Sinner, un anno da numero uno
Da Nastase all’azzurro, galleria di campioniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La stagione agonistica 2024 non si è ancora conclusa, mancano all’appello ancora alcuni tornei importanti come il Master 1000 di Parigi Bercy e le Atp finals di Torino, oltre alla Coppa Davis di Malaga (che non assegna comunque punti), ma Yannik Sinner è già sicuro che alla fine dell’anno sarà lui il leader della classifica mondiale professionistica. E’ la prima volta di un italiano, potrebbe essere l’inizio dell’era Sinner.
L’altoatesino è il ventesimo giocatore a chiudere l’anno al primo posto da quel lontano 1973, anno in cui venne istituita la classifica mondiale. Prima erano i giornalisti specializzati, con l’aiuto di qualche addetto ai lavori, a stilare una graduatoria che teneva conto dei risultati, ovviamente, e che era necessaria per stilare le teste di serie in ogni torneo, ma che lasciava alla soggettività: un po’ come oggi è la classifica del Pallone d’oro per il calcio europeo.
Dal 1973 l’entrata in campo del computer, il sistema è stato modificato nell’arco degli anni: all’inizio si parlava di media punti, per un certo periodo si teneva conto solo di un certo numero di tornei, ognuno dei quali ha un peso diverso in base all’importanza e al montepremi.
Il sistema attuale è probabilmente il più completo (proprio per un astruso sistema di calcolo nel 1978 venne negato a Guillermo Vilas il primo posto nella classifica mondiale).
Vale comunque la pena per gli appassionare ricordare i re della racchetta, a fine anno, i cosiddetti campioni del mondo, dal 1973 a oggi.
Il primo fu Ilie Nastase, il rumeno che poteva vantare una classe immensa, famoso anche per i suoi show in campo. Con le rigide, sacrosante regole di comportamento attualmente in vigore probabilmente sarebbe stato squalificato da più di un torneo: resta comunque un esempio di stile, con la sua racchetta e i suoi completini Adidas, oltre che per questo primato che nessuno gli potrà togliere.
Dal 1974 al 1978 fu l’epoca di Jimmy Connors, mancino americano che giocava con le racchette in alluminio, le famose Wilson T2000, e che anche lui non era da prendere a esempio di correttezza. Famosa la semifinale a Forrest’Hill (Sede degli Us Open di New York) del 1977 contro l’azzurro Corrado Barazzutti: a una palla dubbia impedì all’arbitro di controllare il segno lascato dalla pallina sulla terra verde e si prese il punto, lasciando di stucco l’azzurro e tutti quelli che ancora pensavano al tennis come sport nobile.
Bijorn Borg cominciò a stupore il mondo nel 1976, con la sua prima vittoria a Wimbledon in finale contro Nastase, ma divenne numero uno al mondo nel 1979 e nel 1980, spodestato prima a Wimbledon e poi nella classifica Atp da John McEnroe, il mancino statunitense dotato di un fantastico gioco d’accatto la cui epoca durò dal 1981 al 1984. Proprio gli anni in cui le racchette cambiarono profondamente, passando dal legno alla fibra, dall’ovale piccolo al semi-racchettone.
Nel 1985 fu Ivan Lendl a sedersi sul trono mondiale: scuola cecoslovacca, ormai transfuga negli Usa, Lendl per tre anni ha vinto tutto tranne Wimbledon, per lui l’erba londinese è sempre rimasta stregata.
Nel 1988 un altro svedese scalò il mondo: Mats Wilander conquistò prima il Roland Garros, poi la classifica mondiale grazie a un gioco che sembrava monocorde, una sorta di piccolo Borg, ma che si è evoluto negli anni con diverse soluzioni tattiche che l’hanno portato a vincere anche sul cemento di New York e Melbourne (mai sull’erba). Nel 1990 e nel 1991 il più forte al mondo fu Stefan Edberg, svedese di nascita ma che non aveva niente a che fare con i suoi connazionali Borg e Wilander in quanto a stile di gioco. Servizio e gioco al volo di prim’ordine, seconda palla di servizio insidiosa quasi come la prima, un rovescio incantevole, se avesse avuto un diritto migliore avrebbe dominato per chissà quanti anni. Invece nel 1992 a mettere tutti d’accordo fu l’americano Jim Courier con il suo rovescio che sembrava un colpo di baseball e un diritto che sventagliava da ogni parte del campo.
