L’ultima volta che le campane di Santa Rosalia aveva suonato lui era appena nato. A riportarle in attività, dopo tanti anni, circa ottanta, ci ha pensato Francesco Calledda, aritzese trapiantato a Cagliari, 83 anni compiuti a febbraio, il pellegrino più famoso della Sardegna conosciuto con il soprannome di Zigheddu. Lui ha imparato come si suonavano le campane da chierichetto nel suo paese d’origine. “Mi stavano insegnando anche a utilizzare l’organo in chiesa, ma poi sono cresciuto e ho preso altre strade, mi sono trasferito a Cagliari e mi sono dedicato solo alle campane”. E nella sua vita non ha mai smesso di pensare ai rintocchi, tanto che ad Aritzo quando i compaesani sentivano le campane suonare dicevano: “Zigheddu oggi è in paese”.

Ora anche i fedeli che frequentano la chiesetta di Santa Rosalia, in via Torino a Cagliari, dicono le stesse parole quando sentono le campane che dopo ottant’anni hanno ripreso a battere grazie all’uomo dei tanti pellegrinaggi: “Zigheddu è in città”.

Tutto è capitato per caso, come racconta Francesco Calledda: “Ho imparato a suonare le campane da piccolo e non ho mai smesso. Anzi ho anche cercato di insegnare quest’arte a qualcuno più giovane di me. Dopo che mi sono trasferito a Cagliari, continuavo a suonare quelle della parrocchia di Aritzo nel fine settimana, quando rientravo in paese”. Un giorno, per caso, uno dei frati minori che risiedono nel vicino convento e che officiano le messe nella chiesa di Santa Rosalia lo ha portato in cima al tempio e facendogli vedere le campane, ormai silenziose da circa ottant’anni, gli ha chiesto se erano ancora in grado di suonare. I due grandi pezzi bronzei, sistemati uno a fianco all’altro in una strana posizione ad angolo retto (“un campanile a vela, a due luci, disposto ad angolo”, scrive Anna Palmieri Lallai nel libro “La chiesa di Santa Rosalia”, edito da Arkadia. Il tempio ospita due campane di grande pregio storico: una delle due venne fusa nel 1826 da Raimondo Mongia nel Regio Arsenale di Castello, oggi cittadella dei musei, spiega ancora la curatrice del libro), abbelliscono la chiesa dove riposano le spoglie terrene di San Salvatore da Horta, che visse proprio a Cagliari negli ultimi anni della sua vita. Salvatore da Horta arrivò in città nel novembre del 1565, da Barcellona dove fu perseguitato dall’Inquisizione spagnola per il grande seguito che aveva tra i fedeli. Nonostante questo, quando giunse a Cagliari era già in odore di santità. E dopo 18 mesi di permanenza a Cagliari, morì in Sardegna ad appena 47 anni, per poi diventare uno dei santi protettori della città con Sant’Efisio, San Saturnino, patrono del capoluogo, e la Madonna di Bonaria.

Ogni pezzo della chiesetta di via Torino racconta la storia della città e i successivi rifacimenti ricordano le varie epoche in cui il tempio è stato ristrutturato. Così anche le campane, che però da quasi un secolo erano silenziose. “Quando le vidi per la prima volta, accompagnato da un frate del convento, mi precipitai a comprare una corda: in pochi minuti provammo i rintocchi e da allora, sono passati circa un paio d’anni, le campane suonano ogni giorno”, racconta Zigheddu con occhi che brillano.

La chiesetta di Santa Rosalia, così, nel centro storico di Cagliari richiama i fedeli come faceva nel 1700 dopo un primo ampliamento e la concessione del tempio ai frati Minori Osservanti, arrivati in città a Cagliari già diversi secoli prima che venisse eretta Santa Rosalia. Peraltro si hanno notizie della chiesa già nel XV secolo, e in particolare di un oratorio dedicato alla santa. Poi l’edificio fu ampliato e nel 1758 accolse le spoglie del beato Salvatore da Horta, traslate nel tempio di via Torino dalla chiesa di San Mauro.

La chiesa di Santa Rosalia a Cagliari (foto archivio L'Unione Sarda)
La chiesa di Santa Rosalia a Cagliari (foto archivio L'Unione Sarda)
La chiesa di Santa Rosalia a Cagliari (foto archivio L'Unione Sarda)

Negli anni Trenta del secolo scorso poi, la chiesa venne interessata da nuovi lavori quando le reliquie del beato furono spostate sull’altare maggiore (nel 1938) in occasione della canonizzazione. Un gioiello barocco al centro di Cagliari, con particolari architettonici prestigiosi dove le campane hanno ripreso a richiamare i fedeli. In tante parrocchie risuonano ormai dischi registrati, mentre a Santa Rosalia i rintocchi ormai sono tornati ad essere un’abitudine. Grazie a un piccolo grande uomo arrivato dalla Barbagia.

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