Razzisti che ascoltano hip hop, qualcosa non torna. Ha davvero ragione Salmo da Olbia. Musica nera, il rap, come il jazz. Allora immaginate quanto possa suonare paradossale la frase “nazisti che ascoltano jazz”. Eppure così è stato. Ma non solo. Joseph Goebbels, potentissimo ministro della propaganda di Hitler, dopo averlo denigrato e fatto mettere al bando il jazz nel 1935, musica di negri, razza inferiore non esitò a sfruttare lo stile musicale afro-americano per i suoi scopi propagandistici.

Arruolò il fior fiore dei musicisti jazz tedeschi e non solo. Un’armata be bop per una guerra psicologica condotta con pianoforte, sax, clarinetto e batteria. Per diffondere queste note serviva una Guerrilla Radio. L’emittente “Germany calling”, condotta dal collaborazionista irlandese William Joyce, detto Lord Haw Haw faceva “cabaret politico” attraverso l’emittente radiofonica.

Succede che nel 1940, negli oscuri uffici del ministero della Propaganda a  Berlino, c’è qualcosa di strano. Si sente suonare qualcosa di molto diverso dai classici wagneriani. Non c’è dubbio, è jazz. Qualcosa non torna e molti funzionari protestano, si indignano. La musica “negroide” è stata proibita, viene considerata la forma degenerata di un’arte ben altrimenti onorata da compositori ariani. Al gruppo erano affidati il sottofondo e gli intermezzi musicali. L’emittente “Germany calling” aveva un posto di primo piano tra le emissioni tedesche in onde corte, ed erano seguitissime Oltremanica. Quanti inglesi l’ascoltavano? Moltissimi. Un quarto dell’audience secondo la Bbc. Un paio d’anni dopo la radio si poteva ascoltare anche Oltreoceano.

Il gruppo si chiamava “Charlie and His Orchestra”, ma fu conosciuto anche come “Mr. Goebbels Jazz Band”, “Templin band” e “Bruno and His Swinging Tigers”. La guida del complesso fu affidata a Ludwig “Lutz” Templin, violinista e sassofonista, non iscritto al partito, che coinvolse il batterista Fritz “Freddie” Bocksieper, il clarinettista Kurt Abraham, il trombonista Willy Berking. Al gruppo fu aggregato come frontman il cantante Karl “Charlie” Schwedler, un impiegato del ministero della Propaganda. Cosa non si fa per non finire fucilati. Si trattava di un ensemble di tutto rispetto. La band realizzò cover di brani swing americani, i cui testi venivano sostituiti con altri, redatti dal ministero, che si riferivano al complotto ebraico, al pericolo comunista e mettevano alla berlina Churchill e Roosevelt.

Tra i musicisti anche qualche nostro illustre conterraneo. Infatti il problema dei musicisti di provata fede germanica era che venivano spediti al fronte.sPer sostituire quelli arruolati nella Wehrmacht, vennero ingaggiati allora musicisti belgi, olandesi e italiani, come il pianista Primo Angeli, il contrabbassista Cesare Cavaion, i trombettisti Giuseppe Impallomeni, Nino Impallomeni e Alfredo Marzaroli, il sassofonista Mario Balbo. I 78 giri del complesso, divenuto ormai una big band, erano destinati ai territori occupati e ai campi per i prigionieri di guerra. Ne furono prodotti oltre 250. Non si trovano più e quei pochissimi che rimangono sono oggetto di culto per collezionisti.

Nel 1943 i bombardamenti alleati costrinsero la radio a trasferirsi da Berlino a Stoccarda. La band suonò fino alla fine del regime, nell’aprile del 1945 e molti dei suoi componenti presero strumenti e custodie e passarono a suonare per gli Alleati, trovando nel campo avverso la giusta densità culturale. Nel dopoguerra i destini dei protagonisti di “Germany calling” si separarono con esiti molto diversi. La maggior parte dei musicisti, con alterne fortune, continuò a muoversi nell’ambiente artistico. Lord Haw Haw, che nella narrazione ha un ruolo e uno spazio notevole, fu invece impiccato nel 1946 a Londra per alto tradimento.

A raccontare questa storia (vera) il libro di Demian Lienhard Mr. Goebbels Jazz Band (edito in Italia da Bollati Boringhieri).

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