Le sigarette elettroniche non fanno meno male di quelle tradizionali. Più aumentano gli studi e più il dato sembra consolidarsi. L’ultima ricerca, che è stata resa nota nel corso del Congresso della European respiratory society che si è tenuto nelle scorse settimane a Vienna, ha dimostrato che le prestazioni di un gruppo di giovani svapatori nei test da sforzo erano simili a quelle dei loro coetanei fumatori ed erano peggiori di quelle dei non svapatori. Significherebbe, se ulteriori studi lo confermeranno, che non è vero che le sigarette elettroniche possono essere un'alternativa più sana al fumo.

Secondo l’Istat, nel 2021 (ultimo dato disponibile dell’Istituto di statistica) il 21,4% dei fumatori utilizzava sigarette elettroniche mentre una ricerca dell’Istituto superiore di sanità sugli adolescenti ha evidenziato che dal 2022 ad oggi è calata la quota di chi fuma prevalentemente o esclusivamente sigarette tradizionali ma è aumentato contestualmente il numero di utilizzatori di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato. Tutto ciò è avvenuto senza che si sia registrata una riduzione di fumatori, anzi.

Lo studio della European respiratory society ha incluso 60 persone sui vent'anni che avevano tutte una normale funzionalità polmonare secondo i test spirometrici. Venti erano non fumatori e non svapatori, 20 svapavano da almeno due anni e 20 fumavano da almeno due anni.

Ciascuno di loro – secondo il report della Ers - ha svolto un test di esercizio incrementale su una cyclette, il cosiddetto “gold standard” per testare le risposte del cuore, dei polmoni e dei muscoli a livelli sempre più difficili fino a raggiungere il loro massimo. Sono stati anche sottoposti a esami del sangue e a un'ecografia per analizzare quanto bene funzionassero le loro arterie.

In media, il gruppo di giovani svapatori aveva una "capacità di esercizio di picco" inferiore (186 watt) rispetto al gruppo che non svapava o fumava (226 watt), ma una capacità simile al gruppo dei fumatori (182 watt). Si tratta – evidenzia il report - di una misura della quantità massima di sforzo fisico che una persona può raggiungere. Al picco dell'esercizio, i vaper e i fumatori erano anche meno in grado di consumare ossigeno in media (2,7 litri al minuto e 2,6 litri al minuto) rispetto ai gruppi non fumatori e non svapatori (3 litri al minuto).

“Secondo gli esami del sangue e le ecografie, sia i vaper che i fumatori hanno mostrato segni che i loro vasi sanguigni non funzionavano bene come il gruppo non fumatori e non svapatori”, ha sottolineato l’autore dello studio, Azmy Faisal, docente di fisiologia cardiorespiratoria al dipartimento di Scienze dello sport e dell'esercizio della Manchester Metropolitan University”. “I fumatori e i vaper avevano meno fiato, hanno mostrato un intenso affaticamento delle gambe e avevano livelli più alti di lattato nel sangue, un segno di affaticamento muscolare, anche prima di raggiungere il loro livello massimo di esercizio. Precedenti ricerche”, ha aggiunto lo studioso, “hanno dimostrato che lo svapo è collegato all'infiammazione e al danno polmonare e a modifiche dannose dei vasi sanguigni. Insomma”, ha rimarcato, “non sappiamo ancora cosa faccia l'uso prolungato di svapo al nostro corpo".

“In questo studio, abbiamo esaminato un gruppo di giovani senza segni apparenti di danno polmonare”, ha proseguito Azmy Faisal. “Tra le persone che svapavano o fumavano da almeno due anni, abbiamo visto importanti differenze nel modo in cui affrontavano l'esercizio. I fumatori e i vaper avevano una respirazione eccessiva misurabile durante l'uso delle cyclette. Trovavano più difficile respirare, i loro muscoli diventavano più affaticati ed erano meno in forma in generale. A questo proposito, la nostra ricerca ha indicato che svapare non è meglio che fumare".

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