La pandemia e il lockdown al quale il mondo è stato costretto per settimane hanno trasformato la Rete. Il problema è capire che cosa ora cittadini e imprese si aspettano dal web. Quindici osservatori privilegiati che lavorano in colossi come Alibaba, Amazon Facebook, Google, in televisionii come Rai e Sky, istituzioni come il Dipartimento Innovazione, il Tribunale per i minorenni di Milano, la Corte di Giustizia europea, e ancora la Confidustria, le banche, il Censis e l'Istat hanno provato a spiegarlo. E Ruben Razzante, docente di Diritto dell'informazione all'Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma e componente della task force voluta dal governo in piena emergenza per combattere le fake news in rete, ha aggiunto un suo corposo contributo. Il tutto è stato raccolto dallo stesso Razzante in un volume fresco di stampa dal titolo La rete che vorrei, edito da Franco Angeli. Il sottotitolo è: Per un web al servizio di cittadini e imprese dopo il Covid 19. Si tratta di una serie saggi inediti scritti tra maggio e luglio dai big del settore.

Nel periodo più brutto della pandemia social, store online, motori di ricerca hanno garantito servizi essenziali o diritti diventando da un lato più umani dall'altro decisamente più potenti. Anche le tv hanno acquistato nuova centralità mentre le imprese, la pubblica amministrazione, i cittadini hanno allargato la loro dimensione digitale in modo impensabile fino a quel momento. In questo modo si sono create nuove opportunità ma anche nuovi divari, c'è stata un'overdose tecnologica che ha spazzato via vecchie consuetudini e nel contempo ha aperto la strada ad abusi e dipendenze. La disinformazione galoppava e continua a galoppare. Occorre trovare al più presto un nuovo equilibrio. "La pandemia ha inciso profondamente sulle dinamiche del mondo della Rete", dice Razzante. "Tante trasformazioni accelerate dal lockdown verranno studiate nei prossimi anni anche al fine di governare al meglio i fenomeni mediatici e di affinare le professionalità che popolano l'ecosistema digitale in funzione delle nuove tendenze di mercato. Gli attori istituzionali, i soggetti imprenditoriali, i lavoratori di tutti i settori hanno dovuto declinare nell'ambiente virtuale i tradizionali paradigmi delle loro attività e azioni, sperimentando equilibri innovativi tra libertà e responsabilità e inaugurando una nuova ecologia della conoscenza e delle relazioni fondata sulla generatività, sulla costruttività e su una diversa operatività".

Il volume curato da Razzante offre uno spaccato dei cambiamenti che coinvolgono il web attraverso il contributo di chi vive queste evoluzioni e tenta di incanalarne gli effetti nel solco virtuoso di una società migliore e inclusiva e di un'economia più equa e solidale. "Una linea sottile connette i singoli contributi", sottolinea il docente universitario, "ed è la metamorfosi irreversibile delle dinamiche di sviluppo di individui, imprese, publiche amministrazioni e collettività organizzate, alla luce della webcrazia che si sta affermando come cifra identitaria del nostro tempo". Nel libro gli esperti ragionano sull'uso della Rete in questi mesi e sugli scenari futuri: dallo smart working al pagamento digitale, dalla didattica a distanza alle nuove forme di socializzazione fino all'argomento clou, legato alla qualità e all'affidabilità dell'informazione che viaggia sul web. Viene affrontato anche il macro tema della protezione dei diritti, come privacy, copyright, onore, reputazione etc, e poi ci si sofferma sulle informazioni: è attendibile quello che leggiamo in Rete? "In tutti i saggi raccolti nel libro", dice Razzante, "si parte dalla virtualizzazione delle nostre vite seppure solo parzialmente trasferite sul web. La domanda è: si allargano o si restringono le nostre libertà, aumentano i rischi con la crescita delle opportunità? I soggetti coinvolti ai massimi livelli ci raccontano come si sono svolte le loro attività durante il lockdown e come pensano di utlizzare la rete nel futuro".

L'ultimo (in ordine alfabetico) e più corposo saggio contenuto nel volume è proprio quello di Razzante che affronta un tema a lui particolarmente caro: la disinformazione in Rete: "Il contrasto alle fake news si puo' realizzare solo se tutti collaborano, i gestori devono affinare gli algoritmi". Ma c'è anche un altro problema: i social. E lì gli algoritmi non funzionano, serve altro: l'autocontrollo. "Milioni di italiani, specie over 60, che mai avevano inviato una mail o aperto un profilo social lo hanno fatto. Sono dunque un po' sprovveduti, quindi più facili prede della disinformazione ma anche della violazione della privacy. Scrivono cose di cui si pentono come offese ai colleghi o giudizi poco accorti. Ecco: l'autocontrollo sui social è fondamentale". I ragazzini, invece? "Paradossalmente, siccome vanno in Rete da piccoli hanno, sì, meno freni inibitori ma sono certamente piu scaltri nello scansare i pericoli. E' vero che possono essere autori di pratiche devianti come il cyber bullismo o il revenge porn e su questo dobbiamo concentrare la nostra attenzione: la Rete rischia di diventare uno strumento di distruzione della personalità".
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