Poi venne Pete Sampras, soprannominato il pistolero: sei anni di dominio consecutivo, dal 1993 al 1998, il regno più lungo nella storia del tennis per un giocatore fantastico. Servizio, gioco a rete, diritto micidiali, doti atletiche straordinarie quasi da cestista Nba: lo statunitense di origine greche è stato anche un esempio di sportività e correttezza, che ha stravinto il dualismo con l’alter ego Agassi alla lunga, anche se quest’ultimo è riuscito a vincere su tutte le superfici, anche sulla terra, e quindi a chiudere tutte le prove del grande slam, oltre che a chiudere al primo posto Atp il 1999. Sampras invece fu sempre allergico alla terra battuta.
Il 2000 è stato l’anno di Guga Kuerten, il primo brasiliano sul tetto del mondo, che ha costruito la sua leadership sulla terra battuta del Roland Garros. Nel 2001 e nel 2002 l’interregno dell’australiano Hewitt , mostro di grinta e combattività, che ha ceduto il testimone a Roddick, l’americano tutto servizio e diritto.
L’era Roger Federer comincia mel 2004: quattro anni consecutivi interrotti da Nadal nel 2008, quindi di nuovo in testa nel 2009. Federer è stato ispirazione di tutti i maestri del mondo: tecnica perfetta, stile inimitabile, un gioco imperniato sul servizio e sul secondo colpo, spesso vincente, per non parlare del gioco a rete. Alla fine ha vinto venti titoli Slam, è stato il primo a superare Sampras (14 Major, sembrava impossibile). Ma forse Roger avrebbe potuto vincere ancora di più se sulla sua strada non avesse incontrato altri due mostri, Rafa Nadal (22 Slam titoli, di cui 14 Roland Garros) e Diokovic (24 Major), primatista assoluto, probabilmente per questo considerato il più forte della storia.
Nadal ha chiuso da leader il 2008, il 2010, il 2013, i l2017 e il 2019, Djokovic il 2011, 2012, 2014, 2015, 2018, 2020, 2021 e il 2023.
L’unico interrompere questo triumvirato è stato lo scozzese Andy Murray nel 2016 e questo dà la misura del livello del suo tennis: poi i problemi all’anca hanno limitato gli spostamenti prima e la carriera poi.
L’esplosione di Carlos Alcaraz, in Spagna considerato l’erede designato di Nadal, è stata sancita dal primo posto al termine del 2022. Detto del ritorno di fiamma di Djokovic nel 2023, l’exploit di Sinner nel 2024 (sette titoli, di cui tre Master 1000 e due Slam, ora lascia intravedere un altro dualismo che per la qualità tecnica e umana dei due protagonisti non potrà che fare bene al tennis mondiale.
La lista de numeri uno al mondo secondo il computer Atp che poi però non hanno concluso l’anno al vertice non è particolarmente lunga: Nel 1996 l’austriaco Muster divenne numero uno al mondo approfittando dei successi sulla terra e al Roland Garros in particolare. Il cileno Marcelo Rios ha guidato la classifica nell’agosto del 1998 per sei settimane dall’alto di una grande continuità di rendimento e di una indubbia classe pur non avendo mai vinto uno Slam. Anche un altro spagnolo di Manacor come Nadal ,Carlos Moya, ha guardato tutti dall’altro dal 15 marzo del 1999 per due settimane, così come il russo Kafeinikov nel 1999 per un mese e mezzo. Leader mondiale è stato anche l’australiano Rafter (1999) vincitore di un solo slam a New York, per una settimana, così come l’astro del russo Marat Safin, grande talento solo in parte espresso, ha brillato a novembre dell’anno 2000 per due settimane.
Juan Carlos Ferrero, attuale coach di Alcaraz, ha guidato l’Atp nel settembre del 2003 per due mesi, Anche Medvedev è stato numero uno al mondo nel corso del 2022.
Non si tratta di meteore, ma di giocatori che hanno comunque segnato la storia del tennis mondiale.
Questa è l’era di Sinner e Alcaraz. Destinati a diventare come Federer e Nadal? Comunque vada, ora tocca anche noi appassionati italiani godere di un campione unico. Inimitabile.