Nel cuore di Milano, in via Morone 1, poco oltre il Duomo, si apre il portone di Casa Manzoni, residenza dell'illustre intellettuale e attualmente sede del centro Nazionale di studi manzoniani, che ha a disposizione la biblioteca di circa 38 mila volumi, allestita dallo stesso Manzoni. Tramandata prima ai figli, secondo le volontà espresse nel testamento, fu poi ceduta alla Biblioteca Braidense con l'obbligo che nei locali fosse “consacrato alla memoria di Alessandro Manzoni un apposito locale ove co' suoi manoscritti si raccogliesse tutto quanto può illustrarne la vita, il pensiero e i tempi”.

La dimora. La casa, che è un vero è proprio palazzo, contando sui tre piani e il cortile interno, fu acquistata da Manzoni il 2 ottobre 1813, quando, all'età di 28 anni, già marito di Enrichetta Blondel e padre di Giulia e Pietro, aveva in progetto di ampliare la famiglia. La scelta dell'abitazione entusiasma anche la madre, Giulia Beccaria, che visse sempre con la famiglia del figlio: “Ci troviamo contentissimi della nostra nuova casa per l'aspetto veramente felice, sì nello inverno che nella state”. La posizione tiene conto anche della rete di amicizie che anima la vita di Manzoni: Silvio Pellico, i fratelli Verri, Vincenzo Monti risiedono poco distanti. Si crea così un quartiere di menti elette che animano lo scenario letterario del tempo ma anche quello politico. Varcando la soglia dell'ingresso, inizia un viaggio nella storia dell'Ottocento, quando Manzoni è già un'affermata voce della cultura italiana, ben nota anche all'estero, visti i suoi legami con la cultura francese e gli interessi per quella inglese e tedesca. La sua residenza diventa sede di incontri decisivi anche a livello storico. Lo slancio risorgimentale, la concretezza dei valori patriottici, lo spirito nazionale trovano sedimento proprio in chi, con le sue opere e la sua vita, ha dimostrato di sentirsi “italiano” nel senso pieno del termine. Il Museo manzoniano prevede un percorso che, in dieci sezioni, propone diversi itinerari della vita dello scrittore. Varie sale ospitano i ritratti della famiglia, numerosa ma falcidiata dai lutti; si attraversano poi le sale dedicate a I Promessi Sposi, con dipinti e statue che confermano il desiderio di dare forma e volti ai famosi personaggi del romanzo. In molti chiesero a Manzoni di poter raffigurare le vicende più note dell'opera, da qui l'idea dell'edizione illustrata, tanto cara all'autore. E ancora le sale destinate alla passione per la botanica, a quelle dell'abbigliamento e alle lettere con amici e parenti. Appeso al muro si trova un quadretto che conserva l'ultimo ricamo della regina Maria Antonietta, prima della decapitazione. Si dice che la sua dama di compagnia lo avesse fatto avere a Giulia Beccaria, figlia di Cesare che ne “I delitti e delle pene” si schierò contro la pena di morte. L'omaggio voleva essere l'ultimo messaggio di amore per la vita di chi andava a morire. Le pareti profumano di storia e di vita vissuta, anche se dopo i vari restauri, le sale completamente originali sono solo due: la stanza da letto e lo studio, al piano terra.

Libreria e salotto. Le pareti stracolme di libri, disposti in perfetto ordine, il caminetto con la poltrona accanto e lo scrittoio davanti alla finestra creano un clima di apparente normalità, non fosse che ci troviamo in uno degli studi più prestigiosi della storia. Per godere di questa esperienza, si consiglia di prenotare i biglietti e verificare così giorni e orari di apertura.

               

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