Tariffa unica per la continuità territoriale, i due pesi dell’Europa
In altri Paesi europei i prezzi delle rotte non sono differenziati a seconda della residenza, ma sono uguali per tutti i passeggeriPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Tariffa unica per i voli in regime di continuità territoriale: è il sogno dei sardi ma l’Ue, che fino a poco tempo fa permetteva alla Regione di imporre questa azione calmieratrice sui prezzi dei collegamenti aerei, dice no. Nell’ultimo decennio presidenti e assessori sono tornati da Bruxelles a mani vuote, con modelli di continuità territoriale striminziti e senza garanzie sui prezzi per emigrati sardi e turisti, costretti a fare i conti con l’altra faccia – la più nera – del libero mercato che fa schizzare i biglietti sopra i 400 euro per un volo di appena un’ora. Oltre a una forte riduzione delle frequenze, in alcuni casi superiore al 40%, l’Isola ha dovuto dire addio alla tariffa unica, in vigore (grazie a varie proroghe) dal 2009 al 2020.
Colpa di nuove direttive della Commissione Ue? Non proprio, visto che in altri Paesi europei i prezzi delle rotte in regime di continuità territoriale non sono differenziati a seconda della residenza, ma sono uguali per tutti i passeggeri.
In Spagna, ad esempio, il Ministerio de Transportes ha da poco stabilito che il collegamento tra Badajoz (centro di 150mila abitanti nell’Estremadura, al confine col Portogallo) e Madrid deve seguire le regole del servizio pubblico, proprio come il nostro Cagliari-Roma. Il governo spagnolo con un decreto ha stabilito le frequenze, gli orari, il modello degli aerei che deve usare la compagnia aggiudicataria della tratta (la Air Nostrum). E poi si è occupato delle tariffe: in questo caso 90 euro a biglietto, con la possibilità di applicare prezzi promozionali più bassi. Nessuna differenza tra residenti e non residenti: nelle 17 pagine del documento non sono mai presi in considerazione. Esistono solo i passeggeri, senza distinzioni legate alla carta d’identità.
Un’eccezione alle stringenti regole europee? Non proprio. Perché anche la rotta Badajoz-Barcellona segue lo stesso sistema tariffario. E pure la linea Almeria-Siviglia, istituita nel 2013 e rinnovata la scorsa primavera, ha prezzi uguali per tutti, a prescindere dalla residenza. Gli altri Paesi dell’Ue riescono a strappare alla Commissione condizioni che appaiono sempre migliori rispetto alle nostre. La Corsica circa un anno fa ha avviato il nuovo bando quadriennale con un numero complessivo di posti offerti sulle rotte agevolate in crescita del 3,5% (si passa da 2,7 a 2,8 milioni di biglietti in vendita ogni anno), al contrario della Sardegna, che ha dovuto ingoiare un taglio delle frequenze.
Ma non sono le uniche stranezze – per non parlare di vere e proprie beffe – della direzione generale Mobilità e Trasporti di Bruxelles. A guardare l’elenco delle rotte in regime di servizio pubblico, equiparate alla nostra continuità territoriale, si rimane sorpresi. A dispetto delle difficoltà che ogni volta incontra la Regione nel vedere approvato il proprio modello di collegamenti con Roma e Milano, in Europa le rotte “onerate” (cioè quelle che devono rispettare alcuni obblighi imposti dai governi) sono in costante crescita. Negli ultimi due anni l’Ue ha dato il via libera a oltre 200 tratte. Non tutte uniscono le isole alla terraferma. Sì, ci sono i voli di linea tra gli arcipelaghi greci e Atene, oppure quelli tra le Azzorre e il Portogallo. Ma si trovano anche tante rotte continentali, che uniscono città già collegate egregiamente da autostrade e treni ad alta velocità. Tra le ultime ci sono la Strasburgo-Madrid e la Strasburgo-Amsterdam, che si sono aggiunte alla Strasburgo-Berlino già attivata nel 2023. Come nel caso della continuità sarda si stabiliscono orari e frequenze. Nessuna esigenza di ridurre gli effetti negativi dell’insularità: semplicemente l’Ue ha voluto dare garanzie a chi si sposta dalle capitali europee verso Strasburgo. Dove – casualmente – c’è proprio una sede del Parlamento europeo.