike. La società ha sede a Castelfranco Veneto, provincia di Treviso. In quest'angolo operoso del Veneto è stata messa a punto la strategia descritta nel sito www.covidtraveller.it. Il risultato è una specie di controfigura per i viaggi di lavoro ad altissimo rischio di contagio che "si ispira a quella del responsabile Covid nelle aziende più grandi, anche se la carica innovativa è legata soprattutto all'assunzione del rischio di prendere il virus viaggiando per affari". Una professione sbocciata in piena crisi, figlia della paura planetaria della pandemia. Spiega la manager: "A chi si avvale dei nostri servizi offriamo la garanzia di eliminare l'impiccio dell'eventuale quarantena senza perdere neppure un'ora di lavoro".

Le richieste Tante e assortite, garantisce Meazzo: "Abbiamo riconsegnato alcuni quadri a Tarragona; supervisionato una linea di produzione in Albania; portato documenti originali da una regione italiana ad un'altra. L'idea era in incubazione da qualche mese. Volevamo offrire un servizio alle imprese in un momento particolarmente difficile". Il pioniere Stefano Longhi, 43 anni, è stato il primo a consegnare il suo volto e un messaggio choc al web. In un video assicurava: "Scaricherò gli imprenditori dalla responsabilità di viaggiare e rischierò la mia vita per loro". Non solo: "Ho visto tanta paura nelle persone. Mi sono chiesto come potessi essere utile al mondo delle imprese visto il rischio che molte aziende chiudessero. Dopo il lockdown, molti viaggiatori sono andati all'estero per lavoro, hanno preso il Covid e, una volta tornati, sono stati costretti alla quarantena. Già le cose erano difficili prima della pandemia ma questo nuovo problema rischiava di dare la mazzata definitiva. Ho provato ad aiutare le persone che, per il timore di essere contagiate, hanno paura di allontanarsi dalla propria città - non solo per una vacanza ma soprattutto per affari - e di prendere il virus o di rimanere in quarantena in un Paese straniero. Sono andato in soccorso delle persone che hanno paura di rientrare in Italia con il Covid perché rischiano di contagiare le loro famiglie, i dipendenti o i colleghi". La conclusione puntava dritto al cuore degli affari: "Per queste paure possono venir meno importanti opportunità di lavoro e di business e io voglio sostituirmi a chi viaggia per lavoro, muovermi per le aziende in base alle destinazioni richieste senza nessun limite né preoccupazioni. Mi assumerò la responsabilità di viaggiare per gli imprenditori e rischierò la vita perché non ho limiti: in qualsiasi Paese mi si voglia mandare io sono disponibile".

L'evoluzione La spiega Alessandra Meazzo: "Il primo volto usato per promuovere la nostra idea è stato quello di De Longhi. Oggi abbiamo una squadra composta da una decina di Covid traveller. Hanno un'età media di 40 anni, soprattutto ex piloti, impiegati specializzati nel settore commerciale". Ogni incarico fa storia a sé, soprattutto per i costi. Meazzo offre solo un dettaglio: "Il costo è proporzionale al rischio di contrarre il virus. Quanto proporzionale? Posso dire che per consegne sotto i cinquecento chilometri si spendono cinquecento euro". La prospettiva È legata a doppio filo alla durata della pandemia: "Oggi il nostro obiettivo è rendere meno complicata la vita agli imprenditori. Il resto si vedrà più avanti". Tradotto: un lavoro nato sotto la sferzata quotidiana dei contagi potrebbe sparire col ritorno alla normalità. Oppure no?
© Riproduzione riservata