C’è stato un momento della storia in cui la Sardegna è stata centrale nel governo della Chiesa cattolica. Siamo tra il V e il VI secolo, negli anni in cui i Vandali saccheggiano Roma, l’Impero romano d’Occidente volge al termine con la deposizione dell'imperatore Romolo Augusto, la Penisola italiana assiste alla calata degli Ostrogoti.

È in questi anni che viene eletto il primo Papa sardo: si tratta di Ilario, nato a Calagonis – un villaggio vicino a Cagliari, che più tardi diventerà Maracalagonis – probabilmente a metà del V secolo (non ci sono date certe). La sua carriera ecclesiastica inizia come diacono sotto Papa Leone I (il Grande), uno dei papi più influenti dell'antichità. Ilario si distinse per la sua lealtà e la sua capacità diplomatica. È noto per aver partecipato come delegato pontificio al Concilio di Efeso nel 449, passato alla storia come il “Concilio brigantesco” a causa delle gravi irregolarità che lo caratterizzarono.

Papa Ilario in una raffigurazione gotica
Papa Ilario in una raffigurazione gotica
Papa Ilario in una raffigurazione gotica

Eletto Papa il 19 novembre 461, Ilario si trovò a guidare la Chiesa in un periodo di grande instabilità politica, dovuta al declino dell'Impero romano d'Occidente. Durante il suo pontificato si impegnò per consolidare l'autorità ecclesiastica romana, contrastando le tendenze autonomiste di alcune diocesi della Gallia e della Spagna. Firmò molti decreti che miravano a rafforzare la disciplina clericale, riaffermando il primato della sede romana. Tra le sue opere più importanti c’è la costruzione di diversi edifici religiosi a Roma, come l'oratorio di San Giovanni Evangelista in Laterano. La sua attenzione per l'architettura sacra rifletteva la volontà di riaffermare la centralità della fede cristiana in un'epoca di crisi e transizione. Morì il 29 febbraio 468, dopo un pontificato di sei anni, tre mesi, e dieci giorni. È sepolto nella chiesa di San Lorenzo fuori le mura.

Poco più di trent'anni dopo la morte di Ilario, un altro sardo salì al soglio pontificio: Simmaco, nato nell’Isola – probabilmente a Simaxis, nell’Oristanese, che da lui potrebbe aver preso il nome – è stato eletto nel 498. Si trovò immediatamente coinvolto in una delle crisi più gravi della Chiesa: lo "scisma laurenziano". Alla sua elezione seguì un aspro scontro: una parte del clero romano elesse un antipapa, Lorenzo, sostenuto dall'imperatore ostrogoto Teodorico il Grande. La città di Roma si divise, e il conflitto tra i due schieramenti degenerò in un periodo di violenze.

Un mosaico di Papa Simmaco
Un mosaico di Papa Simmaco
Mosaico di Papa Simmaco

Simmaco si trovò ad affrontare non solo l'antagonismo interno ma anche la difficile relazione con il potere laico. Il suo pontificato si caratterizzò per i tanti sinodi che cercarono di riaffermare la legittimità dell'elezione papale e l'autonomia della Chiesa di fronte alle ingerenze politiche. Nonostante le difficoltà, riuscì a imporre la posizione del papato come istituzione autonoma e centrale nella cristianità. Anche Simmaco promosse diverse opere di costruzione e restauro a Roma, restaurando chiese devastate dalle guerre e dalle lotte civili, tra cui la Basilica di San Pietro.

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