È una meta tra le più ambite, per questo farsi trovare impreparati sarebbe un disastro. Bisogna allenarsi duro ogni giorno, conoscere al meglio le tecniche di degustazione, studiare e pianificare un impeccabile programma di preparazione per dare il meglio. Perché anche chi giudica il vino non sfugge all’esame finale. Torna il Concorso mondiale di Bruxelles, che quest’anno si svolgerà a fine giugno in Lussemburgo, ovvero «le Olimpiadi dell’enologia mondiale». La definizione è di Sofia Carta, 43 anni, elegante sommelier degustatrice ufficiale e leader di una delle cantine più prestigiose al mondo, quella del Forte Village. Dal 17 al 27 giugno sarà tra i 300 degustatori europei che parteciperanno alle sessioni di degustazione e che avranno il compito di sezionare, analizzare e valutare quasi 9000 vini arrivati da 47 Paesi da tutto il mondo. Sofia si dice entusiasta, affatto intimorita.

LA GARA

«È un sogno che si avvera - confessa - per chi abbraccia il mondo del vino ci crede e si tuffa completamente. Sì, sono come le Olimpiadi per qualsiasi atleta». Un debutto quello di Sofia che, da seria professionista, sottolinea anche l’impegno e la responsabilità di ogni esaminatore del Concorso mondiale di Bruxelles. «Mi sto preparando con molta passione perché ogni giudice che fa parte delle commissioni segue un proprio percorso e ha una propria sensibilità, ma alla fine è necessario arrivare a esiti il più possibile uniformi rispetto a quelli che sono gli standard mondiali». Dunque studiare, prepararsi, già ma come? Come si allena un assaggiatore che deve scrutare e valutare un vino? «Degustando tanto “alla cieca”», spiega Sofia. «Assaggiando vini con le etichette nascoste, senza sapere nulla di quel calice che avvicina al naso e alla bocca. Bottiglie internazionali che arrivano da tutto il mondo». Insomma palato e naso vanno allenati di continuo. Potenziati proprio come i muscoli per gli sportivi. «È fondamentale saper riconoscere il parallelo da dove questo vino arriva, capire il vitigno da cui è stato prodotto, avere un bagaglio di informazioni sulle sue origini e vedere sin dove si può spingere quel tipo di viticoltura». Giusto per fare un esempio «la mineralità di un vino identifica un territorio con precise caratteristiche geografiche, geologiche e climatiche. Non può esserci ovunque. «Come anche bisogna imparare a riconoscere le differenze tra vini di montagna e quelli nati in una pianura assolata. Questo periodo di lockdown mi è servito molto per fare questo tipo di allenamento».

La sala dei giudici degustatori (foto archivio L'unione Sarda)
La sala dei giudici degustatori (foto archivio L'unione Sarda)
La sala dei giudici degustatori (foto archivio L'unione Sarda)

UN VOTO ANCHE AI GIUDICI

Il Concorso mondiale di Bruxelles non lascia nulla al caso, va detto. Perché non solo i vini del mondo vengono giudicati e valutati ma sotto esame, come capita in ogni edizione, c’è anche chi quel giudizio lo ha espresso. «È giusto che sia così. Abbiamo una grandissima responsabilità - ribadisce Sofia Carta - per questo serve una preparazione impeccabile, e sempre maggiore impegno». Palato altamente sensibile, nasi fini, antenne percettive alla massima potenza e infine uniformità nelle scelte. «Non ho ansia, semai non vedo l’ora di affrontare le degustazioni del Cmb. Queste situazioni - aggiunge la professionista - mi piacciono, sono sfide che affrontiamo per migliorarci. Un punto di crescita».

LE OPPORTUNITA’ PER L’ISOLA

Dal suo osservatorio privilegiato Sofia Carta non nasconde la difficile impresa per l’enologia sarda impegnata in una competizione internazionale come il Concorso mondiale di Bruxelles. «Una goccia nell’oceano rispetto a tutto il vino che si produce nel mondo. E purtroppo dobbiamo anche ammettere che molto spesso, in uno scenario internazionale, la Sardegna non è conosciuta. Non si sa neppure dove è collocata geograficamente. Eppure abbiamo tutte le carte per ben figurare e portare a casa importanti risultati». Non solo con i Cannonau e i Vermentini, «ma con la nostra viticoltura eroica, le 300 cantine sarde, e i nostri enologi professionisti quotati capaci di valorizzare un bacino di autoctoni importantissimo». Varietà uniche, forse meno conosciute nel mondo ma altrettanto importanti, Bovale, Cagnulari, Torbato, Malvasia di Bosa, la grande Vernaccia di Oristano, l’Arvisionadu. Solo per citarne alcuni.

Karin Meriot, responsabile eventi per l'Italia del Concours Mondial di\u00A0Bruxelles, archivio L'Unione Sarda
Karin Meriot, responsabile eventi per l'Italia del Concours Mondial di\u00A0Bruxelles, archivio L'Unione Sarda
Karin Meriot, responsabile eventi per l'Italia del Concours Mondial di Bruxelles, archivio L'Unione Sarda

IL CONCORSO

Quest’anno la compagine italiana sarà composta complessivamente da 1570 vini, un vero record, «e se aggiungiamo i campioni della Selezione rosé del Cmb arriviamo a quasi 1800 etichette italiane iscritti alla competizione», fanno sapere dalla direzione del Concorso. Complessivamente considerando l’evento di giugno si parla di oltre diecimila vini degustati per la potente macchina organizzativa 2021. «Sono numeri che confermano il nostro impegno, la nostra serietà e la nostra capacità a riuscire ad affrontare ogni tipo di situazione pur mantenendo un livello altissimo di degustatori invitati e di rappresentanza internazionale, di condizioni di degustazione e di controlli sui premi assegnati». Prima dell’apertura della 28esima edizione del Cmb, a L’Aquila dal 4 a 6 giugno, in collaborazione con la Regione Abruzzo, il Cmb ha previsto il gran gala dedicato ai vini rosati. I fuoriclasse premiati al Rosé Selection by CMB e alle eccellenze gastronomiche dell’Abruzzo.

In questo contesto c’è molta attesa per conoscere i piazzamenti delle etichette sarde in concorso nel Lussemburgo, che come ormai capita da diversi anni, riscuotono sempre importanti riconoscimenti.

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