È il 13 settembre scorso, a Gioia del Colle Thomas Nanna, 18 anni, passeggia con amiche in centro. Alcuni bulli lo avvicinano e lo insultano. Lui risponde. Loro lo massacrano di botte. Risultato: contusioni alla colonna vertebrale. Torino, 11 settembre, tre ragazzi in piazza Vittorio vengono aggrediti a causa del loro abbigliamento "da froci" e colpiti con bottiglie. Pompei, 28 agosto, una coppia gay di turisti viene accolta dall’operatore dell'area archeologica con un "arrivano i ricchioni". Salerno, 11 agosto, un infermiere viene dileggiato pubblicamente dal primario e dalla caposala.

Salerno, 6 agosto, una donna accoltella la figlia e la sua compagna perché non accetta la loro relazione. Tirrenia, 31 luglio: una coppia gay viene allontanata da uno stabilimento balneare perché "queste cose" (cioè un bacio) "potete andare a farle alla spiaggia pubblica".

L’elenco è impressionante. Dal 2013 a oggi le vittime registrate sono 1.486, solo nell’ultimo anno 147. In Sardegna 36. Sono i numeri di Omofobia.org, un progetto nato 9 anni fa per iniziativa di Arcigay, con l’obiettivo di mobilitare la società civile, e che in seguito ha dato vita, con l’imprinting di Massimo Battaglio e di altri volontari di varie associazioni, a una rete di segnalatori e raccoglitori di informazioni.

Omofobia.org è gestito dalla Tenda di Gionata, con l’aiuto di molti volontari dei gruppi il Guado, I Giovani del Guado, Il Progetto Giovani Cristiani Lgbt, Cascina San Boezio e di altri gruppo di omosessuali credenti, coordinati da Battaglio, 57 anni, architetto, scrittore e attivista.

L'omofobia – spiega Omofobia.org - è l'avversione irrazionale o ideologica nei confronti dell'omosessualità e di altre diversità sessuali come la bisessualità e la transessualità. L'omofobia si può presentare nella forma di sentimenti, pensieri, pregiudizi, comportamenti, che spesso diventano abusi sulla persona e veri e propri crimini. Viene equiparata dall'Unione europea al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo e, nei maggior parte dei paesi occidentali, esistono leggi per contrastarla.

Il progetto “Cronache di ordinaria omofobia” è iniziato nell’ottobre 2012, quando è cominciata la campagna politica e religiosa contro il “gender”. Sottolinea Battaglio che «in quei giorni qualcuno sosteneva che l’omofobia non esiste, che le aggressioni o gli omicidi ai danni di persone omosessuali non fossero che atti di criminalità comune senza rapporto con l’orientamento sessuale delle vittime, che i suicidi di persone lgbt non dimostravano altro che la fragilità di chi aveva “scelto” di vivere una condizione contro natura, che i licenziamenti, gli allontanamenti da casa, le discriminazioni varie, fossero in realtà legittime reazioni alle provocazioni che i gay mettono in atto individualmente e attraverso le loro “potentissime lobby”. Un campionario di insinuazioni a cui si assiste ancora oggi. Decidemmo così di iniziare a censire tutti gli episodi omofobi, raccogliendo notizie da giornali, social, associazioni e i loro sportelli d’ascolto, facendo sempre attenzione anche ai rapporti delle forze dell’ordine, dai quali però si capisce poco perché è raro che le vittime esplicitino la matrice omofoba dell’atto subito e, soprattutto, che gli agenti di polizia ne tengano conto in assenza di una legge specifica».

Prosegue: «Abbiamo superato da un po’ il migliaio di casi ma non pretendiamo di aver compilato un elenco esaustivo. Mancano molti suicidi in cui i parenti hanno chiesto riserbo; mancano parecchi episodi di bullismo scolastico a carico di minori; mancano tutti i casi in cui le vittime, per motivi forse non condivisibili ma da rispettare, non hanno avuto il coraggio di esporsi».

Dice Michele Pipia, del direttivo Arc Sardegna, che «i casi ufficiali, denunciati a polizia e carabinieri, sono forse un terzo rispetto a quelli reali». Perché non tutti sono uguali, innanzitutto. «Sono frequenti quelli in cui i genitori ti sbattono fuori di casa, è omofobia, certo, ma non vai in questura. Poi, molti preferiscono non denunciare, si vergognano, temono di non essere creduti».

Nell’isola è partito di recente lo sportello Arc “Ci siamo”, finanziato con fondi della presidenza del Consiglio dei ministri, Arc e il Moss di Sassari hanno vinto un bando e avviato questo importante servizio di ascolto e di prima accoglienza, aperto tutti i martedì dalle 18 alle 20 nella sede di via Falzarego 35 a Cagliari. Si può anche scrivere a associazionearc@gmail.com, mandare messaggi whatsapp al numero 392.4553756 o utilizzare i social, Facebook (Arc Cagliari), Twitter e Instagram (Associazione Arc) e Telegram (Arconlus).

«Gli episodi segnalati fino a luglio riguardavano soprattutto discriminazioni a scuola», continua Pipia, «a fine giugno c’è stato un ragazzo che, adescato a Sant’Elia, al parcheggio cuore, zona di incontri, è stato pestato e gli hanno dato 40 giorni di prognosi. Insomma, anche se in Sardegna non ci sono la quantità di casi di altre regioni, il problema esiste, e anche qui è necessario assicurare prevenzione, sensibilizzazione, ascolto e aiuto. Come sarebbe essenziale l’educazione sessuale nelle scuole, tra i giovanissimi, che troppo spesso non conoscono e non praticano l’uso del preservativo, mettendo a rischio la loro salute».

Nel nostro Paese – prosegue – «i peggiori episodi di discriminazione li subiscono le persone trans. Secondo dati Istat, il 72% delle persone in unione civile non si sentono sicure nella loro città, il 70% delle persone dichiaratamente omosessuali ha subito discriminazioni sul luogo di lavoro, una cifra che supera l’80% tra le persone transessuali».

Aggiunge ancora Pipia: «In Sardegna la legge che dà i fondi ai centri antiviolenza non prevede purtroppo l’accettazione anche di ragazzi omosessuali o persone trans e, su questo ci proponiamo di chiedere una modifica. In Italia oggi ci sono sei case d’accoglienza aperte a tutti (in Sardegna neppure una) e un altro servizio importantissimo, adottato in alcuni Pronto soccorso (in Lazio, ad esempio) prevede l’estensione del “codice rosa” anche alle persone trans. La strada da fare è molto lunga e piena di ostacoli».

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