Tu chiamale se vuoi, emozioni.

Roberto Montis, ex campione sardo assoluto di tennis, quando è uscito dal conclave dei dirigenti del Tennis club Cagliari investito del ruolo di presidente del club di Monte Urpinu, ha incontrato nei vialetti del circolo più importante della Sardegna Roberto Binaghi, uno dei soci fondatori, il novantenne padre di Angelo (il presidente della Federtennis nazionale), probabilmente il padre anche di questa gloriosa società sportiva. «Mi è sembrata quasi una benedizione. Sì, sono molto emozionato, quando sono arrivato a Cagliari da Samassi avevo 14 anni, non avrei mai pensato in quei giorni che all’età di 39 anni sarei stato il presidente di questo club al quale devo tutto».

Roberto Montis (foto concessa da Roberto Montis)
Roberto Montis (foto concessa da Roberto Montis)
Roberto Montis (foto concessa da Roberto Montis)

Certe storie può raccontarle soltanto lo sport. Roberto Montis, ingegnere meccanico alla Portovesme srl, padre di due figli di sei e due anni («con il più grande abbiamo cominciato a giocare con la racchetta da tennis») è il più giovane presidente della storia del Tennis club Cagliari, il circolo nato nel 1955 da un gruppo di amici (Giuseppe. Luigi e Roberto Binaghi, Paolo Boero, Paolo Cannas, Giacomo Cavalli, Piero Fadda, Pinuccio Fodde, Benito Gasperini, Nanni e Beppe Manca, Nanni e Vittorio Scano e Franco Torricelli) e diventato negli anni uno dei circoli più importanti d’Italia. 
Montis, lei in quel circolo ci ha addirittura vissuto.
«Sì, per 14 anni. Cominciai a giocare a tennis nel mio paese, a Samassi. I primi risultati a livello giovanile in Sardegna spinsero i miei maestri di San Gaino a propormi al Tennis club Cagliari. I dirigenti di Monte Urpinu realizzarono una foresteria dove ho vissuto insieme ad altri ragazzi di provincia arrivati a Cagliari per studiare tennis alla corte del Tennis club senza trascurare la scuola. Ricordo i compagni di avventura: Ignazio Ballai di Vallermosa, poi Valerio Carrese arrivato dalla Campania».
La foresteria fu un’intuizione incredibile.
«Sì, davvero. Al mattino a scuola, di pomeriggio sui campi da tennis, dopo cena lo studio. Prima le scuole industriali, poi l’università. Nel mezzo tanto tennis. Il custode Mario Melis e la moglie Agnese ci hanno trattato come figli, il Tennis club Cagliari è stato la mia seconda famiglia, mi ha dato l’opportunità di girare l’Italia con la racchetta in mano e nello stesso non lasciare indietro gli studi».

Roberto Montis (foto archivio l'Unione Sarda)
Roberto Montis (foto archivio l'Unione Sarda)
Roberto Montis (foto archivio l'Unione Sarda)

Lei ha battuto due volte Andreas Seppi, futuro giocatore di Coppa Davis e dei tornei dello Slam.
«Sì, anche Vagnozzi in doppio, attuale coach di Sinner. E poi altri giocatori che frequentavano il circuito internazionale come l’argentino Cardinali ed Elia Grossi».
La svolta della sua carriera agonistica? 
«Sono stato 2.2 nel 2002, numero 96 d’Italia, ho conquistato un punto Atp nel torneo Challenger di Su Planu, ho perso in finale il torneo di Margine Rosso contro Allgauer che era 216 al mondo.   Poi ho dovuto scegliere a 18 anni tra il tennis a tempo pieno e lo studio. Ho scelto ingegneria, mi sono tolto le mie soddisfazioni alle Universiadi, nei campionati sardi. Forse mi mancava il servizio per raggiungere certi livelli. Non ho rimpianti».
Adesso la carriera da dirigente.
«Qualche mese fa mi hanno chiesto di candidarmi come consigliere del Tennis club Cagliari. Sinceramente non avevo mai pensato a una carriera dirigenziale, ma in quel momento ho capito che soltanto così avrei potuto ripagare il tennis Club Cagliari per tutto quello che i dirigenti di Monte Urpinu hanno fatto per me. Affronto questo incarico non come una sfida sportiva, ma con senso di riconoscenza e responsabilità. E ripeto, con grande emozione. Devo tanto a questa società sportiva».
Prende il posto dell’avvocato Giuseppe Macciotta, dimissionario dopo un importante percorso dirigenziale che ha portato a un risanamento dei conti in crisi dal 2004. 
«Sono fiero di essere diventato presidente di un Circolo prestigioso come il Tennis Club Cagliari che ha avuto tanti dirigenti straordinari».
Com’è la situazione attuale del circolo?
«Dal punto di vista tecnico c’è un grande fermento. L’arrivo di Martin Vassallo Arguello, ex professionista argentino, ex numero 46 al mondo, la conferma nello staff di Stefano Mocci e Andrea Lecca, la guida di Dionigi Mostallino alla scuola tennis, sono basi importanti gettate già da qualche anno, dall’appassionato lavoro del dirigente del Tennis club Cagliari Lodovica Binaghi. Sono contento di tutto il Consiglio, vice presidente Lamberto Corda, Corrado Caddeo, Ludovica Binaghi, Antonello Pibiri, Antonello Montaldo, Luciano Marani, sono persone care con cui ci conosciamo da tanto tempo, faremo squadra e faremo un buon lavoro. Tra poco torneremo al voto per eleggere altri due consiglieri, passo necessario dopo le recenti tre dimissioni. Ma sono molto fiducioso».


Quali sono i problemi attuali del Tennis club Cagliari?
«Problemi non ne vedo, scorgo semmai l’entusiasmo di chi vuole riportare il Tennis Club Cagliari in una certa direzione. Il circolo deve essere un riferimento per le famiglie, i bambini che frequentano la scuola tennis devono diventare i soci di domani e a loro volta continuare a frequentare Monte Urpinu con i i futuri figli come è accaduto negli anni con i soci fondatori del club come Roberto Binaghi».
Nel 1980 i bambini della scuola erano mille. Quel patrimonio non c’è più.
«Sono nati tanti altri circoli, il termine di paragone deve essere contestualizzato nel momento storico. Non penso che si sia disperso in altri circoli un potenziale patrimonio del Tennis club Cagliari: ma occorre ricreare la vita di club, questo è sicuro».
L’altro nodo: la convenzione tra la società sportiva Tennis club Cagliari e il Comune per la gestione dell’impianto sportivo pubblico.
«Sono stato eletto presidente da pochi giorni, mi lasci il tempo di guardare le carte e i documenti».
Il padel è il futuro?
«Il Tennis club Cagliari è stato il primo circolo a investire nel padel in città. Di recente abbiamo portato a Monte Urpinu un maestro spagnolo Saul Riel di altissimo livello. Questo sport, più facile, grazie al quale ci si può divertire anche senza troppe lezioni di tecnica, può essere un importante alleato del tennis, non un rivale».   
 

© Riproduzione riservata