Pronto soccorso in codice rosso
L’ultimo rapporto Simeu: accessi annui in aumento, il servizio fa da “tampone” all’intero sistemaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«I pronto soccorso italiani stanno funzionando da tampone dell’intero sistema, reggendo il peso di condizioni di cronicità e socio-assistenzialità che non avrebbero alcun motivo di essere gestiti dalla Medicina d’emergenza urgenza se non per l’insufficienza delle strutture che dovrebbero essere deputate a tali scopi».
Così l’ultimo rapporto Simeu (Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza) presentato di recente, che descrive la situazione del Paese attraverso le risposte di 80 centri su tutto il territorio.
«Il primo numero che emerge è un ulteriore incremento degli accessi annui, che al 30 settembre 2024 registra un +2,2% rispetto al 2023, proiettando il valore annuo a circa 19 milioni di visite. Dal 2020, anno post-pandemico, a oggi, l’incremento cumulativo è del 29%», sottolinea Salvatore Manca, past president di Simeu. «Risulta evidente la necessità dei cittadini di un accesso rapido e non mediato alle strutture del Servizio, un peso sempre maggiore che grava sul sistema dell’emergenza urgenza»
Dall’indagine risulta che i principali problemi dei pronto soccorso italiani sono: carenza di personale (29%), boarding (26%), accessi impropri (26%), aggressioni (19%).
«I temi maggiormente dibattuti, come gli accessi “impropri” o le aggressioni, sono considerati dai professionisti di minor importanza rispetto alla necessità di rinforzare gli organici con lo scopo di garantire una migliore qualità di cura ed assistenza e di diminuire il carico di lavoro sui singoli operatori e, di conseguenza, anche lo stress psicofisico dei professionisti», afferma Beniamino Susi, vice presidente Simeu.
Aggiunge Antonio Voza, segretario nazionale: «Lo stress correlato ad un’attività intensa è anche l’elemento più critico in assoluto che definisce la disaffezione dei medici al lavoro in pronto soccorso prima ancora che la valorizzazione economica».
I motivi della disaffezione dei medici sono: stress da lavoro-correlato, insufficienza della valorizzazione economica, scarsa qualità della vita, rischio medico-legale.
I direttori chiedono alla medicina del territorio: una maggior attività di filtro da parte della medicina generale, l’attivazione di ambulatori ad accesso diretto, una più efficace e precoce presa in carico di pazienti dimissibili, la diminuzione dei tempi d’attesa per esami diagnostici.
Tra le necessità più importanti anche la possibilità di indirizzare altrove, a partire dal triage, pazienti a minor priorità, e la gestione separata dei codici minori affidata ad altre figure professionali. Nel dettaglio, i direttori di pronto soccorso ritengono urgenti: il rinforzo degli organici, la diminuzione del boarding, la possibilità di indirizzare altrove i pazienti a minor priorità, una gestione separata dei codici minori.
Per quanto riguarda la tipologia dei pazienti, dallo studio emerge che il maggior impegno gestionale - inteso come peso organizzativo, necessità di risorse, tempi di permanenza, carico assistenziale - è rappresentato da pazienti cronici multi patologici; a prevalente componente assistenziale; a patologia prevalente oncologica; a patologia prevalente psichiatrica.
Simeu ha scelto di investire in un progetto di compartecipazione, di analisi e condivisione di intenti che, per la prima volta, ha coinvolto attivamente i cittadini, pazienti e parenti, con l’obiettivo di lavorare insieme per migliorare e creare strumenti di alleanza.
Dalle risposte dei pazienti che hanno compilato il questionario è emerso che: il 72% si è recato in pronto soccorso almeno 3 volte in un anno; il 41% non ha ancora compreso a cosa serva il triage; il 61% non è a conoscenza del passaggio a 5 codici colore e codice alfa-numerico; il 49% ha atteso più di 8 ore prima di essere ricoverato; il 61% non ha avuto un pasto e il 37% dei casi neppure un ristoro. Da queste risposte – rileva Simeu – il primo dato allarmante ed evidente è che manca un’educazione sanitaria.