«Eviteremo le perdite di tempo strategiche». Una frase stringata per avviare una rivoluzione (chiamiamola così). Utile? Mah. Dalla stagione calcistica 2024-25, appena cominciata sui campi della decadente Serie A, niente più raccattapalle. La mitica figura del ragazzino che per decenni si è visto correre a recuperare i palloni finiti oltre il terreno di gioco per consegnarla celermente (a seconda delle situazioni) a chi è pronto a rimetterla sul rettangolo verde è scomparsa. Al suo posto sono stati piazzati a intervalli di spazio regolari lungo le linee bianche diversi “coni” sopra i quali piazzare la sfera: compito che spetta sempre al ragazzino di turno, il quale però non deve più consegnarla direttamente ai calciatori.

Raccattapalle
Raccattapalle
Raccattapalle

Le intenzioni

Che la decisione ottenga l’effetto auspicato da chi l’ha presa, la Lega, sarà il tempo a dirlo. Il designatore arbitrale Gianluca Rocchi, autore della frase iniziale, evidentemente è d’accordo sull’iniziativa, ma che davvero la novità sia in grado di evitare i rallentamenti a noi pare improbabile. In un avvitamento negativo in corso da anni il calcio italiano ha ben altri problemi cui far fronte, che certo non saranno risolti dall’eliminazione del raccattapalle. Piccola figura, tra l’altro caratteristica e se si vuole romantica, di un avvenimento sportivo divenuto ormai puro business. Che il gioco in Italia si diventato parecchio lento, poco accattivante (se non proprio noioso, per la gran parte) e di certo poco coraggioso lo si sa da parecchio; che le perdite di tempo siano una delle cause principali, anche; ma che per porre un freno a quest’ultima voce la soluzione sia sostituire persone con i coni ci sembra abbastanza ridicolo.

Lo stadio Ferraris di Genova
Lo stadio Ferraris di Genova
Lo stadio Ferraris di Genova

Al netto delle piccole furberie che possono capitare e sono in effetti accadute spesso (rallentamenti nella riconsegna del pallone agli avversari quando la propria squadra sta vincendo o ha paura di perdere), non di rado su indicazione degli allenatori (dunque responsabili, loro o chi per loro, di certi atteggiamenti), è davvero possibile ritenere che cambiando questa - e non altre - abitudine consolidata si migliorerà la scorrevolezza del gioco? La nostra risposta è un no detto con netta convinzione.

I problemi

Ben peggiori sono gli atteggiamenti dei calciatori in campo, con tuffi degni di una competizione olimpica a ogni minimo seppur leggero contatto; i multipli rotolamenti sull’erba con annesse grida belluine quasi si fossero rotte più ossa (salvo poi rialzarsi prontamente e magari correre minacciosamente verso l’autore del fallo); le proteste regolari in occasione di una qualunque punizione fischiata contro, con riunioni simil-condominiali di lamentela attorno all’arbitro; i faccia a faccia (meglio: i testa a testa) tra avversari in presenza di un presunto quanto inesistente torto subito; i portieri che tengono il pallone tra le mani prima del rinvio per un tempo ben superiore al consentito; l’eccessiva attesa prima di battere i falli laterali; e così via.

Lo stesso Rocchi ha sottolineato come nell’ultima stagione gli arbitri non siano stati «abbastanza severi» e che servano «più cartellini rossi» perché è necessario «tutelare chi gioca». Ecco, vedremo se alle intenzioni seguiranno fatti e soprattutto risultati. Perché quelle elencate poc’anzi sono le vere cattive abitudini da eliminare, non i residuali rallentamenti di pochi ragazzini a bordo campo. Trascorsa la prima giornata, la prima impressione (speriamo smentita nell’immediato futuro) è che ben poco sia cambiato. Per ora.

© Riproduzione riservata