Un sodalizio umano e politico che nasce nelle trincee del Carso, nella guerra in cui maturano le idee che costituiscono le fondamenta del Partito Sardo d’Azione. Camillo Bellieni nel libro “Emilio Lussu”, pubblicato nel 1924 dalla casa editrice “Il Nuraghe”, descrive così il momento in cui ha conosciuto colui che è destinato a diventare il “cavaliere dei rossomori”.

“In una baracca un po' ampia due uomini erano seduti su lettucci di assi e di sacchi. Il maggiore un po' anziano, dai grandi occhi neri e dai baffi marziali, ed il suo aiutante, un giovanotto con gli occhiali, il viso piccolo tutto barba, il resto del capo avvolto in un passamontagna. Presentazioni: Sottotenente Bellieni – Maggiore Cuoco – Tenente Emilio Lussu”.

Bellieni, dopo aver coraggiosamente combattuto su diversi fronti della Prima guerra mondiale con il Reggimento Fanteria, si unisce ai sassarini sul Carso: “Per obbedire alla strana disposizione del Comando Supremo che imponeva ai militari di stirpe sarda di raggiungere al più presto la Brigata Sassari, che doveva essere al più presto ricostituita”.

  Nelle 68 pagine del volume, voluto da Raimondo Carta Raspi, storico e intellettuale che è stato l’artefice della casa editrice “Il Nuraghe”, vengono rievocate le eroiche imprese dei Diavoli Rossi che conquistano e difendono con ardimento le trincee dei Razzi e delle Frasche”. “Fu questa difesa - scrive Bellieni - la pagina più eroica della Brigata Sassari, più della conquista delle due trincee”. Lussu non si risparmia: “In quella circostanza fu ammirabile. Tenne i collegamenti. Percorse la linea del fuoco, rincuorò i sopravvissuti al bombardamento, guidò i pochi plotoni di rincalzo nelle zone del fronte dove non erano che morti. Nei momenti più drammatici si trasformò in lanciatore di bombe, in soldato di linea”. Il suo ritratto: “Alto snello, la schiena dritta, un visetto di bimbo, il naso corto e un po' all’insù…Gli occhi truci, scintillanti dietro gli occhiali. Truci e ad un tratto pieni di dolcezza, quando rideva “.

Secondo Michele Pinna, “quel libro ha un valore politico. Prefigura l’idea di un partito fondato su disciplina e rigore ma anche su un confronto  franco e aperto proprio come Lussu aveva dimostrato di saper fare mettendo in discussione, quando era necessario, gli ordini dei suoi superiori”.

Il volume, finalmente riscoperto, aiuta a capire meglio il rapporto umano e politico tra i due padri fondatori dl partito dei Quattro Mori.

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