Un’auto in fondo alla scarpata e un giallo che dura da oltre 35 anni
La sera del 22 dicembre 1988 don Antonio Pittau, parroco della cattedrale di Cagliari, muore in circostanze ancora oggi poco chiare, tra inchieste archiviate e la convinzione di parenti e avvocati che si sia trattato di un delittoLugubri sensazioni aleggiano sulla cattedrale di Cagliari a ridosso del Natale 1988. Particolari all’apparenza insignificanti e tuttavia letti da qualcuno come presagio di eventi nefasti. Una strana telefonata, arrivata troppo presto rispetto alla scoperta della verità; un biglietto lasciato da chi mai in precedenza aveva compiuto un passo del genere; una frase allarmante pronunciata poco prima di uscire per non fare ritorno; una trasferta rimasta inspiegata.
Il viaggio
Trentacinque anni dopo, il mistero sulla morte di un umile servitore del Signore è irrisolto e probabilmente irrisolvibile. Don Antonio Pittau, parroco della cattedrale di Cagliari, lascia le sacre mura sul picco di Castello nel pomeriggio del 22 dicembre, giorno del suo 50esimo compleanno, per andare a fare una passeggiata e mettere benzina all’auto (così scrive in un foglietto). Uno spostamento veloce, perché deve celebrare la novena alle 17,30. Ma non fa ritorno. Solo all’alba del giorno seguente si scopre che fine ha fatto: in viaggio lungo la Statale 125, è uscito di strada in territorio di Burcei (che ci faceva laggiù?) precipitando nella scarpata sottostante, un volo di circa 20 metri risultato fatale. Il sacerdote muore sul colpo, vittima di una terribile disgrazia. O no?
Il punto di ritrovamento, così distante dal capoluogo, gli strani comportamenti tenuti dal parroco nelle ore precedenti, alcuni spifferi che attraversano i fragili e permeabili bastioni della cattedrale danno il via a un enigma che va avanti da quasi quattro decenni. Fu un semplice incidente? O un terribile omicidio? Magari un atto volontario? Il fratello e un confratello della vittima nel tempo ribadiscono la loro convinzione: don Antonio è stato ucciso. Ma quattro inchieste penali avviate dalla Procura della Repubblica in epoche diverse finiscono tutte allo stesso modo, pur seguendo strade differenti: con l’archiviazione. Non pochi gli elementi che potevano far pensare a qualcosa di organizzato e oscuro, nessuna vera prova a confermarlo. Col tempo sono scomparsi i protagonisti di quella stagione, i testimoni si sono ridotti di numero, gli avvocati hanno fatto quel che potevano, i magistrati pure. E la storia è stata dimenticata. Restano gli archivi a raccontare quanto accaduto nella casa di Dio dove, in seguito, si parlò anche di legami tra la disgrazia e il clamoroso furto di preziosi dalla chiesa o, addirittura, un battesimo poco gradito dal padre del nascituro.
Tutto comincia qui
La storia comincia inevitabilmente il 22 dicembre 1988. Quel giorno don Antonio compie 50 anni e festeggia l’avvenimento assieme al fratello Aldo, altri sacerdoti e le missionarie. Un clima di festa interrotto nel primo pomeriggio da una telefonata. Il parroco della cattedrale prende la cornetta e ascolta. «Era sbiancato in volto», ricorderà più avanti don Aldo. Poco dopo il prete esce e lascia un biglietto nel quale sostiene di essere andato a fare una passeggiata e a rifornire l’auto. Un giro che deve essere abbastanza rapido, tenuto conto che alle 17,30 è in programma la novena. Ma don Pittau non fa ritorno. Passano le ore e la preoccupazione cresce: all’epoca non ci sono i telefoni cellulari, le comunicazioni sono più difficoltose. Trascorre la notte, nessuno ha notizie. La preoccupazione cresce. Il sacerdote è scomparso.
La mattina seguente un operaio diretto al lavoro percorre l’Orientale Sarda, strada statale che collega Cagliari con la costa est della Sardegna. Sono più o meno le 6,30 del 23 dicembre, il sole ancora non è sorto e il cielo è sufficientemente scuro da consentire al conducente di notare sulla destra due fasci di luce provenire dal fondo della scarpata (la due corsie è tortuosa e segue la conformazione del promontorio: procedendo verso il Sarrabus, a sinistra c’è la parete di roccia, sull’altro lato il vuoto). L’uomo accosta, ferma il veicolo, scende, dà uno sguardo verso il basso. Più giù, a circa 20 metri, c’è una macchina. Chiama i soccorsi, arrivano i vigili del fuoco. È una Ford Fiesta bianca distrutta ma coi fari accesi. Poco più in là, sotto una roccia, si trova un cadavere. Nei documenti una foto in bianco e nero e un nome, Antonio Pittau. Il parroco della cattedrale. Comincia il mistero.
1) continua