Rimpiangere il lockdown e le restrizioni Covid? Per tanti non è una follia, ma una incontestabile, quanto paradossale, necessità di riappropriarsi della propria vita, con ritmi più umani e sostenibili. Tanto da spingere a una rivoluzione: cambiare lavoro, lasciare a casa l’auto e mettersi alle spalle le paure del virus.

Non parliamo di misantropi e solitari incalliti, che con la società vorrebbero volentieri fare a meno tutti i giorni a prescindere da epidemie planetarie, ma più semplicemente di quei milioni di pendolari che in Italia per raggiungere il luogo di lavoro devono svegliarsi alle prime luci dell’alba e uscire di casa ore prima della timbratura del cartellino. Ore sottratte al sonno, in primis, ma anche alla famiglia o al tempo libero, contando anche le attese necessarie a rientrare a casa a fine giornata. Una routine forzata soprattutto nelle grandi metropoli che vivono e prosperano grazie ai lavoratori residenti nell’hinterland, ma che non esclude i centri dell’Isola che attirano decine di migliaia di sardi dal circondario, costretti ogni giorno a imbottigliarsi nel traffico della mattina o peggio ancora a salire su autobus e treni messi a dura prova dall’emergenza sanitaria.

Cambiamento

E così, chi è dovuto necessariamente tornare in ufficio non potendo prolungare lo smart working, ha apprezzato più che in passato il lusso di vivere vicino al proprio posto di lavoro, da raggiungere comodamente in pochi minuti a piedi o in bici.

Ecco perché non sorprendono i risultati di un’indagine condotta da InfoJobs, il portale online per la ricerca di lavoro in Italia, in occasione della Giornata mondiale della Bicicletta. «Lavorare vicino a casa è ritenuto un vantaggio per la quasi totalità degli intervistati (94,2%) - spiegano gli autori dello studio –, significa infatti potersi svegliare e far colazione con più calma, ma anche rientrare a casa potendo beneficiare di tempo per se stessi o da dedicare alla famiglia, alle passioni o agli hobby».

Chi mette il denaro al primo posto

Eppure, anche se la ricerca di una vita migliore è diventata una priorità per sempre più lavoratori, il fattore economico (soprattutto in questo momento economicamente difficile) basta e avanza per sopportare ancora i sacrifici del pendolarismo. «Nella valutazione di un nuovo impiego, la vicinanza al lavoro è fondamentale solo per il 29,8%, mentre la maggioranza ritiene vi siano elementi ben più determinanti, come retribuzione, inquadramento e benefit (49,7%)».

Routine sopportabile

Dall’indagine, inoltre, è emersa anche la scarsa tendenza di un’ampia fetta di italiani a cambiare abitudini. «Il 56,5% dei lavoratori intervistati – spiegano i responsabili di InfoJobs - è indifferente agli ostacoli che può trovare lungo il percorso da casa al lavoro, perché lo considera parte della routine».

Ma c’è di più: «Il 27,5% non lo definisce uno stress, bensì tempo piacevole da passare fra musica, podcast e telefonate prima di tuffarsi in meeting e impegni professionali. Il malumore generato dalla durata del tragitto e dai disagi degli spostamenti sembra, infatti, essere diminuito rispetto al periodo pre-pandemico, quando l’impatto negativo coinvolgeva complessivamente circa il 37,5%, mentre ora riguarda “solo” il 16,1% del campione».

Effetti collaterali

Un problema non secondario del “commuting”, il pendolarismo appunto, è comunque di natura economica. Oltre il 91% dei lavoratori non ha infatti alcun incentivo dal datore di lavoro per affrontare le spese di trasporto, che siano per il carburante dell’auto o per i biglietti di treni o bus.

E sebbene i rimborsi o buoni benzina siano ancora gli incentivi più utilizzati dalle aziende (60,6% nel 2022 contro il 55% del 2019), seguiti dal parcheggio interno all’ufficio (28,8% nel 2022, era il 30% nel 2019), la maggioranza (50,3%), invece, preferirebbe incentivi volti al benessere psicofisico o alla formazione professionale e personale».

Insomma, proprio a sottolineare quanto gli effetti “psicosociali” della pandemia abbiano, nonostante la tremenda crisi economica, ridimensionato il valore di uno stipendio certo a favore di un’esistenza meno alienata e monotona, vissuta da tantissimi come un pendolo che oscilla tra il letto lasciato la mattina e quello che li accoglie la sera.

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