Il vecchio pino, stramazzato a terra, ha un’altra vita: è una scultura che si allunga davanti alla casetta, rinata anch’essa a vigilare sulla vigna che riprende vigore. Grazia Deledda ha una forza rigenerante in questo lembo verde, a Badu ’e Carros, periferia di Nuoro, che fino a oltre un secolo fa apparteneva alla famiglia della scrittrice e in tempi più recenti era un angolo in abbandono. Orthobenessere, associazione nata 18 anni fa nel nome della tutela ambientale del Monte di Nuoro, ha adottato l’area, data in concessione dal Comune, con un progetto visionario: realizzare una vigna urbana che equivale a rimettere in piedi quello che c’era come emerge dalle pagine deleddiane. Un ettaro e mezzo di terra diventa così parco tematico museale, denominato “Il pino di Grazia Deledda”. L’albero conosciuto dalla scrittrice è protetto dalla resina: il tronco imbalsamato, senza fronde, è steso a terra. Presenza simbolica, con la forza scenica di un’opera d’arte. Al suo posto prende vigore un nuovo pino, nello stesso posto, vicino al cancello in ferro che apre l’accesso come una volta. Accanto spunta quello con le tavole in legno di castagno, arrivate da Desulo e dono di Paolo Peddio, che compongono “sa jaca”, l’ingresso del passato: ci hanno messo le mani il falegname Antonio Mura e il fabbro Giovanni Paddeu di Mamoiada.

Tronco del vecchio pino
Tronco del vecchio pino
Tronco del vecchio pino

Del tempo della scrittrice premio Nobel nel 1926 sopravvive un fico, in buona salute e molto produttivo. Sta vicino alla vasca, funzionale alla vigna. I muri a secco attorno, un sentiero guida i passi verso le mille barbatelle impiantate a primavera da tanti volontari con la supervisione degli esperti di Agris e Laore e dell’agronomo Francesco Deledda. Sono dono di un’impresa di San Sperate. La distesa di vitigni autoctoni è rassicurante tra Bovale, Cannonau, Nera del Ponte, uno dei più vecchi in Sardegna. L’intero complesso che riprende forma è il frutto del lavoro gratuito di numerose persone e imprese, non solo nuoresi ma dell’Isola. E tanto basta a cogliere la condivisione del progetto attecchito nel nome di una donna dal richiamo indiscutibile. Succede così che i fratelli Secci di Oliena hanno garantito il movimento terra necessario, i fratelli Cherchi di Benetutti il cemento per tirar su la casetta, la ditta Pittorra ha pensato a trasportare quello che serviva e a spostare il tronco del pino perduto nella sua nuova dimora dall’appeal artistico: resina ecocompatibile lo rende una scultura di colore chiaro. Dal Consorzio di bonifica della Sardegna centrale è arrivata una cisterna da ottomila litri che serve per la vigna e per alimentare la vasca vicina. Di una vecchia casa di Nuoro sono disponibili le tegole da sistemare sul tetto.

Il nuovo pino
Il nuovo pino
Il nuovo pino

«Qui prima era una giungla», spiegano i volontari di Orthobenessere guidati dal presidente Riccardo Costa. Ogni fine settimana più d’uno va a pulire l’area col decespugliatore, a curare la vigna e a ridare forma alla casetta tanto cara alla Deledda che ne parla nel libro postumo Cosima. Due stanze che diventeranno spazio museale multimediale e immersivo con la voce narrante della scrittrice. Una riproduce tale e quale lo spazio raccontato con il focolare, il caminetto, le canne raccolte a Badde Manna. Una finestra guarda verso il pino, quello giovane; l’altra verso i monti richiamati nelle pagine di Cosima.

Volontari al lavoro (foto concessa)
Volontari al lavoro (foto concessa)
Volontari al lavoro (foto concessa)

«Era un luogo abbandonato, stiamo cercando di farlo rinascere. Abbiamo iniziato prima del Covid, poi ci siamo dovuti fermare. Il nostro primo atto è stato trattare il tronco del vecchio pino: ha la sua importanza nonostante gli specialisti ci avessero detto di lasciare perdere. Ora è una scultura. Ne abbiamo messo a dimora un altro, è simbolo di rinascita. Non inventiamo nulla, cerchiamo di ripristinare i luoghi con gli elementi che la Deledda descrive, quelli già esistenti al tempo». I volontari sono entusiasti dei passi compiuti e di quelli futuri perché lo spazio diventerà un giardino con annesso parcheggio dove ora c’è una anonima piazzola, tra un sentiero di piante aromatiche e un orto urbano. «Dobbiamo ringraziare aziende e volontari, abbiamo il patrocinio del Comune di Nuoro che ci ha dato l’area in comodato d’uso gratuito e la Regione che ha autorizzato l’impianto della vigna sperimentale per 25 anni».

Sa jaca, lo storico cancello (foto concessa)
Sa jaca, lo storico cancello (foto concessa)
Sa jaca, lo storico cancello (foto concessa)

«Su Pinu era un maestoso albero secolare sotto il quale la giovane Grazia Deledda amava rifugiarsi per contemplare e scrivere. Questo luogo della memoria così suggestivo dopo tanti anni di totale abbandono oggi torna a vivere», sottolineano gli operatori di Orthobenessere nella dedica apposta sulle cartoline omaggio che riproducono in bianco e nero l’immagine del vecchio albero: «Il pino di Grazia Deledda grazie ai volontari si appresta a diventare un nuovo parco aperto a tutti». Le tante iniziative dei volontari attingono anche dal libro “L’eredità, i luoghi di Cosima”. La pubblicazione, curata da Graziano Costa, tra i fondatori di Orthobenessere, ricostruisce la storia del sito a partire dal testamento di Giovanni Antonio Deledda, padre di Grazia, del novembre 1892: lascia i suoi beni alla moglie Francesca Cambosu. Tra le tante proprietà c’è anche il vigneto di Toddotana “posto a sinistra della strada nazionale Nuoro-Macomer”. L’area poi passa di mano, venduta da Giuseppina Deledda, sorella di Grazia. Nella città che si espande finisce all’interno di una lottizzazione, il cosiddetto comparto C 10. Tra tante case resta fuori un lembo di terra, ceduto al Comune, che coincide con la vigna vicina allo storico pino. È la premessa per il progetto di rinascita che ora guarda molto avanti: inserire questo spicchio di letteratura e natura nel circuito virtuoso Uva che identifica Urban vineyards association, rete internazionale che punta a tutelare il patrimonio rurale, storico e paesaggistico rappresentato dalle vigne urbane e a valorizzarlo in chiave culturale e turistica. Il percorso è avviato. Il traguardo proietterebbe il nome della Deledda in perimetri inediti combinando la produzione vitivinicola e la sostenibilità ambientale. Un brindisi speciale alla scrittrice, unica donna italiana a fregiarsi del premio Nobel per la letteratura.

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