L’ingresso è di alta suggestione. Un tappeto di lapilli lavici ti immerge senza preamboli nell’ambiente che ha subìto una devastazione lacerante e che, però, ora è pronto a risorgere, rivivere una nuova vita. La mostra di sculture e fotografie “Aurum urens” mescola proprio con questo intento alberi secolari dilaniati dalle fiamme nell’estate 2021 e lamine d’oro. Il risultato è racchiuso in un messaggio di preziosità fatto di legni che ardono e una pellicola d’oro. Autore di questa suggestiva, quanto originale, esposizione, che resta aperta fino al 29 gennaio al Museo diocesano arborense di Oristano, è Michele Ardu. Fotografo e artista di 36 anni, il giovane oristanese ha voluto concentrarsi sul problema degli incendi e soprattutto ha voluto lanciare il messaggio sul rispetto della natura attraverso la metafora di educazione all’ambiente, di riflessione sulla fragilità della natura.

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Quattordici pannelli fotografici che raccontano i luoghi attraversati della fiamme e devastati. Non solo meravigliose foto ma anche sculture. “L’idea di questa esposizione nasce dopo un reportage fotografico che mi ha consentito di vedere e immortalare ciò che è rimasto dopo gli incendi in alcune aziende agricole di Cuglieri”, spiega Michele Ardu. “Ho pensato che quella tragedia potesse avere una ricaduta positiva, che quegli alberi infuocati potessero diventare testimoni di un messaggio, quello cioè del rispetto della natura. E così dopo averne parlato con le famiglie Fara e Pes, proprietarie delle aziende, ho pensato di far rinascere gli alberi attraversati dalle fiamme facendoli diventare sculture”.

La mostra Aurum Urens, Foto Mocci
La mostra Aurum Urens, Foto Mocci
La mostra Aurum Urens, Foto Mocci

Ventinove preziose sculture bagnate con lamine d’oro. L’effetto ottenuto è davvero di grande impatto: il luccicante metallo prezioso spicca sul nero del legno bruciato dal fuoco, il cui significato si lega anche alla purificazione.

“Un intenso percorso che in un continuo dialogo tra i due linguaggi espressivi sintetizza una sua riflessione sui temi ambientali” scrive Francesca Campana nella presentazione della esposizione che mette a fuoco, è proprio il caso di dirlo, i devastanti roghi dell’estate 2021 nel Montiferru. Un incendio che ha distrutto oltre 20 mila ettari di territorio, fra boschi, oliveti, e campi coltivati, case e aziende agricole. Un vasto patrimonio che “Ardu ha sentito l’urgenza di raccontare, non solo per i suoi legami biografici ma soprattutto per sostenere con i linguaggi espressivi che gli sono propri, politiche ecologiche di tutela del territorio. Più in generale, l’autore mostra con le sue opere che ciò che nasce dal raffronto fra la tradizione e l’osservazione del presente fa germogliare una profonda analisi sul senso dell’esistere, che non abbia più al suo centro l’uomo. Il pathos, l’impatto emotivo in esse racchiuse dall’autore raggiungono immediatamente il visitatore”. Lo raggiungono a tal punto che chi guarda quelle immagini e quelle sculture ha la sensazione di trovarsi esattamente lì, in quei luoghi lacerati dai roghi.

La mostra Aurum Urens. Foto Mocci
La mostra Aurum Urens. Foto Mocci
La mostra Aurum Urens. Foto Mocci

La mostra, con il patrocinio di Regione, Corpo forestale e associazione Oristano e oltre, è ospitata nel Museo diocesano che “continua a consolidare i suoi rapporti con la comunità e con tutto il territorio regionale” ha spiegato la direttrice Silvia Oppo. “Lo fa offrendo stavolta interesse per i temi ambientali tanto cari a papa Francesco, trattati nell’enciclica Laudato sii. Questi tronchi, che prima potevano rappresentare un mero valore patrimoniale e ambientale, per la loro funzione biologica nel nostro ecosistema, in quanto alberi all’interno di un bosco, ora assumono un altro significato. Estrapolati e isolati dal loro contesto, assumono e amplificano la riflessione sul loro più ampio valore testimoniale”. Intanto, sono un monito affinché quanto accaduto non si ripeta più. “Sviluppano in noi” ha aggiunto Silvia Oppo, “un maggiore senso di appartenenza alla terra e al valore del rispetto: siamo in transito e dobbiamo cercare di custodire per i nostri figli i beni preziosi del creato e allo stesso tempo diffondere la cultura che questi sono beni identitari, beni paesaggistici”.

Michele Ardu racchiude il suo messaggio in questo concetto che compare nella mostra: “Dopo secoli vissuti negli stessi acri di terra, che questi alberi entrino ora nei Musei del mondo, in nuove case, e continuino a vivere, cercando di proteggere le altre foreste del nostro pianeta, testimoniando la preziosità e la fralezza della Natura”. L’idea dell’artista fotografo è, infatti, quella che far “camminare” questa esposizione anche al di là dei confini della nostra Penisola. Lo scorso luglio, in occasione del Palio, ha già fatto tappa a Siena nei Magazzini del sale.

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