Quella che oggi è una discarica da gestire con attenzione, per evitare che diventi il bacino da cui scaturisce un nuovo disastro ambientale, potrebbe diventare una risorsa e assicurare un ritorno economico senza più pericoli d’inquinamento. La discarica dei fanghi rossi di Portovesme, dove sono stoccati gli scarti pericolosi ottenuto in anni e anni di lavorazione dell’Euroallumina, potrebbe essere risanata grazie a un piano tutto made in Sardinia che un centro di ricerche da tempo presente nell’Isola ha chiesto al Governo di inserire tra i progetti del Recovery fund.

La ricerca

Può apparire strano o forse sconosciuto ai più, ma l’Isola ha tanto da dire in tema di economia circolare, due parole che indicano un solo concetto molto caro al Governo Draghi e in particolare al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Da circa un ventennio nella zona industriale di Macchiareddu, a due passi da Cagliari, opera un centro di ricerche che fa capo al gruppo Ecotec, attivo dal 1981 nel campo del trattamento dei rifiuti a iniziare da quelli industriali. Attualmente occupa una ventina di persone tra ingegneri, chimici, fisici, tecnici e personale di laboratorio, mentre si arriva ad oltre 70 dipendenti con anche i centri di trattamento attivi a Macchiareddu e Sarroch. La mission del centro di ricerche e del gruppo guidato da Aldo Imerito, titolare di una cinquantina di brevetti industriali in questo campo, è quella di ridurre ai minimi termini gli scarti di lavorazione delle attività industriali più inquinanti, da quelle petrolifere ai  metalli non ferrosi. Non solo. Dal riutilizzo di questi scarti, grazie alla ricerca scientifica portata avanti nell’Isola, la Ecotec è capace di ottenere metalli che rientrano tra quelli che gli esperti chiamano le terre rare, ossia tutti quegli elementi che poi vengono utilizzati per formare le leghe, utilissimi dunque per svariati processi industriali.

I brevetti

Tra i materiali che la Ecotec, grazie ai suoi processi brevettati, riesce a ottenere dagli scarti industriali c’è anche il preziosissimo scandio (attualmente ogni anno nel mondo se ne producono appena 17-18 tonnellate ed è utilizzato soprattutto dalle industrie belliche oppure in produzioni ad altissima tecnologia, dalle auto di Formula 1 all’industria spaziale).

Attualmente la società con sede a Macchiareddu opera già nella raffineria Saras e nella propria piattaforma di Assemini dove sono stati realizzati dei sistemi per ridurre in maniera consistente gli scarti industriali. Inoltre, è in corso una trattativa con una società estera per la realizzazione di impianti in vari stabilimenti Alcoa nel mondo, proprio perché il procedimento messo a punto da Ecotec è in grado di trattare ed estrarre dai fanghi rossi “materiali valorizzabili commercialmente quali ad esempio ghisa, ossido di scandio, biossido di titanio, terre rare e composti dell’alluminio, tutti ad alta purezza e ad alto valore aggiunto”. In sostanza, il trattamento dei rifiuti riduce pressochè a zero la necessità di una discarica. Il che significa che le aree da utilizzare per lo smaltimento dei rifiuti industriali verrebbero ridotte notevolmente oppure addirittura risanate, come ad esempio nel caso dei fanghi rossi del Sulcis e di quelli di Portovesme, dove sono stoccate 30 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti per tanti anni dallo stabilimento Eurallumina della russa Rusal. Sulla base degli studi e test eseguiti dalla Ecotec su campioni di materiali, la società con sede a Macchiareddu, propone di realizzare (è questo il progetto inviato al Governo per essere inserito nel Recovery), con un investimento di 70 milioni di euro che si ripagherebbe nel giro di pochi anni, uno stabilimento per trattare circa 200 mila tonnellate di fanghi rossi all’anno (oltre a quelli di nuova produzione). Secondo i calcoli della Ecotec dal trattamento dell’intera discarica  si potrebbe ottenere, sulla base dei prezzi correnti di mercato dei beni estratti, una somma che viene  stimata tra i 6,5 e i 7,5 miliardi di euro, assicurando allo stesso tempo occupazione per parecchie decine di anni.

I piani

Ecotec, attualmente, sta eseguendo i test di laboratorio  per il trattamento di fanghi rossi per preparare l’impianto da installare negli Usa, grazie all’accordo raggiunto con due società americane per lo smaltimento su scala industriale. Il test è finanziato in parte dagli incentivi che il Governo federale Usa riconosce ai progetti che recuperano metalli strategici e riducono la produzione di rifiuti industriali. Tuttavia il processo brevettato potrà essere determinante anche per lo sviluppo dei progetti nel nostro Paese. Ecotec scommette sulla sua tecnologia e assicura che si tratta di brevetti importanti, finanziati sempre fino ad ora con capitali privati, in grado di promuovere una vera economica circolare. Se così fosse, e anche il Governo italiano accogliesse la proposta nel Recovery fund, sarebbe certamente un passo verso il futuro.

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