Toscano d'origine ma bolognese d'adozione, Giosuè Carducci si è legato alla città emiliana di profondo affetto e ne ha fatto la sede dei suoi più grandi successi: dalla pubblicazione delle opere all'attività accademica. Non poteva quindi che chiamarsi piazza Carducci l'ampia area su cui si affaccia la residenza che lo ha ospitato per anni e che lo ha accolto nell'ora della morte. Il Comune di Bologna ha poi trasformato il palazzo in un museo, che nel 2021 ha celebrato il centenario dell'apertura.

Le migliaia di visitatori dimostrano che il luogo è ricco di fascino e segno tangibile della cultura e dell'attività dell'uomo che portò in Italia il primo Nobel per la letteratura, nel 1906. La trasformazione in monumento nazionale risale però a qualche anno prima, nel 1902, quando Carducci era ancora in vita ma era gravemente malato e versava in condizioni finanziarie poco floride, tant'è che la regina Margherita di Savoia, ammiratrice affezionata del poeta, decise di comprare l'intera biblioteca, ricca di libri, opuscoli, autografi e carteggi, lasciandogli l'uso “vita natural durante”. Nel 1907 Carducci morì e poco dopo la regina donò la casa biblioteca alla città di Bologna con l'impegno di conservarla “perpetuamente alla venerazione degli italiani e degli stranieri”. E così è stato, perché la residenza è in ottime condizioni e la visita è un'esperienza gratificante per la ricchezza di arredi e di volumi. Più che una casa privata, in effetti sembra una biblioteca, non fosse per le stanze da letto che si aprono in fondo al corridoio. Una volta salita la maestosa scala a chiocciola, che separa il piano terra, dove a lungo hanno risieduto i figli di Carducci con le rispettive famiglie, dal primo piano, ci si trova nell'appartamento di Giosuè e della moglie Elvira.

L'ingresso è caratterizzato da un arredamento sobrio, che risale alla fine dell'Ottocento. I libri, ordinati in scaffali, compaiono fin da qua. Seguono poi la biblioteca e lo studio, veri e propri tempi di sapienza. Gli scaffali sono pieni di volumi e intorno si trovano tavoli, banconi, scrittoi, dove poter consultare le opere e annotare, scrivere, riflettere. L'ambiente dà la sensazione di un luogo vissuto e confortevole. Le pareti della biblioteca sono tappezzate con carta da parati celeste a motivi floreali policromi di gusto settecentesco, in armonia con il soffitto decorato. I pochi quadri appesi raffigurano personaggi illustri frequentati da Carducci. Su tutti Leopardi, ammirato e conosciuto  a fondo. Lo studio ospita la pergamena del Nobel, conferito al poeta e filologo che lo ricevette dalle mani dell'illustre accademico di Svezia proprio in questa sala, con la seguente spiegazione: “Non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all'energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica”. Il corridoio-archivio, arredato con armadi di legno massiccio, porta alla zona più intima della casa: la stanza da letto del poeta e quella della moglie. La stanza di Carducci è di fatto un'estensione dello studio e della biblioteca: libri e quaderni circondano il letto a baldacchino; conclude l'arredamento una comoda poltrona e l'immancabile scrittoio, a dimostrazione di un'attività inesauribile.

Concludono il tour la sala da pranzo, il salotto buono e lo spettacolare giardino, spazio verde che accoglie il monumento a Carducci, eseguito nell'arco di vent'anni da Leonardo Bistolfi, che lo inaugurò nel 1927 alla presenza dei sovrani Vittorio Emanuele III ed Elena. Il museo è presentato in un sito web, www.casacarducci.it, in cui trovare informazioni e indicazioni dei giorni e degli orari di apertura.

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