Quando la natura offre spunti di estrema bellezza
L’opera di Barbara Nappini, presidente nazionale di Slow food, rivela aspetti inediti di riflessionePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un volume agile e intriso di poesia. Anche nella descrizione di situazioni e fatti che, solo apparentemente, non hanno a che fare con i versi. E invece se riflettiamo un momento non possiamo che essere sulla stessa lunghezza d’onda di Barbara Nappini, presidente nazionale di Slow Food e autrice del libro “La natura bella delle cose”. Quasi un volo, un viaggio attraverso la vita e gli eventi che narrano chi siamo e ancora di più chi vogliamo diventare.
L’autrice parte dal racconto di una decisione potente presa nella sua vita, un cambio radicale dal quale si sono aperti spazi inaspettati, prima solo lontanamente immaginati. Un saggio accorato che invita i lettori all’azione raccontandoci non soltanto quello che nel mondo non funziona ma anche, e soprattutto, una via d’uscita. E cioè che tutti noi possiamo rendere la nostra terra migliore, nella sua bellezza più autentica. Proprio attraverso le pagine di questo volume Barbara Nappini ci fa scoprire la bellezza della natura, nelle varie sfaccettature, che talvolta ci passa davanti e non sappiamo cogliere. Il volume si apre con un argomento legato alle donne a al cibo, con una descrizione poetica. L’attenzione dell’autrice si sofferma, per esempio, sulla pasta madre. Vale la pena di soffermarsi sull’apertura del vasetto che la contiene: “Allena i miei sensi, mi riporta alle superfici ruvide. Lei, la madre, solletica le mie narici con quel profumo acido e primigenio della fermentazione. Fa un bel suono, quando il tappo cede e lascia uscire il gas. Quando diventa impasto fa un bel suono croccante quando diventa pane”.
Poi Barbara Nappini ci fa riflettere sui termini: “Si dice pasta madre; lievito madre; madre terra. Madre e non padre. C’è un legame intrinseco femminile col nutrimento nell’immaginario collettivo”. Altro argomento affrontato nel volume “Cibo e libertà”. L’autrice parte da una considerazione tutt’altro che banale: “Essere capaci di produrre cibo è un atto rivoluzionario, espressione dell’autonomia, sovranità alimentare e riguarda tutti noi. Slow food si occupa di questo supportando e promuovendo i sistemi locali del cibo, sono produzioni fortemente legate al territorio, basate sulle connessioni, sulle comunità, in grado di combattere spreco alimentare, di valorizzare la produzione di piccola e media scala e di proteggere la biodiversità”.
La presidente nazionale di Slow food si sofferma, inoltre, su alcuni numeri che fanno riflettere. “Nel 2014, secondo un rapporto Fao, 9 su 10 dei 570 milioni di aziende agricole erano a conduzione familiare e producevano l’80 per cento del cibo mondiale. Eppure questo tipo di agricoltura viene definito alternativo”. Ancora un argomento importante e di stretta attualità, lo spreco del cibo. “Un terzo del cibo che viene prodotto viene sprecato, con quel terzo sfameremmo 4 volte il quasi miliardo di persone che non ha regolare accesso al cibo”.
Leggendo questo libro emerge una convinzione: la bellezza è un motore silenzioso e potente, in grado di riconnetterci con gli altri e con quello che ci circonda: “Le cose belle sono le azioni quotidiane, solo apparentemente insignificanti, come impastare il pane, affrontare realtà dure ma sorprendenti, come salire su una nave che salva vite in mare, discutere sulla potatura degli olivi riconoscendo il valore degli alberi e dei loro frutti, rispondere alla violenza con gesti di pace. Grandi e piccole scelte che ci permettono di restare umani”.
Il fondatore di Slow food Carlo Petrini nella prefazione spiega: “Con questo libro, Barbara Nappini dimostra non solo di rappresentare le gambe con cui l’associazione continua a muoversi e a portare avanti le tante (forse, sempre più) battaglie del buono, pulito e giusto, ma anche, insieme a tutti i collaboratori della Chiocciola, di come l’associazione goda di una nuova “testa”, un pensiero affine e fortemente legato a quello che ci portò, nel 1989, a fondare questo movimento internazionale che oggi si vede rigenerato, rinvigorito e allineato con i tempi in cui viviamo”.