Il clima impazzito non è una prospettiva: è una realtà in atto, dalle nostre parti più che altrove. Eppure non sembra che ce ne siamo ancora resi conto, nonostante nei notiziari i disastri meteo occupino lo spazio che un tempo si prendeva il terrorismo.

Per dare la sveglia in modo argomentato e comprensibile a tutti, per contrastare questa impermeabilità alle brutte notizie e alle pessime prospettive che coinvolge un po’ tutti, in un’atmosfera da sala da ballo del Titanic, il giornalista Giuseppe Caporale nei giorni scorsi ha pubblicato “Ecoshock. Come cambiare il destino dell'Italia al centro della crisi climatica” (Rubbettino, 274 pagine, 19 euro”).

Prima di scrivere Caporale ha avuto modo di confrontarsi con molti climatologi, e il verdetto è stato unanime: “Mi hanno spiegato con grande nettezza che il Mediterraneo è un acceleratore del cambiamento climatico, cioè qui il cambiamento climatico è più avanti rispetto a tantissime altre zone del mondo. D’altra parte stiamo parlando di un bacino molto stretto e questo aumenta il riscaldamento”.

A che punto siamo?

Il dato principale è che l’aumento del riscaldamento globale per la sola area del Mediterraneo è di 1,5 gradi e più, rispetto a una media mondiale di 1,1. Insomma, siamo un hotspot del cambiamento climatico, una zona dove il fenomeno sta già accelerando, quindi qui gli effetti sono già in corso. Il libro si chiama “Ecoshock” perché in qualche modo siamo appunto già dentro uno shock climatico. Nella prima fase, perché come spiegano i climatologi a 1,5 gradi c’è il primo round di questo grandissimo problema. Ma con un aumento di due gradi, che purtroppo è molto vicino e molto probabile, c’è un altro step molto grave.

E dopo?

Superati i due gradi gli esperti non hanno contezza di quello che effettivamente può succedere.

Eppure noi fino a cinque minuti fa eravamo abituati a vedere quella mediterranea come una zona temperata, moderata anche nei fenomeni.

Purtroppo d’ora in poi non sarà più così, dobbiamo dimenticarci il clima temperato del Mediterraneo: vivremo in una tropicalizzazione costante, un’oscillazione fra picchi di caldo ed eventi estremi.

E questo può avere conseguenze altrettanto estreme, a cominciare dalla sommersione dei centri costieri.

Sì, anche se questo ovviamente è un fenomeno che ha un tempo di rilascio molto più ampio. Attenzione, però: un studioso come Piero Lionello del dipartimento di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr nel libro spiega che questo è un fenomeno irreversibile, nel senso che da qui al 2100 le aree costiere che cito nel libro – e purtroppo ce ne sono anche sarde come l’area di Cagliari, Oristano, Fertilia e Valledoria - saranno fortemente aggredite dal mare.

Nel libro c’è spazio anche per la casalinga che sente parlare del riscaldamento globale e si preoccupa, ma non cambia le sue abitudini di acquisto.

La lotta al cambiamento climatico si poggia su due gambe: la mitigazione, cioè l’abbattimento della CO2, e l’adattamento. La mitigazione è un problema globale: l’Italia contribuisce con l’1% della CO2 del mondo, l’Europa per l’8%, quindi il nostro ruolo nella mitigazione è decisamente da comprimari. Abbiamo invece un grandissimo problema di adattamento, perché abbiamo un rischio idrogeologico precedente e strutturale e un consumo del suolo drammatico. Questa combinazione con il cambiamento climatico può avere conseguenze che oggi non riusciamo a immaginare. Ha fatto poco notizia perché fortunatamente non ci sono state vittime, ma pochi giorni fa a Matera c’erano persone trascinate dall’acqua perché la pioggia si era trasformata nell’ennesimo evento estremo: ecco, questa è una condizione che vivremo sempre di più, e se le persone lo negano è semplicemente per paura. Va anche detto che veniamo fuori da due anni e mezzo di Covid e probabilmente le persone sono alla ricerca di una rassicurazione, ma in questo campo sarebbe criminale dargliela.

Almeno l’atteggiamento della classe politica è adeguato?

La classe politica rispecchia gli umori dell’opinione pubblica, e questo purtroppo vale anche per i media. Vedo una grande battaglia ideologica in atto e questo è un pericolo, perché ci costringe a dividerci fra chi vuole l’insalata nella busta di plastica e chi non la vuole mentre in realtà l’Italia ha un altro grande problema che è la messa in sicurezza del territorio. Credo che su questo almeno in teoria ci sia la convergenza di tutte le forze politiche. Poi c’è un grande problema di classe dirigente a livello territoriale, ma d’altra parte la prevenzione non è un tema che susciti chissà quale consenso. Quanto a Musumeci, gli riconosco che come ministro alla Protezione civile è preparato e mi risulta che si stia lavorando per sbloccare un centinaio di interventi. A oggi il governo ha a disposizione 10 miliardi, per la messa in sicurezza di tutto il Paese ne occorrerebbero 26. Servono i soldi dell’Europa e sarebbero serviti quelli del Pnrr che però, onestamente va detto, quando fu impostato non aveva tra i suoi obiettivi l’adattamento, che è un’esigenza tutta italiana, ma solo il tema della mitigazione, che riguarda tutta l’Europa.

In una pagina di “Ecoshock” si legge che il grande caldo ha sanzionato Putin più di quanto abbia saputo farlo l’Europa. In che senso?

Nel senso che il caldo estremo ha consentito all’Europa di sottrarsi al ricatto sul gas russo e quindi di arrivare in condizioni solide alla bella stagione. Ma adesso non basta più, adesso dobbiamo pensare alle rinnovabili e su questo siamo drammaticamente in ritardo. Come spiego nel libro c’è tutto il tema delle autorizzazioni: per una fonte di energia rinnovabile ne occorrono trenta, la macchina burocratica è troppo complessa e occorre andare più veloci. Certo, sappiamo bene che le rinnovabili da sole non basteranno per sostituire il gas, ma ad oggi non abbiamo neanche quelle necessarie per consentirci un mix adeguato.

L’informazione come si sta comportando?

Speriamo non finisca come con il Covid: il grande limite di una parte dell’informazione, soprattutto televisiva, è stato quello di trasformare tutto in intrattenimento e quindi creare per forza due fazioni che litigano in tv. Quindi prendi il giovane di Ultima Generazione che bisticcia con una persona che la pensa in maniera diametralmente opposta, si scatena la rissa e forse si riesce a fare audience. Ma la prevenzione non fa audience, un climatologo che spiega l’impatto del cambiamento climatico non fa audience. Se ho scritto questo libro è stato soprattutto per aiutare gli esperti a far arrivare la loro voce in maniera chiara e netta a tutti. Con in virologi non ha funzionato tantissimo, soprattutto in tv. Dobbiamo evitare di ripetere lo stesso errore.

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