Questura, Demanio e vigili del fuoco andranno nell’ex carcere di Buoncammino
Al via il processo di trasformazione del vecchio penitenziario di Cagliari, ma è pronta un’interrogazione in Comune per chiedere il passaggio dell’edificio alla Regione e ottenere finanziamenti per il recuperoIl conto alla rovescia per l’ex carcere di Buoncammino è iniziato. Il vecchio istituto di pena cagliaritano, chiuso dieci anni fa, diventerà la sede dei più importanti enti statali che attualmente pagano costosi canoni di locazione a privati o, come per lo stabile della Questura di proprietà della Città metropolitana, ad altri soggetti pubblici.
Il Comune, messo da parte nella “spartizione” degli spazi e nei progetti futuri non alza bandiera bianca: i consiglieri comunali Matteo Massa (primo firmatario), Alessio Alias, Alessandro Cao, Chiara Cocco, Paola Mura e Carlo Usai voglio discutere nell’Aula di Palazzo Bacaredda un ordine del giorno per trasferire la strutture alla Regione e ottenere i finanziamenti per il recupero.
Il primo step della complicata tabella di marcia è stato “l’affidamento dei servizi tecnici di verifica della vulnerabilità sismica, diagnosi energetica in regime dinamico, rilievo geometrico, architettonico, tecnologico, impiantistico, strutturale e stratigrafico e indagini geologica, geotecnica, idrologica, ambientale, studio di inserimento urbanistico/territoriale e analisi vegetazionali del compendio” aggiudicato alla società “Rti Secured Solutions” per 464.851,16 euro.
Conclusa l’indagine strutturale dello stabile e del comparto, il Demanio conta di dare il via alla gara per la progettazione, alla quale seguirà il progetto per l’insediamento degli enti statali, con i quali sono in corso le consultazioni per la suddivisione e l’assegnazione delle aree interne. I tempi sono legati alle fasi burocratiche relative agli appalti, nei primi mesi del 2025 dovrebbe essere espletata la gara per la progettazione che dovrà essere presentata entro 6 mesi. I lavori di adeguamento potrebbero iniziare nel 2026 per concludersi antro tre anni.
La nuova destinazione dell’ex penitenziario, oggi solo parzialmente utilizzato, è strettamente assoggettata ai vincoli imposti di legge. Il 22 giugno dell’anno scorso Monica Stochino a capo della Soprintendenza archeologica, Belle arti e Paesaggio per la Città metropolitana, in compagnia della direttrice nazionale dell’Agenzia del Demanio, Alessandra Dal Verme, e della responsabile regionale del Demanio, Rita Soddu, aveva effettuato un sopralluogo nella vecchia struttura. La volontà di recuperare il vecchio carcere, prima che vada in malora, è primaria.
Gli spazi dell’istituto di pena sono ora occupati parzialmente dall’Amministrazione penitenziaria, da uffici della Prefettura e dalla Procura che utilizza la vecchia sezione femminile come archivio.
L’obiettivo è trasferire uffici e archivi di Prefettura, Questura, Agenzia del Demanio, Archivio di Stato, Procura della repubblica, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e Direzione regionale dei Vigili del Fuoco nell’ex carcere di Buoncammino. La parola d’ordine è chiara: risparmiare tagliando i costi degli affitti. Ecco perché il Demanio cerca di utilizzare quei beni immobili inutilizzati per trasferire Enti statali che attualmente pagano costosi canoni di locazione a privati o, come per lo stabile della Questura di proprietà della Città metropolitana, ad altri soggetti pubblici.
Il carcere di Buoncammino, con i suoi 15.000 metri quadri, è la più grande struttura edilizia del capoluogo. Progettato da Giovanni Imeroni, fu realizzato dagli ingegneri Bulgarini e Ceccarelli. Entrato in funzione il 2 luglio 1855, è stato operativo sino al 23 novembre 2014, quando con un’imponente operazione i detenuti vennero trasferiti nel nuovo istituto di pena di Uta. Il primo direttore fu Domenico De Sica, nonno dell’attore e regista Vittorio a sua volta padre dell’attore Christian: in precedenza era stato responsabile di tutte le carceri riunite, che in città avevano sede nella Torre di San Pancrazio, nella Torre dell’Elefante e nelle saline di San Bartolomeo (era un bagno penale) dove i condannati lavoravano sotto il sole scalzi (con le catene alle caviglie).
Sul colle c’era un dormitorio, e lì era stato costruito il carcere di Buoncammino per migliorare, in ipotesi, le condizioni dei detenuti. Tenuto conto di una situazione che in realtà migliorata non era, a quella esistente fu accorpata un’altra struttura tra il 1887 e il 1897. La sicurezza interna fu inizialmente affidata all’Esercito per poi passare sotto il controllo del nuovo Corpo di polizia penitenziaria.