Visto che trascorsero pochissimi giorni fra il trapasso e la solenne celebrazione del trapassato, a gennaio cadranno i cento anni sia dalla morte di Lenin (il 21) sia dal cambiamento di nome di Pietrogrado in Leningrado (il 26). A settembre invece saranno 33 anni, cifra meno tonda ma a suo modo evocativa, da quando la metropoli russa riprese il suo vecchio nome di San Pietroburgo (Pietrogrado era stata un’innovazione bolscevica e durò una manciata di anni).

L’idea di ribattezzare una città può sembrare una scelta enorme, soprattutto in un Paese dove nei giorni scorsi ha determinato un grande turbamento l’idea poi ritrattata che Cervinia, frazione da 700 residenti del comune di Valtournenche, dovesse chiamarsi Le Breuil. Eppure si tratta di un fenomeno più diffuso di quanto si pensi. Certo, abbiamo tutti in mente l’alternarsi fra Bisanzio, Costantinopoli e Istanbul a seconda di chi regni sulla città del Bosforo, o la rifondi. Ma basta una rapida ricerca in rete per trovare elenchi a tratti sorprendenti (per esempio quello stilato da Arnaud Bernier per Babbel o quello, piuttosto divertito, assemblato dal blogger Claudio_VL per il sito viaggiareleggeri) di ridenominazioni di centri abitati, con scelte a volte storiche e altre volte provvisorie e addirittura intermittenti.

In Italia ci sono casi piuttosto conosciuti di città di fondazione fascista che dopo il Ventennio, per motivi politici evidenti, assumono una nuova identità. L’esempio maggiore è Littoria che diventa Latina, quello a noi più consueto è Mussolinia che - a marzo saranno 80 anni - si trasforma in Arborea. Quanto al vasto mondo, in tanti sappiamo che un tempo New York si chiamava Nuova Amsterdam, ma pochi hanno idea che prima ancora, per breve tempo, fu Nuova Angoulême.

È probabile poi che qualcuno si sia chiesto che fine ha fatto Canton, visto che nessuno la nomina più. È sempre al suo posto, nell’estremo sud della Cina, con i suoi quasi 15 milioni di abitanti. Ma si chiama Guangzhou.

L’India propone più di un esempio. Fra quelli più conosciuti ci sono Bombay, che a fine 1995 è diventata Mumbai, e Madras, che l’anno dopo ha assunto il nome di Chennay. Una certa assonanza con la denominazione precedente hanno mantenuto Benares, che ora si chiama Varanasi, e Calcutta, oggi Kolkata.

Quanto alle ridenominazioni dalle origini più futili e a quelle provvisorie, vale la pena di lasciare direttamente la parola a Claudio_VL, che pescando negli Stati Uniti cita (fra le altre) Hot Springs, nel New Mexico, e la texana Dublin. La prima «cambiò nome nel 1950 e diventò “Truth or Consequences” (equivalente a “Obbligo o verità” in italiano), quando il presentatore della trasmissione tv “Truth or Consequences” annunciò che la puntata successiva della trasmissione avrebbe avuto luogo nella prima città che avesse preso il titolo della trasmissione come nome». La seconda invece ogni anno, tra il 4 e il 9 giugno, «cambia nome - e segnali stradali - e diventa “Dr. Pepper”, per commemorare l’apertura del primo stabilimento produttivo della bibita Dr. Pepper».

L’elenco potrebbe allungarsi molto, ma ci sono almeno tre altri casi che comunque meritano di essere ricordati. Il primo è quello della sudafricana Polokwane, che fino al 2003 si chiamava (evidentemente il nome porta con sé un destino di provvisorietà) Pietersburg. Poi c’è una città tedesca che per lunghi anni colpì la fantasia degli studenti, soprattutto quelli di sinistra, che durante le lezioni più noiose lasciavano vagare lo sguardo sulla cartina dell’Europa appesa nell’aula: è Karl-Marx-Stadt, così battezzata nel 1953 e nel 1990 tornata al suo nome sassone di Chemnitz. E a proposito di centri abitati incappati nella travolgente volontà nomenclatoria del socialismo reale, due curiosità su quella che abbiamo sempre chiamato Togliattigrad. Innanzitutto il vero nome è semplicemente Togliatti, e fu imposto alla città sul Volga nel 1964, appena una settimana dopo la morte dello storico segretario del Pci: “grad” è un suffisso che usiamo arbitrariamente noi italiani per aggiungere un sapore slavo. Quanto al nome attuale, la scelta fu lasciata agli abitanti nel 1996, quando fu indetto un referendum per decidere se tornare all’antico Stavropol’-na-Volge. Non doveva essere una questione sentitissima perché non votò neanche la metà degli aventi diritto. Per l’esattezza l’affluenza si fermò al 48,6%, ma la grande maggioranza di chi andò alle urne, l’82%, scelse di mantenere il nome Togliatti.

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