Quando si arriva alla Fondazione Louis Vuitton, all’interno del parco di Bois de Boulogne, alla periferia ovest di Parigi, l’edificio a forma di “vela” che la ospita (progettato da Frank Gehry) sembra essere il pezzo forte del museo privato dedicato all’arte moderna e contemporanea. Poi appena si entra, superati i rigorosi controlli anti-terrorismo, si apre un mondo straordinario che, a guardarlo, viene da stropicciarsi gli occhi. Un mondo fatto di dipinti di Monet, Matisse, Cézanne, Gauguin, Munch, Picasso. Solo per citarne alcuni. Ci sono sempre mille motivi per visitare Parigi, ma fino al 22 febbraio 2022 ce n’è uno in più: alla Fondazione, infatti, si può visitare la mitica collezione Morozov, dal nome dei due fratelli russi che alla fine dell’Ottocento frequentavano la scena artistica francese. Una delle più importanti raccolte al mondo d’arte impressionista e moderna, oltre 200 capolavori dipinti, sculture e fotografie, che per la prima volta si possono ammirare fuori dalla Russia.

Per capire quale sia il pezzo forte della collezione basta salire al primo piano e osservare l’unica fila che si forma davanti a una stanza buia, la numero 7, tra le sale dell’architettura di Frank Gehry: tutti aspettano di vedere “La ronda dei prigionieri”, il capolavoro meno noto di Van Gogh (anche se l’invenzione è di Gustave Doré) dipinto alla fine del 1800 quando era rinchiuso in isolamento nel manicomio di Saint-Rémy-de-Provence. Bisogna avere la pazienza di attendere dieci, venti minuti (ne vale la pena) oppure la fortuna di entrare nei momenti di scarico della giornata, cioè quando comincia l’ultimo turno delle visite.

La collezione Morozov è una mostra che va seguita, girata, quasi girovagata se si può dire, secondo le proprie inclinazioni, passando da un autore all’altro, da un’opera all’altra, seguendo i richiami che arrivano al nostro gusto. Tre opere supreme, La notte bianca di Munch, il Bouquet (nel vaso con due maniglie) di Matisse, Ritratto di Ambroise Voillard di Picasso, stanno arroccate sulle soglie del secolo scorso, come a dominarlo dall’altro, sature di spiriti “moderni”, più che non ne contengano molte altre successive. Continuando a girovagare, impossibile non davanti alle trasparenze delicate dei grigi e dei celesti, che fanno vaporose non solo le vesti, ma ogni altra parte dei quadri dipinti da Dégas.

Nati in una ricca famiglia moscovita di industriali tessili, i due fratelli Morozov sono cresciuti con lezioni di disegno di artisti russi che conoscevano gli impressionisti. Mikhail, il fratello maggiore, viaggiò e acquistò i suoi primi quadri a Parigi quando aveva solo 20 anni. Fu lui a portare per la prima volta in Russia un quadro di questi pittori dell’avanguardia francese. Morì a soli 33 anni ma la sua collezione comprendeva già 39 dipinti di Monet, Toulouse-Lautrec, Renoir, Gauguin. Il fratello Ivan, di un anno più giovane, che sognava di diventare pittore, proseguì gli acquisti per la collezione di famiglia, comprando impressionisti, post-impressionisti, con una passione in particolare per Cézanne. Dimostrando di avere avuto la cultura, l’intelligenza e la sensibilità di capire ed amare i maggiori artisti del loro tempo che stavano a Parigi, la passione di acquistare e portare a Mosca in così gran numero le loro opere, e poi la coscienza civile di donarle al loro Paese.

Curata da Anne Baldassari, la mostra è impreziosita da un allestimento museografico eccezionale, che porta in scena anche la ricostruzione del “Salone da musica” dell’Hôtel particulier di Ivan Morozov. La sala è costituita da un insieme decorativo monumentale composto da tredici pannelli commissionati a Maurice Denis, sul tema della Storia di Psiche e da quattro sculture create da Aristide Maillol.

Nel 2016 la Fondazione Vuitton aveva organizzato una mostra dedicata alla collezione di Sergei Shchukin, ricco industriale che come i Morozov era affascinato dalla pittura francese del suo tempo. L’evento nel museo del Bois de Boulogne aveva richiamato più di un milione di visitatori. La nuova mostra che viene dalla Russia è stata rinviata tre volte a causa della pandemia. Una fortuna per chi avesse in programma una visita a Parigi nei prossimi due mesi, variante Omicron permettendo.

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