La pandemia ha fatto da argine al traffico planetario di sostanze stupefacenti ma le organizzazioni criminali hanno saputo resistere sul mercato clandestino. Lo certifica la Direzione centrale per i servizi antidroga che ha pubblicato, anche quest’anno, la propria relazione annuale (relativa al 2020), focus sulle attività eseguite e sui risultati ottenuti dal nostro Paese nella lotta al narcotraffico.

«La situazione emergente – si legge nella relazione della Dcsa – rivela tratti di specificità rispetto alle annualità precedenti. Come ogni altro settore, legale o criminale, il narcotraffico ha risentito degli effetti della crisi sanitaria mondiale connessa alla diffusione del Covid-19. Nella sua realtà di fenomeno transnazionale, il traffico di droga, che, da sempre, ha fatto leva sul commercio legale per dissimulare le proprie attività illecite, è stato inevitabilmente influenzato, almeno nella parte iniziale della pandemia, dal rallentamento globale delle transazioni commerciali. L’impatto delle misure di contenimento del Covid-19 ha condizionato la coltivazione e la produzione delle droghe e ha reso più difficile procurarsi i precursori e la manodopera necessaria, nonché le movimentazioni e i trasporti delle sostanze, a causa delle restrizioni alla mobilità delle persone e delle merci, sia nelle zone di frontiera e nelle aree di confine, sia all’interno dei Paesi, incidendo, così, anche sulle modalità di distribuzione nei luoghi di consumo; da ciò, è derivato un calo della domanda di stupefacenti, almeno di quelli più ampiamente diffusi».

Il calo nel volume d’affari fuorilegge registrato dalle organizzazioni criminali è stato però circoscritto nel tempo, limitato alla prima fase della crisi sanitaria. I narcotrafficanti hanno dimostrato quella che la stessa Dcsa definisce “una straordinaria resilienza” e sono stati “rapidi nell’adattare i propri assetti logistici e organizzativi alle nuove dinamiche economiche e sociali determinate dalla crisi, con lo sviluppo di schemi operativi innovativi, sia nella gestione dei grandi traffici, sia nelle attività minute di spaccio”.

Tanto è vero che il secondo semestre del 2020 ha fatto registrare una “forte ripresa delle importazioni di stupefacente nei luoghi di stoccaggio e, soprattutto, verso i Paesi di destinazione finale, inducendo le Forze di Polizia ad innalzare ulteriormente il livello della risposta; ciò ha portato ad una serie di sequestri di straordinaria consistenza, tali da compensare, in misura significativa, il gap iniziale”.

Il Covid l’anno scorso ha contribuito a far sì che calassero, rispetto all’anno precedente, le operazioni antidroga (-12,80%) e le denunce all’Autorità giudiziaria (-11,21%). Il dato relativo a queste ultime (31.335) pur essendo il più basso nell’ultimo quinquennio, resta ben oltre quota 30.000, lievemente al di sotto della soglia media nella serie decennale.

In aumento invece i sequestri di droga rispetto all’anno precedente: dai 54.771 chilogrammi rinvenuti nel 2019, si è saliti ai 58.827 del 2020, + 7,41%. Il 2020 ha fatto segnare un record assoluto nei sequestri di cocaina, che hanno toccato quota 13,4 tonnellate, un quantitativo mai raggiunto in precedenza. L’incremento percentuale rispetto all’anno precedente, che già aveva segnato un incremento vistosissimo rispetto al 2018 (+127,8%), è del 62,2%.

Droghe sintetiche (foto Ansa)
Droghe sintetiche (foto Ansa)
Droghe sintetiche (foto Ansa)

Continua ad allarmare il traffico internazionale di droghe sintetiche, nelle sue molteplici varianti. “Il dato dei sequestri – rileva la Dcsa - mostra un incremento esorbitante (+13.896%), considerando “il peso”, dovuto soprattutto a due rinvenimenti effettuati, nel giugno del 2020, nel porto di Salerno, per complessivi 14.005 chilogrammi di amfetamina, verosimilmente destinata a mercati diversi da quello nazionale”.

Ghada Waly (foto Onu)
Ghada Waly (foto Onu)
Ghada Waly (foto Onu)

La diffusione delle sostanze stupefacenti preoccupa le istituzioni e rimbalza all’Onu. Ghada Waly, 56 anni, egiziana, direttrice esecutiva a Vienna dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc), ha rinnovato l’allarme di recente.  

“Secondo l'Unodc World Drug Report – ha ricordato la Waly – nel 2020 circa 275 milioni di persone hanno fatto uso di droghe e più di 36 milioni hanno sofferto di disturbi da consumo di droga. Le droghe distruggono la salute e mettono a rischio il futuro, il solo uso di droghe ha ucciso quasi mezzo milione di persone nel 2019. La consapevolezza dei rischi e l'accesso a cure e cure basate sull'evidenza possono aiutare a prevenire tali tragedie. Il Covid ci ha mostrato il ruolo essenziale di un'informazione scientifica affidabile e il potere della comunità di influenzare le scelte sanitarie. Dobbiamo sfruttare con urgenza questo potenziale per affrontare il problema mondiale della droga”.

Quest'anno lo slogan per la Giornata internazionale contro l'abuso e il traffico di droga è stato "Droga: parlarne salva vite". «Sottolinea – ha aggiunto Ghada Waly - la necessità di approcci basati sull'evidenza per dotare il pubblico, gli operatori sanitari e gli operatori sanitari, nonché i responsabili politici, degli strumenti necessari per effettuare scelte informate e fornire servizi efficaci. La salute e la sicurezza si basano su informazioni affidabili. Negli ultimi due decenni, la nocività della cannabis è quasi quadruplicata negli Stati Uniti, mentre è raddoppiata in Europa. Tuttavia, la percentuale di adolescenti che percepiscono l'uso regolare di cannabis come dannoso è diminuita del 40». Il dato è in sé esplicito. Non ha bisogno di ulteriori commenti.

© Riproduzione riservata