Peggio di noi, la Grecia. Magra, magrissima consolazione essere penultimi in Europa. L’Italia è il secondo paese con il più basso tasso di occupazione, con addirittura 10 punti percentuali al di sotto della media. È anche il Paese con le maggiori differenze occupazionali a livello regionale, ulteriormente inasprite dalla disparità di genere. E la Sardegna? Non poteva che far parte della parte bassa della classifica delle regioni.

Male l’Italia in Europa

Un indicatore utile a comprendere la situazione lavorativa di una popolazione è appunto il tasso di occupazione che permette di quantificare la porzione di popolazione che sta effettivamente svolgendo un lavoro. «Con un tasso di disoccupazione del 9,4% nel 2020, il nostro Paese non è particolarmente lontano dalla media europea del 7,2%. Allo stesso tempo, però, è penultimo in tutta Europa per il tasso di occupazione, seguito solo dalla Grecia. Nel 2020, meno del 60% della popolazione in età lavorativa risultava occupata, oltretutto con un leggero peggioramento rispetto al 2019, probabilmente dovuto alla pandemia», hanno sottolineato gli esperti di Openpolis nello studio compiuto poco tempo fa proprio su questo tema. Esattamente il 58,4% della popolazione italiana in età lavorativa, nel 2020, aveva un impiego; 1,1 punti percentuali in meno rispetto al tasso del 2019.

«In quanto a tasso di occupazione nazionale, l’Italia si posiziona al di sotto della maggior parte dei Paesi dell’Europa meridionale e piuttosto lontano anche dai paesi dell’Europa orientale, come Bulgaria e Romania, dove pure le condizioni lavorative sono spesso difficili», precisano dalla Fondazione. Primo in Europa i Paesi Bassi con il 77,8% di occupati in età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni), seguita dalla Germania con il 76,2 e la Svezia 75,5%. Poco sopra l’Italia l’Irlanda e la Spagna con il 60,9%.

Il dramma Sardegna

«Approfondendo i dati a livello locale, vediamo inoltre che ci sono forti differenze non solo tra i vari stati dell'Europa, ma anche tra le regioni al loro interno. Puglia, Calabria e Sicilia sono però le uniche regioni europee in cui meno del 50% della popolazione in età lavorativa risulta occupata», sottolinea Openpolis. Nel 2020 il tasso di occupazione in Sardegna era del 52,1%; in tutta Europa peggio dell’Isola solo in quelle tre regioni italiane. 

I numeri sardi

«Per quanto riguarda le regioni italiane, al primo posto troviamo la provincia autonoma di Bolzano, che registra un tasso di occupazione superiore al 70%, ai livelli di molte regioni dell'Europa settentrionale. Rispetto alla Campania, c'è una differenza di ben 30 punti percentuali, e questo fa dell'Italia il Paese più eterogeneo in quanto a tasso di occupazione. Anche altri paesi, in particolare la Spagna e la Grecia, sono caratterizzati da una forte diversificazione interna», scrivono gli esperti. A livello nazionale «La macroregione italiana del nord-est è quella con il più alto tasso di occupazione (67,5%), seguita dal nord-ovest (65,9%), dal centro (62,7%), e, a maggiore distanza, dal sud (44,6%) e dalle isole (43,7%)». Quindi tra la Sardegna e la prima, Provincia autonoma di Bolzano, ci sono ben 20 punti percentuali di differenza. 

«Come nel resto del continente, poi, anche in Italia la pandemia ha avuto un impatto sul mondo del lavoro. Rispetto al 2019, il tasso di occupazione del nostro paese è diminuito di circa un punto percentuale. Fatta eccezione per il Friuli Venezia Giulia, tutte le regioni italiane, seppur con leggere differenze, hanno registrato cali. Una battuta d’arresto per il nostro Paese, che negli ultimi anni stava registrando un lento ma costante miglioramento», si legge nel report.

Disparità di genere

Ma sono anche altre le disparità che caratterizzano l’Italia. Come quelle legate ai titoli di studio. Come mostrano i dati Istat, c'è una differenza significativa tra i laureati (occupati, nel 2020, quasi nell'80%) da una parte e le persone sprovviste di titolo di studio, o con la licenza elementare (31,5%) dall'altra. E ci sono inoltre notevoli differenze di genere: rispetto agli uomini, le donne sono meno inserite nel mondo del lavoro. Tanto che sono 18 i punti percentuali di differenza tra il tasso di occupazione maschile (67,2%) e quello femminile (49%). «Anche in questo caso, vediamo che i divari si fanno più o meno ampi a seconda della regione. Il divario di genere, ad esempio, è più significativo nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali, e la Puglia è la regione in cui la disparità è più evidente», dicono da Openpolis. quindi la Puglia ha un divario occupazionale del 26,9% (maschile 59,7%; femminile 32,8%).

Questi dati sono utili per capire la situazione in Sardegna, che si colloca a metà classifica tra le regioni con un divario del 13,9% (maschile 59% ; femminile 45,1%). Prima la Valle d'Aosta con 7,6 punti di differenza tra percentuale di occupati uomini (71%) e donne (63,4%).

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