Si inchina solo al tifo indiscusso per il Cagliari e alla passione travolgente per la Dinamo Banco di Sardegna di Sassari. L’ippodromo di Chilivani sta comunque nel cuore degli sportivi dell’Isola. Presenze alla mano è al terzo posto nel gradimento visto che è l’impianto più frequentato dopo lo stadio del Cagliari e il palazzetto dello sport di Sassari. Oltre mille posti a sedere, rimasti vuoti nel 2020 quando le corse prima rinviate per la pandemia vengono poi garantite ma senza pubblico, a porte chiuse. In cento anni di storia solo la guerra aveva bloccato le gare sulle piste di Chilivani. «La passione per il cavallo è sempre molto viva, vengono appassionati di tutta la Sardegna e anche turisti», sottolinea il direttore Nicola Fois.

L’ippodromo, tempio dell’ippica sarda, ha celebrato il secolo di attività con diverse iniziative, dall’album filatelico a un opuscolo curato dal comune di Ozieri, all’immancabile corsa del centenario, il 30 dicembre 2021.

Il re Vittorio Emanuele III all'inaugurazione dell'ippodromo il 27 maggio 1921 (foto archivio L'Unione Sarda)
Il re Vittorio Emanuele III all'inaugurazione dell'ippodromo il 27 maggio 1921 (foto archivio L'Unione Sarda)
Il re Vittorio Emanuele III all'inaugurazione dell'ippodromo il 27 maggio 1921 (foto archivio L'Unione Sarda)

All’inaugurazione, il 27 maggio 1921, aveva presenziato il re d’Italia, Vittorio Emanuele III, che in quei giorni era in visita in Sardegna. Allora a dare lustro all’evento anche una moltitudine di appassionati, allevatori ed esponenti dell’alta società arrivati da Cagliari, Sassari, Oristano. Diecimila persone, raccontano le cronache del tempo. Ognuna era giunta come aveva potuto, in base al suo rango: in auto, a piedi, a cavallo o col treno a scartamento ridotto delle ferrovie complementari che avevano organizzato corse speciali. Lo spettacolo entusiasmò tutti: quindici cavalli in gara, la vittoria del primo Derby sardo a Cerva de Ozieri, montata da un ufficiale dell’Esercito, Giovanni Baroncelli, e di proprietà di Luigi Comida, il possidente che per la corsa aveva messo a disposizione i terreni di famiglia, gli stessi dove sorge l’ippodromo.

Sfilata dei cavalieri nel Derby del 1922 a Chilivani (foto archivio L'Unione Sarda)
Sfilata dei cavalieri nel Derby del 1922 a Chilivani (foto archivio L'Unione Sarda)
Sfilata dei cavalieri nel Derby del 1922 a Chilivani (foto archivio L'Unione Sarda)

L’impianto di Chilivani, diventato simbolo dell’Isola, colleziona nel tempo traguardi prestigiosi fino alle corse attuali: Derby sardo, Gran premio sardo, Derby del purosangue arabo, Omnium dei 4 anni e oltre, Meeting internazionale dell’anglo arabo, Gran premio Regione sarda, Criterium sardo per i purosangue inglesi. Da qualche anno c’è anche la Listed race per i purosangue arabi, sponsorizzata dallo sceicco Mansoor Bin Zayed All Nahyan di Abu Dhabi.

Guerra a parte, in questi cento anni a cavallo di due secoli, non ci sono solo momenti di gloria. L’ippodromo, senz’altro specchio della storica passione dei sardi per il cavallo, risente anche delle crisi del settore ippico che si sono fatte sentire negli ultimi decenni al punto da portare alla chiusura di importanti impianti in tutta Italia, come pure della svolta nella gestione impressa dalla riforma della Giunta Soru. Cancellato l’Istituto d’incremento ippico, l’ippodromo approda nelle mani del comune di Ozieri che lo affida a una società in house. Passaggio difficile ma l’impianto riesce a reggere l’urto del cambiamento. «Si è scongiurato il pericolo grazie alle scelte coraggiose compiute negli ultimi 15 anni dalle amministrazioni comunali che con lungimiranza hanno serrato le fila e lavorato per conservare e valorizzare l’immenso patrimonio rappresentato dall’ippodromo Don Deodato Meloni», commenta Marco Murgia, sindaco di Ozieri.

Corsa del centenario il 30 dicembre 2021 nell'ippodromo di Chilivani (foto archivio L'Unione Sarda)
Corsa del centenario il 30 dicembre 2021 nell'ippodromo di Chilivani (foto archivio L'Unione Sarda)
Corsa del centenario il 30 dicembre 2021 nell'ippodromo di Chilivani (foto archivio L'Unione Sarda)

«L’ippodromo di Chilivani è una grande realtà non solo sportiva perché il cavallo ha un suo indotto», spiega il direttore Fois richiamando le tante attività produttive e le figure professionali che ruotano attorno: dai veterinari alla farmaceutica, dai maniscalchi agli artigiani che forgiano selle e finimenti, ai mangimifici. Ogni cavallo per essere accudito ha bisogno di tre unità lavorative. Tanto basta a capire l’importanza anche economica dell’ippodromo. Nel 2021 l’impianto ospita in modo stanziale 180 cavalli da corsa: purosangue inglesi, angloarabi, purosangue arabi. Questi mesi invernali rappresentano una fase di riposo: molti esemplari sono nelle rispettive aziende di allevamento. Ma tanti restano a Chilivani, accuditi ogni giorno dagli operatori dell’ippodromo. Qui naturalmente si prepara la prossima stagione di corse, da aprile a giugno, e poi da fine agosto fino alla prima settimana di ottobre. Sei gare ogni giornata con un montepremi che negli ultimi due anni passa dai 638 mila complessivi del 2020 ai 643 mila del 2021. La contesa tra cavalli in pista e fantini in sella viene naturalmente al primo posto per tenere alto il prestigio.

Qui, d’altra parte, si sono visti glorie dell’equitazione nazionale come i fratelli Piero e Raimondo D’Inzeo, cavalieri olimpionici, assieme a Graziano Mancinelli, o il mitico Gian Franco Dettori, assieme a esemplari come Argo de Villanova, unico cavallo italiano della squadra olimpica a Los Angeles nel 1984, o Rohan Lechereo, medaglia d’oro a squadre e d’argento individuale nel completo di equitazione alle olimpiadi di Mosca nel 1980. Da qui sono passati anche cavalli acclamati al palio di Siena come Urbino di Ozieri, vincitore di tre edizioni della corsa di piazza del Campo.

Ribalte e successi di irresistibile richiamo corrono paralleli all’ascesa del cavallo sardo, su cui scommette l’Istituto d’incremento ippico che nel 1967 consacra in modo ufficiale la razza anglo-arabo-sarda. Nel 1969 la legge regionale riconosce l’Istituto come ente autonomo. Passaggi storici che spingono a sfide esaltanti dando nuova linfa al mondo dell’ippica e agli allevamenti. La riforma Soru scioglie l’Istituto d’incremento ippico e lo trasforma in dipartimento dell’agenzia Agris mentre l’ippodromo di Chilivani passa al comune di Ozieri. Inizia un’altra fase ma il tempio dell’ippica sarda resta un patrimonio irrinunciabile per tutti.​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

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