Violenze e diritti negati: la lotta infinita ai soprusi contro le donne
A ottobre la giornata internazionale delle bambine e delle ragazzeImmagine simbolo della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze
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Violenze sessuali, malnutrizione, salute compromessa, gravidanze precoci, istruzione inaccessibile: tanti, troppi diritti negati per un elenco che non finirebbe mai nei paesi più in crisi del mondo. Quelli con le guerre strutturali come Afghanistan, Etiopia, Sudan, Nigeria, Congo, Birmania. E quelli alle prese con conflitti drammatici come l’Ucraina o la Palestina. Fino ai mondi più poveri dell’Africa e dell’Asia. In quest’inizio autunno si accendono le luci sulla Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze fissata dall’Onu per l’11 ottobre di ogni anno (dal 2011) nella speranza che si possa fare qualche passo avanti nella lotta immane per tentare di cancellare soprusi e violenze. Secondo l’organizzazione non governativa Terres des hommes almeno 20mila minorenni hanno subito stupri nelle aree di guerra in meno di vent’anni. «Dato tra l’altro sottostimato per via delle tantissime denunce mancate» davanti a violenze accompagnate spesso da emarginazione e solitudine.
Solitudine e abbandono
In tutto il mondo si stima che siano oltre 200 milioni le donne che vivono con una mutilazione genitale, fenomeno che continua a coinvolgere un numero infinito di bambine, soprattutto in Africa e Medio Oriente. Secondo i calcoli di Terres des Hommes, ogni anno più di quattro milioni subiscono menomazioni fisiche inaccettabili. Un’usanza così diffusa che sarebbero circa 600mila le donne con mutilazioni in Europa, novantamila delle quali in Italia. E basta ampliare la veduta per trovare altri numeri raccapriccianti: 640 milioni di bambine, ragazze, donne sono vittime di matrimoni forzati e precoci, vittime di tradizioni, usanze religiose ma soprattutto di un’ignoranza che non dà spazio alla dignità umana. Ogni anno restano incinte più di venti milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni.
Istruzione negata
Sono più di 130 milioni le bambine e le ragazze a cui è attualmente vietata un’istruzione adeguata: 32 milioni non hanno accesso neanche alla scuola primaria, 30 milioni sono costrette a lasciare i banchi nella scuola secondaria di primo grado (le medie) e quasi 70 milioni non hanno la possibilità di portare avanti un ciclo di studi superiori. «Questi scenari così desolanti della negazione del diritto all’istruzione», si osserva in un dossier di Terre des Hommes, «sono legati a ragioni diverse: povertà, guerre, religione, matrimoni e gravidanze precoci, cambiamenti climatici con gli eventi estremi collegati». Ci sono poi realtà come l’Afghanistan, dopo il nuovo avvento dei talebani, in cui l’istruzione è deliberatamente negata a bambine e ragazze.
Un futuro senza sogni
Il meccanismo perverso dei ruoli di genere ispirati a rigide norme patriarcali – i matrimoni obbligati e l’istruzione negata in primis – cancellano il diritto all’infanzia e alla giovinezza alle bambine e alle ragazze. Ma soprattutto si spazza via la possibilità di avere un’identità consapevole, un futuro di progetti e di speranza. Si crea così il “dream gap”, il divario dei sogni, dove già prima dei dieci anni può prendere forma una condizione autolimitante, dove una bambina dubita delle proprie capacità e pensa di non poter fare lo stesso percorso di vita dei maschi. È uno dei tanti volti della differenza di genere che ha radici profonde e inaccettabili in troppe parti del mondo. La Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze, sottolinea l’Onu, «focalizza l’attenzione sulla necessità di affrontare le sfide che le donne sin da giovanissime incontrano nelle loro vite». La speranza è di attivare un processo di cambiamento a livello globale, «promuovendo l’emancipazione e il rispetto dei loro diritti umani».