Se proprio uno deve avere un infarto, gli conviene trovarsi nelle Marche. Oppure nella provincia di Trento. Per avere più probabilità di salvarsi da un ictus, invece, meglio la provincia di Bolzano. Il Sud, in generale, non è il territorio più indicato per scampare né all’uno né all’altro male, e in generale a tutte le patologie cosiddette “tempo-dipendenti”: cioè quelle in cui la rapidità dell’intervento è decisiva per un esito fausto, in termini di sopravvivenza e di recupero di una buona salute.

È ancora una volta un’Italia spaccata in due, quella che si scorge leggendo la terza indagine nazionale condotta dall’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sullo stato d’attuazione, appunto, delle reti tempo-dipendenti. Sono quattro le reti in questione, analizzate in profondità: a quelle già citate (ictus e cardiologica dell’emergenza) si aggiungono le altre relative ai traumi e all’emergenza-urgenza in generale, ossia la gestione dei punti di pronto soccorso.

I rischi dell’autonomia differenziata

Il rapporto conferma l’esistenza di ampi divari tra le prestazioni garantite nelle varie regioni, cosa che sembra avvalorare i dubbi espressi di recente dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, sugli effetti negativi in tema di sanità che potrebbero derivare da un’attuazione indiscriminata dell’autonomia differenziata. Sfogliando le 643 pagine diffuse dall’Agenzia, si nota che, nel campo delle cure cardiologiche, le Marche sono complessivamente la regione che soddisfa meglio i criteri organizzativi previsti dal ministero della Salute. La rete dell’emergenza cardiologica funziona bene anche in Lazio e Liguria. Se però si va a verificare nel concreto il rispetto delle linee guida per il trattamento degli infarti, che prescrivono di sottoporre il paziente a un’angioplastica coronarica entro 90 minuti dal ricovero, si nota che è la Provincia autonoma di Trento a dare le maggiori garanzie, con il 62,3%. Seguono l'Emilia Romagna (59,2), il Lazio (58,7) e l'Abruzzo (58,2). In coda alla classifica si trova la Basilicata (34,5%), preceduta di poco da Liguria (39,4), Sardegna (42,4) e Sicilia (42,8).

Un'esercitazione sull'utilizzo del defibrillatore in un caso di attacco cardiaco
Un'esercitazione sull'utilizzo del defibrillatore in un caso di attacco cardiaco
Un'esercitazione sull'utilizzo del defibrillatore in un caso di attacco cardiaco

L’altra Provincia autonoma del Trentino-Alto Adige, quella di Bolzano, primeggia invece sia nella rete dell’emergenza-urgenza che in quella per il trattamento degli ictus. Per quanto riguarda il primo aspetto, risultati positivi sotto il profilo della presa in carico e dell’assistenza ai pazienti si registrano anche in Veneto e Lombardia, mentre è la Campania quella che fornisce le prestazioni peggiori. Sugli ictus, ai buoni risultati di Bolzano (per esempio nel dato della mortalità a 30 giorni dal ricovero: il 7,8%) si accompagnano quelli di Emilia-Romagna e Liguria, mentre Valle d’Aosta, Molise e Basilicata sono agli estremi opposti.

I dati della Sardegna

Detiene due record anche la Sardegna, ma non sono del genere di cui ci si può vantare. L’Isola infatti è la regione che occupa l’ultimo posto in assoluto nella classifica complessiva che fotografa le capacità di programmazione delle varie reti; e anche quella col maggior tasso di abbandono del pronto soccorso da parte dei pazienti ancora in attesa di visita o di dimissione. Il primo parametro, quello sulla programmazione, è una sorta di somma delle performance riscontrate nei vari settori. In questo caso il rapporto Agenas ha attribuito dei valori che vanno da zero a uno: quest’ultima cifra (che nessun territorio raggiunge) rappresenterebbe la perfezione organizzativa, perché vorrebbe dire che la regione ha fatto tutto ciò che le era richiesto per rendere efficiente ciascuna rete tempo-dipendente. Liguria e Lazio vanno abbastanza vicine a questo traguardo ideale, raggiungendo rispettivamente lo 0,96 e lo 0,91. Sul terzo gradino del podio, appaiate a 0,87, Marche e Puglia, che battono di pochissimo la Toscana. La Sardegna è invece lontanissima, con lo 0,45: penultima la Valle d’Aosta con lo 0,46, male anche Campania (0,51). Friuli (0,57) e Calabria (0,59). Dall’Abruzzo (0,60) in su, si entra quanto meno in una soglia di sufficienza.

Il dato del pronto soccorso è invece clamoroso: nell’Isola quasi un paziente su quattro (il 24,3%) va via prima di aver ricevuto una diagnosi, o un foglio di dimissioni, spesso addirittura prima di esser stato visitato. Colpisce il fatto che la seconda e la terza regione in questa graduatoria, Sicilia e Campania, sono comunque staccatissime, col 12,7 e l’11,8%. Dopodiché, a parte l’Abruzzo (10,5), si collocano tutte sotto il 10%, spesso molto al di sotto. Un dato così elevato come quello sardo fa pensare che il fenomeno derivi dai tempi d’attesa insostenibili per chi si reca nei pronto soccorso degli ospedali: un problema che, del resto, ciascun sardo prima o poi ha toccato con mano.

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