Fuori dai tribunali italiani l’alienazione parentale. Semplicemente non esiste. L’aveva già bocciata la comunità scientifica, eppure in molti casi di separazione è stata tirata in ballo: quando un figlio non vuol vedere uno dei genitori, è stato l’altro a fargli il lavaggio del cervello, e allora non è un buon genitore, dunque non è in grado di educare i figli, che gli vanno tolti. Non sono termini tecnico-giuridici né scientifici, ma ci siamo capiti: il significato è questo.

E molto spesso, per non dire quasi sempre, le decisioni legate a quella che con un acronimo viene definita PAS, vanno a colpire le donne, in moltissimi casi si tratta di mogli che hanno lasciato il marito dopo averlo denunciato per maltrattamenti in famiglia. Insomma, donne vittime di violenza domestica che si fanno coraggio, trovano la forza, denunciano l’uomo violento, e poi si ritrovano a dover affrontare un calvario in difesa del loro diritto a essere madri.

Il caso di Laura Massaro dovrebbe aver messo fine a tutto questo, per lei e per tutte le altre. Anche perché la decisione della Suprema Corte ha stabilito un altro principio importantissimo: l’uso della forza per sottrarre i bambini ai genitori, sebbene in fase di esecuzione di una sentenza, è fuori dallo Stato di diritto.

Dopo questa sentenza si può quindi affermare la sindrome da alienazione parentale non esiste neanche sotto il profilo giuridico. Non solo: la bigenitorialità, lo dice la parola stessa, non può essere invocata dal padre per escludere la madre, e non sempre è possibile; i figli minorenni hanno i loro diritti che sono quelli di dire la propria e alla fine scegliere con chi stare: i giudici devono ascoltarli. Negare addirittura il contatto tra madri e figli provoca nei bambini effetti devastanti. Se una bambina o un bambino  esprime la volontà di stare con la madre si indaga e si mette al centro la sua volontà.

La storia di Laura Massaro è stata raccontata in un’intervista ricca di particolari  su Repubblica da Maria Novella De Luca. “Sono rinata il 24 marzo 2022 e con me sono rinati mio figlio e i miei genitori”. Il bambino aveva tre anni quando è iniziata questa brutta storia e ora che è (quasi) finita ne ha dodici. Sono passati nove anni. Nove anni tra giudici, tribunali, perizie. E paure.

Massaro aveva denunciato l’ex per violenza e lei a sua volta era stata accusata da lui di alienazione parentale. Il padre del bambino dopo la separazione chiedeva che il figlio fosse allontanato dalla madre, colpevole di averglielo messo contro.  Per tre volte, ha raccontato la donna, agenti in borghese e assistenti sociali hanno provato a entrare a casa e portarlo via. Non ci sono riusciti. L’intento era quello di favorire incontri col padre che, invece, il bambino non voleva vedere.

La Cassazione ha annullato il verdetto col quale la Corte d’appello aveva stabilito che il bambino dovesse essere ospitato in una casa famiglia e, cosa ancora più grave, era stata tolta la potestà genitoriale alla madre.

Gli avvocati della donna hanno così commentato: “La Corte di Cassazione in accoglimento totale del ricorso presentato dalla signora Laura Massaro, annulla la decisione di decadenza dalla responsabilità genitoriale sul figlio minore e di trasferimento del bambino in casa-famiglia, ritenendo l’uso della forza in fase di esecuzione fuori dallo Stato di diritto. La Suprema Corte cassa la decisione della Corte di appello di Roma poiché ha inteso realizzare il diritto alla bigenitorialità rimuovendo la figura genitoriale della madre e ciò sulla base di apodittiche motivazioni che richiamano le consulenze tecniche, tutte volte all’accertamento dell’alienazione parentale, nonostante la stessa sia notoriamente un costrutto ascientifico”.

Ora ci sarà un nuovo processo di secondo grado che dovrà tenere conto dei principi stabiliti dalla Suprema Corte.

La vittoria di Laura Massaro è la vittoria di tante donne che stanno vivendo una situazione analoga.

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