La pandemia ha modificato lo stile di vita di adulti e bambini. E spesso ha condizionato le abitudini, spingendo in particolare i più piccoli a una esposizione prolungata davanti allo schermo di vari dispositivi elettronici. Una situazione molto rischiosa per i bambini, che possono andare incontro all’autismo. Come ha dimostrato uno studio dei ricercatori giapponesi.

“Le condizioni a rischio per sviluppare l'autismo sono legate a fattori genetici come mutazioni ma soprattutto a fattori epigenetici ambientali prenatali, perinatali e neonatali” spiega Graziano Pinna, neuroscienziato dell’Università dell’Illinois a Chicago. “Cambiamenti della morfologia e funzionalità del cervello sono stati osservati nel cervello dei bambini con autismo. In studi che sono stati condotti nel 2019 e 2020 si è osservato che l’esposizione prolungata davanti allo schermo del telefono e del computer rappresenta un fattore ambientale importante per favorire la vulnerabilità all’autismo”.

Graziano Pinna (foto concessa)
Graziano Pinna (foto concessa)
Graziano Pinna (foto concessa)

La prima infanzia, secondo il professor Pinna, è un periodo molto cruciale per il rapido sviluppo del cervello e delle sue funzioni. “Nel 2019 l’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato delle linee guida per evitare l’esposizione agli schermi nei bambini dai 5 anni in giù. Linee che sono state anche riprese dalla American Academy of Pediatrics scoraggiando l’esposizione ai telefonini nei bambini dai 18 mesi in giù. L’età media in cui si può sviluppare l’autismo è intorno ai 3 anni. I cambiamenti di vita sociale nell’era del Covid hanno contribuito enormemente a condurre una vita sedentaria e di conseguenza all’aumento della esposizione davanti allo schermo di telefonini e computer. Un elemento che sta creando delle ripercussioni importanti sia a livello di salute fisica che mentale anche nei bambini, che sono una classe molto vulnerabile.

Nel nuovo studio è stata analizzata l’associazione tra esposizione agli schermi (fattore ambientale) con lo sviluppo di autismo in bambini dai 3 anni in giù. Lo studio, che ha interessato 100 mila donne in gravidanza, ha diviso i bambini in diverse fasce d’età 1 e 3 anni. Si è voluto capire se la durata dell’esposizione allo schermo nei bambini di 1 anno era associata allo sviluppo di autismo a 3 anni. È stato analizzato un totale di 84.030 diadi madre-bambino utilizzando i dati derivati ​​da un ampio studio condotto in Giappone. Tra i bambini, ma non le bambine, il tempo più lungo passato allo schermo a 1 anno di età era significativamente associato al disturbo di autismo diagnosticato a 3 anni di età”.

Degli 84.030 bambini inclusi nell'analisi a 330 era stato diagnosticato autismo a 3 anni. Di questi, 251 erano bambini (76,0%) e 79 erano bambine (24,0%). “È emerso che trascorrere un tempo più lungo davanti a uno schermo a 1 anno si associa a una probabilità statisticamente più elevata di sviluppare l’autismo a 3 anni” va avanti il neuroscienziato. “Rispetto a bambini che non hanno mai avuto accesso a video nel primo anno di vita, quelli che sono rimasti davanti a schermi per 1-2 ore al giorno hanno presentato un rischio circa doppio di diagnosi di autismo a 3 anni, mentre quelli che avevano fatto uso di schermi per oltre 4 ore al giorno a 3 anni avevano un rischio di diagnosi di autismo quasi triplo. Inoltre, il tempo di visualizzazione più lungo a 1 anno era associato alla probabilità statisticamente significativamente più elevata di sviluppare l’autismo a 3 anni”.

La distribuzione del tempo trascorso davanti allo schermo era simile tra i sessi. Tuttavia, tra le bambine, non è stata trovata alcuna associazione tra tempo trascorso davanti allo schermo e sviluppo di autismo.

“I risultati del test di tendenza tra il tempo allo schermo a 1 anno e a 3 anni hanno mostrato che quella esposizione allo schermo a 1 anno di età” conclude Graziano Pinna, “era statisticamente significativamente associata al tempo trascorso davanti allo schermo a 3 anni di età. Vale a dire, con l'aumentare del tempo trascorso davanti allo schermo, la percentuale di bambini con autismo a 3 anni di età aumentava. Nei bambini la probabilità di essere diagnosticati con autismo era 3 volte più alta che nelle bambine”.

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