Come al solito, dopo gli incendi le polemiche infiammano la Sardegna sulle cause del disastro. È accaduto anche dopo l’enorme rogo che ha interessato le campagne del Montiferru. C’è chi guarda indietro, appunto alimentando le polemiche e concentrandosi esclusivamente su quello che non si è fatto e si poteva fare, e chi guarda avanti, pensando a un futuro migliore grazie a una visione, a una prospettiva dominata dalle nuove tecnologie.

Nuove tecnologie

Maurizio Murroni, docente di Tecnologie d’accesso e reti radiomobili alla laurea magistrale in Ingegneria delle Tecnologie per Internet dell’Università di Cagliari, è uno di quelli che guarda oltre, va avanti. E descrive un mondo in cui tante cose si possono controllare. L’esempio della meteorologia viene utilizzato da lui per spiegare che ormai le previsioni sono molto precise, spaccano quasi il minuto e aiutano a valutare i pericoli. La tecnologia però va anche oltre. Senza tornare indietro alla rete di telerilevamento allestita nei primi anni Duemila nell’Isola e poi finita nel dimenticatoio nonostante la riduzione consistente del numero degli incendi in quegli anni, bisogna dunque pensare a cosa si può fare oggi. “Per esempio sfruttare le reti radio esistenti e anche l’Internet degli oggetti (IoT), con le reti 5G ci sono delle potenzialità enormi che possiamo utilizzare nella rilevazione e nella segnalazione degli incendi”, spiega Murroni. 

I progetti già attivi

Alcuni progetti di telerilevamento a distanza sono già attivi nell’Isola nel campo dell’agricoltura, ad esempio nel monitoraggio dei vigneti. Rilevano l’umidità del suolo, fornendo indicazioni importanti sull’irrigazione. Sfruttare quanto già esistente per creare degli warning, degli allarmi da valutare poi in modo più approfondito è l’obiettivo delle soluzioni proposte dal docente cagliaritano. Non solo. Con le reti già esistenti, si possono inviare e canalizzare milioni di dati, da mettere sul cloud, ossia sulla nuvola dove conservare miliardi di dati senza appesantire il sistema di funzionamento. “Tutto questo può permettere di costruire dei modelli che ci aiutano nella gestione di possibili eventi futuri dannosi come gli incendi o altre calamità”, spiega Murroni. Inoltre, far dialogare le infrastrutture dati già esistenti di Arpas e Protezione civile è facile e garantirebbe altri risultati al sistema di controlli e monitoraggio dell’Isola. Ma c’è di più. Oggi, si possono utilizzare i droni che con il loro sorvolo “possono monitorare lo stato dei boschi e segnalare le zone dove è necessario intervenire per disboscare e prevenire gli incendi. Così come la stessa metodologia può servire per tenere sotto controllo le fasce tagliafuoco”, osserva Murroni.

L’Internet degli oggetti

In sostanza, non viene meno l’opera dell’uomo, fondamentale per la lotta agli incendi. E neanche l’attività dei mezzi aerei, su cui si discute da tempo. Ciò che cambia è l’approccio. Oggi abbiamo milioni di dati che possono arrivare nei centri decisionali grazie ai sistemi di telerilevamento sfruttati solo in parte e spesso già esistenti. Siamo in grado di vedere, anche sulle coste, i movimenti di navi e imbarcazioni e prevenire possibili violazioni nelle aree protette. Perché dunque non mettere in campo un piano di utilizzo di questi dati per il monitoraggio degli incendi. Un modo per aiutare gli operai di Forestas o i barracelli impegnati nella campagna contro il fuoco. Si potrebbero così, utilizzando l’IoT e la potenza del segnale 5G, abbattere i tempi di reazione, migliorare gli accessi alle zone boschive e attuare meglio l’attività di prevenzione. Solamente sfruttando i dati e l’intelligenza artificiale (IA). L’Università di Cagliari già coordina il partenariato del progetto Moni5G – Smart Sardegna (http://moni5g.it/), una sperimentazione sulla tecnologia del 5G, finanziata dal ministero dello Sviluppo economico.

“L’obiettivo principale del progetto è quello di sperimentare l’utilizzo di grandi quantità di dati per lo sviluppo di applicazioni intelligenti per la Smart City, replicabili su scala nazionale, basate su tecnologie emergenti e innovative come IoT, IA e la Blockchain, abilitate dalla rete 5G Fwa (Fixed Wireless Access). La tecnologia IoT permette la connessione e la comunicazione tra diversi tipi di oggetti e dispositivi smart attraverso la rete Internet”, spiega Murroni. 

L’Intelligenza artificiale poi analizza i dati raccolti dai sensori e fornisce le informazioni utili a soddisfare gli obiettivi delle applicazioni per la Smart City. La Blockchain garantisce la trasmissione e memorizzazione dei dati acquisiti dai dispositivi IoT in modo affidabile, permanente e inalterabile.

La rete 5G Fwa sfrutterà infine l’architettura di rete di ultima generazione basata sulla disponibilità di frequenze licenziate nella banda 3,5 GHz, banda pioniera per lo sviluppo del 5G a livello internazionale.

“Grazie a queste tecnologie, all’interno della sperimentazione Moni5G – Smart Sardegna, verranno sviluppati due “use case” relativi al settore della Green Economy: mobilità sostenibile e gestione del servizio idrico. Lo stesso concetto può essere esteso, con le dovute modifiche alle architetture di sistema al caso della salvaguardia del territorio sia interno che costiero”, conclude il docente cagliaritano. Con una visione per il futuro. Senza piangerci addosso su quanto non è stato fatto in passato con i sistemi disponibili negli anni passati. Non resta che guardare al futuro.

Giuseppe Deiana

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