E chi l’avrebbe mai detto. Iron Maiden primi in classifica in Italia, nell’anno 2021, il secondo dell’era Covid, a quarant’anni dall’esordio. Steve Harris e soci, alle soglie della pensione, hanno fatto centro. Un gran bel disco, il diciassettesimo, a distanza di sei anni da Book of Soul. I veterani dell’hard rock britannico hanno scalzato dal podio delle vendite gli effimeri rapper o sedicenti tali della Penisola. Gente di cui gli Iron potrebbe essere i nonni. Rkomi chi?

Come è potuto accadere questo miracolo, nell’Italia di Sanremo e degli Amici degli amici? È la prova che esiste uno zoccolo duro di fan, adolescenti all’epoca della NWOBHM (new wave of british heavy metal), che con fierezza e qualche lacrimuccia di nostalgia hanno acquistato copie immateriali e fisiche di “Senjutsu”, strategia in giapponese. Si era capito dal singolo “The Writing on the Wall”, accompagnato da un film animato in pieno stile Maiden, che stava accadendo qualcosa di molto serio, “metalloso” e commovente.

Gli Iron Maiden (foto dalla copertina di un disco)
Gli Iron Maiden (foto dalla copertina di un disco)
Gli Iron Maiden (foto dalla copertina di un disco)

Il lavoro è stato composto e registrato nel 2019 nelle more del “Legacy Of The Beast Tour”. Al desco di registrazione Kevin Shirley e Steve Harris. I brani sono lunghi e complessi, ma più “leggeri” e accessibili rispetto ad altri lavori.

È un disco che nel 2021 suona come un classico, con suoni addolciti ma senza perdere il vigore e le caratteristiche che hanno fatto dei Maiden un monumento. La prima impressione è di sentire una costola di Seventh Son of a seventh son, pietra miliare del gruppo. Ma è solo un’impressione.

Gli Iron ripescano le sonorità classic metal rivisitandole. La band continua a evolversi, le chitarre del trio Dave Murray, Janick Gers e Adrian Smith sono epiche e quasi sempre orecchiabili. Gli assoli sono meno ripetitivi, sebbene per un fan degli Iron costituiscano una giuggiola.

Il pezzo più interessante è “Darkest Hour” (Smith-Dickinson), drammatica  e lirica, in cui ritornano temi molto cari agli Iron. Il soldato aspetta il giorno che viene, l’ora più buia è quella dell’alba, prima che la battaglia cominci. In un fragore di chitarre con cui i figli di Albione combattono gli invasori, oggi come ieri.

Il professor Dickinson canta benissimo in tutto il disco, sebbene si facciano sentire i segni dell’età, ma in questo pezzo, del tutto inusuale per gli Iron, è assoluto protagonista, senza molta roba intorno. E alla fine ci becchiamo anche un grande assolo di Adrian Smith.

Nel disco ci sono i classici Iron, come in  “Stratego”, con linee funzionali a un ritornello più che cantabile. Quello che distingue questo lavoro dagli altri sono le barriere. Non ci sono ostacoli. C’è aria di libertà e soluzioni che non ti aspetti dopo aver mandato a memoria sedici dischi degli Iron. Il riff folk celtico di “The Writing On The Wall”, è del tutto inusuale, a qualcuno ricorderà The Final Frontier.  Senza alcun dubbio il pezzo destinato a divenire una hit del gruppo. Sembra già di vederlo in scaletta, magari a Donington, o il prossimo 7 luglio a Firenze, unica data italiana degli Iron. Forse l’ultimo appuntamento con la gloria per le migliaia di fan dello stivale.

Il disco si chiude con tre pezzi tutti sopra i dieci minuti, tutte di mister Harris: c’è  “Death Of The Celts”, costruita su lunghi passaggi strumentali. “The Parchment” davvero troppo lunga, come un arringa che non porta a una degna conclusione. Meno male che a mettere  posto le cose arriva “Hell On Earth”, una cavalcata colma di maestria e tanta esperienza che porta fin dentro il ventre di un ritornello efficace fino a un finale epico. In questo disco non ci sono tante cose dei vecchi Iron. Spesso sembra di sentire un disco solista di Dickinson, magari con Smith alle chitarre, ma proprio la passione di un lavoro nuovo, mai banale, e la voglia di non aver steccati è la cosa piacevole. Siamo nel 2021 e questi signori le suonano un po’ a tutti. Quindi massimo rispetto per Harris e soci, ancora una volta Masters.

Post scriptum: il miracolo degli Iron è accaduto qualchsettimana fa Poi la situazione è tornata alla normalità, con i vari Blanco, Rkomi e Madame. In attesa che il sangue si sciolga un’altra volta si può sempre mettere su questo pezzo di Anni ’80 piovuto nel tempo di oggi.

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